È iniziata la campagna mediatica per convincere l’Occidente a mandare soldati in Ucraina? Il Washington Post scrive che l’esercito ucraino è in una situazione disastrosa, capovolgendo la narrativa mainstream che parla di una Russia ormai alle corde.

Perché il Washington Post ha pubblicato un articolo del genere? Non cita minimamente la necessità di trattative di pace per chiudere una situazione ormai gravemente compromessa. Suggerisce invece la necessità di un ulteriore coinvolgimento dell’Occidente.

L’Ucraina ha già avuto i carri armati ed ormai anche gli aerei da combattimento sono in via di consegna. Dunque, in più, restano da mandare gli uomini. Se questa spiegazione è fondata, il Washington Post ha iniziato a preparare l’opinione pubblica.

COSA SUCCEDE IN UCRAINA

Prima delle ipotesi, ecco innanzitutto i fatti come li riferisce il Washington Post. L’esercito ucraino era forte grazie ai suoi soldati ben preparati al combattimento, dice in sostanza. Ma essi ormai sono in gran parte morti o feriti, mentre scarseggiano armi e munizioni. L’Ucraina non riferisce il numero delle perdite agli alleati occidentali, ma si stima che i morti e i feriti siano complessivamente 120 mila.

Per inciso – il Washington Post però non lo rileva – questo numero è coerente con quello diffuso e cancellato su Twitter alla velocità della luce dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. A fine novembre aveva parlato di 100 mila perdite nell’esercito ucraino, e nel frattempo sono passati tre mesi.

Il Washington Post attribuisce anche all’esercito russo scarsità di munizioni. Dice inoltre che ha subito perdite ancora più elevate: 200 mila soldati. Ma nonostante questo, riconosce, è in netta superiorità numerica. Scrive inoltre che la Russia ha una popolazione tre volte maggiore dell’Ucraina dalla quale attingere nuove reclute e che possiede un’industria bellica con capacità produttive migliori di quelle occidentali.

Tratteggia poi una situazione nell’esercito ucraino che richiama alla memoria italiana i “ragazzi del ’99” mandati diciottenni al fronte nella Prima guerra mondiale dopo la sconfitta di Caporetto. Gente frettolosamente istruita che ha poca o nessuna dimestichezza con le armi, che non sa come comportarsi in battaglia, che si impaurisce e cade addirittura in preda ad attacchi di panico. Aggiunge che i russi sono all’offensiva da gennaio 2023 – tenere il fronte da una posizione difensiva richiede ancora più uomini, più fatica, più munizioni – e che la situazione suggerisce il pessimismo sulla tanto annunciata controffensiva ucraina di primavera.

CAMBIO DI NARRATIVA?

Fin qui il quadro del Washington Post. Rimane da domandarsi perché l’abbia dipinto: è così diverso da quelli che si vedono abitualmente… Oltretutto l’articolo non accenna minimamente alla pace come possibile via d’uscita. Peraltro, in questo momento né la Russia né l’Occidente a trazione statunitense parlano mai di trattative.

Invece, il Washington Post insiste sulla necessità di aiutare maggiormente l’Ucraina. Mandare forniture belliche superiori qualitativamente e quantitativamente, addestrare un numero di soldati di gran lunga più alto.

Ma l’Europa e gli Stati Uniti – si può aggiungere – stanno già svenandosi per inviare armi in Ucraina: e non si sa bene quante raggiungano il fronte e quante siano inghiottite da contrabbando e corruzione. Stanno già svenandosi per addestrare i soldati ucraini e per fornire il denaro necessario al funzionamento di uno Stato altrimenti in bancarotta.

A che cosa servirebbe aumentare questo genere di aiuti? Lo stesso Washington Post scrive che la Russia possiede un esercito più numeroso, un numero di soldati potenzialmente reclutabili tre volte più alto e un’industria bellica con capacità produttive superiori a quelle occidentali…

Se si mettono in fila tutti questi elementi, a nostro avviso diventa chiaro il motivo per il quale il Washington Post ha descritto la disastrosa situazione dell’esercito ucraino. Sta suggerendo implicitamente che non è sufficiente inviare aiuti bellici e che presto sarà necessario cominciare a mandare degli uomini. La prendono larga, perché l’opinione pubblica è contraria. Ma passettino dopo passettino, è qui che ci vogliono portare.

GIULIA BURGAZZI