Il folle rincaro del gas, di cui VisioneTv parlava già una settimana fa, sta diventando un tema mainstream. E’ ormai evidente che in Europa non c’è abbastanza gas e il prezzo sta andando alle stelle. In un anno è già più che quadruplicato: e siamo ancora in estate, la stagione in cui tradizionalmente si fanno scorte per l’inverno approfittando di prezzi e consumi più bassi, mentre ora gli stoccaggi europei sono semivuoti.

Il Sole 24 Ore tratteggiava ieri, giovedì 9 settembre, uno shock energetico che in Italia “rischia di frenare”  (oh, quanta pudica delicatezza!) la ripresa economica. E siccome l’energia elettrica, in Italia e in Europa, si produce principalmente bruciando il gas, lo shock energetico si propaga anche lì: sempre ieri, giovedì 9 settembre, alla borsa elettrica italiana mille chilowattora erano quotati 174 euro, mentre il prezzo medio dell’anno scorso era di 39 euro.

Anche negli Stati Uniti il gas è rincarato: ma lo si paga all’incirca un quarto di quel che costa in Europa e in un anno il prezzo è “solo” raddoppiato anziché quadruplicato. L’impennata viene attribuita  ad eventi estemporanei tipo l’uragano Ida che ha interrotto la produzione nel Golfo del Messico e l’estate calda che ha portato ad un maggiore consumo di energia per far funzionare i condizionatori.

Ma in Europa? L’uragano non c’è stato, i condizionatori si usano molto meno ma la situazione è di gran lunga peggiore.  Il New York Times chiama in causa la diminuita produzione nel mega giacimento di Groningen, in Olanda: l’estrazione del gas causa terremoti e per questo viene gradualmente ridotta. Altri analisti guardano invece ai giacimenti britannici e norvegesi del Mare del Nord, nei quali la produzione è stata recentemente minore che in passato (ora sta però avviandosi alla normalità) per effettuare manutenzioni rimandate durante i lockdown. Tutti concordano nel dire che la Russia, il principale fornitore dell’Europa, sta adempiendo, sì, ai suoi obblighi contrattuali: ma non pompa in Europa un solo metro cubo di gas in più del dovuto e preferisce invece riempire fino all’orlo, in previsione dell’inverno, i propri stoccaggi rimasti semivuoti. Infine, l’Europa non può aspettarsi soccorso dal gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti e trasportato via nave: a meno di non essere disposta a pagarlo almeno quando lo pagano i Paesi asiatici tipo il Giappone, cioè ben più di quel che già costa ora.

Insomma, il succo è che il gas in Europa è poco, ultracaro e tremendamente indispensabile: serve per scaldare le case, far funzionare le attività produttive, generare l’energia elettrica dalla quale dipendono perfino l’affettatrice e il banco frigo del supermercato. Qualcuno dei politici se ne preoccupa? No. Si dedicano piuttosto al green pass con tutta l’anima, il corpo e il cuore.

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