Nei Twitter files ora tocca alla “propaganda russa”, di fatto inesistente ma presentata come potente e pericolosa, e tocca – di nuovo – al Covid. Guai a domandarsi nel 2020 su Twitter se il virus era per caso uscito dal laboratorio di Wuhan, anche se l’ipotesi sembra sempre più verosimile man mano che il tempo passa.

Le due nuove puntate dei Twitter files sono uscite ieri, mercoledì 3 gennaio 2023. Hanno in comune i legami creatisi fra l’intelligence statunitense e la piattaforma. Fanno seguito alle puntate relative a cacciata di Trumpdibattito censurato sui vaccini Covid e propaganda del Pentagono. Riguardano anch’esse il modo in cui, per compiacere l’establishment statunitense e le alte ed altissime sfere della politica, la piattaforma ha gestito e silenziato determinati account e le opinioni che essi esprimevano.

Stavolta è toccato al giornalista Matt Taibbi scoperchiare le pentole di Twitter in seguito alla svolta che il nuovo proprietario, il multimiliardario Elon Musk, ha impresso alla piattaforma. Musk non sembra certo intenzionato a fare le fusa all’establishment statunitense attuale. Solo speculazioni, per ora, sono possibili sui motivi del suo comportamento: un tentativo di creare e scalare un diverso establishment, magari?

In ogni caso, una cosa ormai è chiara. La gente, anni fa, è accorsa ad usare Twitter credendo di poter spaziare nella prateria della libertà di espressione. Si è ritrovata imprigionata in un recinto a forma di imbuto che mirava ad orientare e dirigere l’opinione pubblica.

Si subodorava eccome una cosa del genere, ma prima dei Twitter files nessuno lo aveva dimostrato. I motivi per cui gli account venivano silenziati hanno avuto ufficialmente a che fare solo con le ragioni della scienza, con i fatti verificati anziché inventati eccetera.

Il recinto a forma di imbuto è attivo anche su Google, Facebook e gli altri social? Si tratta di un campo ancora da esplorare.

Il giornalista Matt Tabbi ha scoperchiato le pentole della “propaganda russa” e del Covid con due lunghissimi thread, uno per ogni argomento. Ogni thread è costituito da una serie di tweet fra loro collegati. Il primo tweet di un thread consente di raggiungere e leggere tutti gli altri. I due tweet di Tabbi che aprono gli altrettanti thread sono inseriti più avanti, in questo stesso articolo.

Ma ecco il succo di quel che viene fuori da queste due putate dei Twitter files. La “propaganda russa”, innanzitutto. Correva l’anno 2017. Donald Trump aveva appena vinto le elezioni presidenziali battendo la democratica Hillary Clinton. I democratici dicevano che in questo c’era lo zampino della “propaganda russa”. Hanno cominciato a martellare sulla necessità che Twitter la contrastasse.

Così Twitter ha istituito la “Russia Task Force” per scoprire chi, fra i suoi utenti, fosse un emissario del Cremlino. La task force ha individuato solo 15 account sospettabili di propaganda russa. Di essi, due erano della testata giornalistica Russia Today.

Altri martellamenti del Partito democratico. Articoli dedicati allo “scandalo” della “propaganda russa” pubblicati sulle grandi testate giornalistiche statunitensi. Un disastro di immagine. Cominciava a prendere corpo l’ipotesi di una legislazione in grado di “castigare” Twitter.

E così Twitter ha deciso – pur senza riconoscerlo pubblicamente – di prendere in seria considerazione le richieste di intervento sugli account avanzate dall’FBI e dal suo nucleo di contrasto all’influenza straniera. Qui, il primo tweet di Matt Tabbi dal quale si può leggere l’intero thread sulla “propaganda russa”.

In traduzione:

Thread – I Twitter files. Come Twitter ha aperto la porta alla comunità dell’intelligence

E poi c’è la seconda parte di questi Twitter files più recenti: le poderose bacchettate sulle dita – siamo all’inizio del 2020 – inflitte da Twitter a quanti si azzardavano ad ipotizzare che il Covid fosse uscito da un laboratorio.

Twitter e l’intelligence, si deduce da questa puntata dei Twitter files, ormai camminavano a braccetto. Il Global Engagement Center, la branca del Dipartimento di Stato USA che si occupa di contrastare le minacce esterne, ha fatto pervenire a Twitter un elenco di account che spargevano “disinformazione” sul Covid sostenendo che si trattasse di un’arma biologica oppure chiamando in causa il laboratorio di Wuhan o gli stessi Stati Uniti. Questa “disinformazione”, diceva l’intelligence, era tutta acqua per il mulino della “propaganda russa”. Ecco il primo tweet di Matt Tabbi, dal quale si può raggiungere l’intero thread:

In traduzione:

Thread – I Twitter files. Twitter e l’ombelico dell’FBI

Le alte sfere degli Stati Uniti non volevano che si parlasse del laboratorio di Wuhan perché temevano un’ondata di sinofobia? La risposta verosimile pare essere ben diversa.

Una risposta verosimile ha a che fare con i finanziamenti statunitensi al laboratorio di Wuhan, che hanno tardato alquanto a diventare pubblici. Hanno tardato ad arrivare anche le notizie relative alle ricerche sul gain of function, forse effettuate e sicuramente proposte per Wuhan: manipolare un virus animale per metterlo in condizione di infettare un’altra specie – anche l’uomo? –  e per studiarne il comportamento.

Ma su tutti questi aspetti non è possibile comporre l’intero puzzle: non ancora. Chissà cosa deve ancora venire fuori, da Twitter e non solo.

GIULIA BURGAZZI

 

 

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