
The Telegraph: “Il Covid potrebbe essere uscito da un biolab Usa”
Il quotidiano inglese Telegraph di oggi, 15 settembre, titola: “Un importante rapporto sul Covid suggerisce che il virus potrebbe essere fuoriuscito da un laboratorio statunitense“.
Il riferimento è a un lungo e dettagliato studio pubblicato ieri sulla rivista scientifica The Lancet, che si può leggere integralmente qui.
Pubblichiamo in fondo a questa pagina la nostra traduzione dell’articolo del Telegraph, facendo però prima alcune premesse.
L’ultimo report di The Lancet dichiara “fattibile” l’ipotesi che il Sars-Cov2 si sia originato da uno spillover naturale e ritene solo in seconda analisi verosimile una sua fuoriuscita da laboratorio. Tuttavia lo stesso capo della commissione che ha guidato il Lancet, l’economista Jeffrey Sachs, sostiene invece che con ogni probabilità i colpevoli vanno ricercati nei biolaboratori statunitensi, e chiede a gran voce maggiore trasparenza da parte del governo Usa.
A tal proposito è davvero interessante una intervista che il professore della Columbia University di New York ha di recente rilasciato a Mohammad Mazhari del quotidiano Teheran Times. In tale occasione Sachs ha dichiarato che gli Stati Uniti da anni sponsorizzano e portano avanti pericolosissimi studi sulla manipolazione genetica di virus come quello della Sars, senza che tuttavia nessuno ne parli apertamente denunciandone l’indiscutibile pericolo.
Sachs sostiene inoltre di essersi trovato in difficoltà a presiedere la commissione per il Covid-19 del Lancet, perché le sue opinioni sono finite per trovarsi in attrito con quelle degli altri: il docente ritiene molto più probabile che il tutto sia stato causato da un errore di biotecnologia piuttosto che uno spillover naturale.
Il giornalista del Teheran Times chiede spiegazioni più specifiche riguardo alle ipotesi fatte da Sachs e lui risponde che più di una volta gli scienziati americani hanno dichiarato l’intenzione di manipolare virus, nello stesso modo in cui poi oggi si pensa che questo virus potrebbe essere stato creato, quindi c’è bisogno che qualcuno indaghi e accerti il ruolo degli Stati Uniti nella vicenda. Altra cosa sospetta, sempre secondo Sachs, è il fatto che gli Usa si sono affrettati ad addossare la colpa alla Cina.
Fa oltremodo riflettere e anche sorridere che oggi, a distanza di più di due anni, la comunità internazionale non sia ancora riuscita a raggiungere una convergenza su origine e colpevoli della creazione e diffusione del Sars-Cov2. Una commissione di inchiesta internazionale i cui componenti siano lontani da ogni possibile conflitto di interesse potrebbe davvero essere l’unica strada, dato che i diversi organi coinvolti, finché potranno, cercheranno di evitare la trasparenza necessaria ad accertare una qualche loro responsabilità.
MARTINA GIUNTOLI
Il The Lancet sta ricevendo un duro colpo dopo che un importante rapporto della Commissione Covid-19 ha suggerito che il virus potrebbe essere uscito da un laboratorio negli Stati Uniti.
Pubblicato mercoledì, il documento afferma che rimane cosa “fattibile” il fatto che il Sars-Cov-2 sia comparso da uno spillover naturale o da un incidente di laboratorio e ha chiesto l’introduzione di maggiori garanzie per ridurre il rischio di entrambe le eventualità.
Ma il rapporto, il risultato di due intensi anni di lavoro, suggerisce anche che possano invece essere dei ricercatori americani i colpevoli. Oltre a menzionare le strutture locate a Wuhan, il rapporto osserva infatti che “nessun ricercatore indipendente abbia ancora avuto la possibilità di analizzare” i laboratori statunitensi e ha affermato che il National Institutes of Health “non ha rivelato i dettagli” del suo lavoro.
Il rapporto arriva mentre le polemiche agitano il presidente della commissione, l’economista Jeffrey Sachs.
In una conferenza a Madrid all’inizio di quest’anno, l’uomo si è detto “abbastanza convinto” che il Sars-Cov-2 “sia uscito da un laboratorio di biotecnologia statunitense, e non sia affatto uno spillover naturale” – un’affermazione che da allora è stata ampiamente promossa dai diplomatici cinesi .
Ad agosto, il professor Sachs è apparso anche in un podcast ospitato da Robert F. Kennedy, Jr – uno dei più importanti commentatori no-vax del mondo – per discutere delle sue convinzioni, pochi giorni dopo che Instagram e Facebook avevano proprio sospeso un account gestito dal signor Kennedy a causa di sue ripetute condivisioni si materiale che le piattaforme bollavano come disinformazione in tema Covid, in particolare sui vaccini
‘Momento vergognoso’
Gli esperti hanno affermato che le azioni del professor Sachs abbiano oscurato gran parte della solida ricerca e delle raccomandazioni contenute nel rapporto di 58 pagine e hanno criticato il Lancet per non averlo rimosso nonostante fosse stato loro consigliato fortemente di farlo.
“L’apparizione di Sachs nel podcast di RFK Jr… mina la serietà della missione della Commissione Lancet ad un punto tale da annullarla completamente“, ha affermato la prof.ssa Angela Rasmussen, virologa presso la Vaccine and Infectious Disease Organization in Canada.
“Questo potrebbe essere uno dei momenti più vergognosi di Lancet riguardo al suo ruolo di amministratore e leader nella comunicazione di scoperte cruciali su scienza e medicina”, ha detto, aggiungendo di essere “piuttosto scioccata da quanto palesemente” il rapporto ignori le prove chiave su Covid origini.
Il professor David Robertson, direttore del Center for Virus Research dell’Università di Glasgow, ha aggiunto: “È davvero deludente vedere un rapporto così influente contribuire ad aumentare la disinformazione su un argomento così importante”.
“È vero che abbiamo dettagli ancora tutti da capire per quel che riguarda le cosiddette origini naturali, ad esempio le esatte specie intermedie coinvolte, ma ciò non significa che ci sia … una base ragionevole che indichi che i laboratori statunitensi fossero coinvolti”, ha aggiunto.
Quando è stato contattato dal Telegraph, il professor Sachs ha confermato i suoi commenti precedenti, aggiungendo di aver personalmente “sopervisionato questa parte del lavoro” che ha trattato delle origini del Sars-Cov-2. L’estate scorsa ha addirittura sciolto una task force inizialmente guidata dal dottor Peter Daszak, preoccupato che fosse troppo parziale rispetto all’ipotesi dell’origine naturale.
La composizione della task force non è mai stata rivista, ma il professor Sachs ha affermato che i commissari si sono “consultati ampiamente e si sono incontrati con un certo numero di scienziati“.
“Tutti coloro che sono stati coinvolti hanno poi firmato il testo finale. La questione di un possibile rilascio da un laboratorio riguarda principalmente la questione del lavoro congiunto USA-Cina in corso sui virus simili alla Sars”, ha affermato.
Ma il professor Peter Hotez, membro della Commissione Lancet e decano della National School of Tropical Medicine presso il Baylor College of Medicine in Texas, ha invece affermato che ci sono stati “punti di vista divergenti” e che ha “insistito per rimuovere” i laboratori USA nel rapporto perché era più che altro “una distrazione”.
Ha aggiunto inoltre di essere rimasto “senza parole” quando il professor Sachs è apparso nel podcast del signor Kennedy.
I paesi mancano ancora di piani pandemici “significativi”.
La discussione sulle origini del virus Sars-Cov-2 è stato solo un piccolo elemento del rapporto e gli esperti hanno affermato che il resto del documento si basava invece su ricerche solide.
Il rapporto ha rilevato che lo schema Covax è stato ostacolato dalle politiche scientifiche e da problemi di attuazione, ha avvertito che la maggior parte dei paesi non ha ancora piani di preparazione alla pandemia “significativi”, ha sottolineato che è necessario fare di più per combattere l’esitazione relativa ai vaccini a livello globale e ha notato la “sorprendente… irresponsabilità di diversi influenti leader politici”.
Ha anche criticato l’Organizzazione Mondiale della Sanità per aver agito troppo lentamente nei primi giorni della pandemia, suggerendo che la stessa “ha ripetutamente sbagliato rimanendo più sul cauto invece che sull’intraprendenza” – ad esempio ha ritardato a dichiarare che ci fosse un’emergenza sanitaria ed ha “esitato” nel confermare che il Covid potrebbe diffondersi attraverso la trasmissione aerea.
Anche l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite “è stata vittima delle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina”, hanno avvertito i commissari, aggiungendo che una migliore collaborazione internazionale sarà la chiave per evitare che le epidemie si trasformino in pandemie in futuro.
L’OMS ha affermato di aver accolto con favore “le raccomandazioni generali”, ma ha affermato che c’erano “diverse omissioni chiave e interpretazioni errate” attorno alla risposta iniziale fornita dall’agenzia.
I ricercatori hanno anche analizzato i diversi approcci alla malattia in tutto il mondo. Il Pacifico occidentale “si distingue per il suo tasso di mortalità medio molto basso”, forse poiché l’esperienza della regione dell’epidemia di Sars nel 2003 l’aveva preparata meglio ad affrontare nuovi agenti patogeni.
L’approccio in Nord e Sud America è stato invece fortemente problematico, afferma il rapporto, e l’alto tasso di mortalità “riflette i fallimenti di questa regione nell’adottare misure concrete per reprimere l’epidemia e l’elevata vulnerabilità ai decessi per Covid-19 a causa di caratteristiche strutturali”.
Nel frattempo, in Europa, i governi miravano “solo a rallentare la trasmissione del virus”, piuttosto che a fermare la pandemia. I commissari hanno suggerito che i paesi sono stati ripetutamente costretti a lockdown rigorosi poiché le misure sono state revocate troppo rapidamente, consentendo il diffondersi di nuove ondate di malattie.
La Commissione ha formulato 11 raccomandazioni, tra cui una regolamentazione più forte del commercio di animali selvatici, la creazione di una nuova autorità di controllo della biosicurezza dell’OMS, un migliore coordinamento internazionale di fronte alle malattie infettive e un nuovo Fondo sanitario globale da 60 miliardi di dollari all’anno per sostenere i sistemi sanitari e preparazione alla pandemia nei paesi a basso reddito.
Un portavoce di Lancet ha affermato che la pubblicazione, in collaborazione con il professor Sachs, “ha valutato regolarmente il lavoro di ciascuna Task Force man mano che le prove scientifiche sul Covid-19 si sono evolute, per garantire che il rapporto finale sottoposto a peer review fornisca nuovi e preziosi spunti per sostenere una risposta coordinata e globale al Covid-19, nonché prevenire future pandemie e contenere futuri focolai di malattie”.
di SARA NEWEY, via TELEGRAPH UK, traduzione di MARTINA GIUNTOLI