Probabilmente stavolta la Bielorussia ha buone ragioni per fare sul serio. Minaccia, e non è una minaccia nuova, di fermare il flusso del gas russo diretto verso l’Unione Europea e l’Italia.
Il momento – la crisi del gas, i prezzi stratosferici dell’energia – non potrebbe essere il peggiore: il peggiore per noi e il migliore per la Bielorussia, se volesse farci male. Ma soprattutto Lukashenko fornisce un particolare significativo. Afferma che la Bielorussia chiuderà il gas all’UE se le sanzioni dell’Occidente metteranno in crisi il Paese. Le sanzioni dell’Occidente: non quelle dell’UE.
Gli USA, ai quali l’UE è fedele come un cane che, seppur preso a calci dal padrone, continua a seguirlo con occhi imploranti, stavolta l’hanno fatta davvero grossa alla Bielorussia. Le hanno inflitto sanzioni finanziarie: agli statunitensi è proibito – fra l’altro – acquistare titoli di debito bielorussi con scadenza superiore ai 90 giorni.
Formalmente, all’inizio del mese USA, UE, Canada e Gran Bretagna hanno inflitto alla Bielorussia sanzioni ulteriori e coordinate a causa della crisi dei migranti. Sempre formalmente, con le loro sanzioni finanziarie gli USA si sono allineati alle sanzioni finanziarie decise dalla UE già in estate. Le sanzioni statunitensi tuttavia si applicano anche ai mercati secondari. E poi, vuoi mettere Wall Street rispetto ad Amsterdam, che dopo il Brexit pare sia diventata la capitale finanziaria dell’UE.
Dalla Bielorussia passa il gasdotto chiamato Yamal-Europe, che porta il gas russo dalla Siberia a Francoforte, in Germania. Di lì passa il 20% circa del gas che la Russia fornisce all’UE. Se questo flusso cessasse, non ci sarebbe più gas sufficiente per produrre elettricità, far funzionare le fabbriche, scaldare le case.
Complessivamente, la Russia fornisce circa il 40% del gas importato nell’UE: e il gas russo serve come il pane, dal momento che l’UE dipende dalle importazioni per l’80% del suo consumo di gas. Complicano ulteriormente le cose gli stoccaggi UE di gas semivuoti (e anzi sempre più vuoti) e la vicenda del Nord Stream II, il gasdotto che porterebbe il gas russo direttamente nell’UE evitando i Paesi di transito ed i loro ricatti e che, sebbene ultimato, è bloccato dalla burocrazia e dalla russofobia della Germania e dell’Unione Europea.
Di fronte alle sanzioni finanziarie USA, o come dice più diplomaticamente Lukashenko di fronte alle sanzioni occidentali, la Bielorussia ha di fronte a sé due strade. Può far finta di niente ed incassare, oppure può reagire. Anche al di là delle ultime minacce verbali relative al gas, stavolta sembra orientata a reagire.
Ad esempio, ha bloccato le esportazioni petrolifere verso la Germania e le importazioni di prodotti alimentari dall’UE: direttamente danneggiata l’Italia. Si prepara inoltre ad uscire dal codice SWIFT, che costituisce il quadro delle transazioni bancarie occidentali: sarà già pronta al fianco della Russia se l’Occidente espellerà da SWIFT la Russia stessa.
Manca solo che la Bielorussia blocchi il flusso del gas russo verso l’Unione Europea. Per mostrare fedeltà allo Zio Sam suo padrone, il cane chiamato UE rischia di prendersi dalla Bielorussia uno di quei calci che fanno male davvero.
DON QUIJOTE