A distanza di poche ore e di pochi chilometri l’uno dall’altro, Joe Biden e Donald Trump sono entrati nella campagna elettorale per le elezioni di metà mandato previste negli Stati Uniti per l’otto novembre. Entrambi hanno scelto di parlare agli americani dalla Pennsylvania, uno Stato chiave per la prossima tornata, così come lo era stato per le presidenziali. La partita tra repubblicani e democratici, e più nello specifico tra l’ex presidente Trump e l’attuale Biden, a ben guardare non si é mai chiusa davvero.

La vicenda della presunta frode elettorale alle politiche del 2020, tuttora non del tutto chiarita, continua infatti a pesare nell’opinione pubblica: più della metà della popolazione americana pensa che a Washington vi sia un inquilino illegittimo. Da questo punto di vista le elezioni di midterm rappresentano un momento di passaggio importante.

Biden ha scelto Philadelphia e uno sfondo a luci rosse per fare un lungo discorso al cui centro ha posto gli ormai innegabili problemi della nazione e l’importanza di essere uniti nell’affrontare  momenti bui come quello attuale, per preservare la democrazia come punto cardine della nazione.

Peccato che tra le disgrazie elencate con voce roca e tosse stizzosa abbia incluso e acceso i riflettori sui repubblicani e su Trump, descrivendoli come vere e proprie minacce alla sopravvivenza democratica del Paese e di fatto i nuovi fascisti contro cui combattere. Strano modo di chiamare gli americani all’unione e alla vicinanza a tutti i costi:

“I repubblicani non possono amare la loro patria solo quando vincono”, ha affermato Biden: “Voglio dire ai votanti che l’ideologia di Donald Trump é una vera e propria minaccia alla democrazia, (…) l’ideologia Maga é vicina al fascismo”.

Dal canto suo, Trump si é presentato a Wilkes-Barre, appena 100 miglia da Philadelphia, al suo primo rally dopo il raid alla sua mansion in Florida avvenuto l’8 agosto scorso, e ha accusato Fbi e Dipartimento di Giustizia, non esitando a definirli veri e propri mostri feroci, o la mano armata dei democratici.

Durante il rally organizzato per sostenere le candidature di Oz e Mastriano,  l’ex presidente ha inoltre risposto alle accuse mossegli da Biden, definendo il discorso del democratico come il più divisivo di sempre, pieno di odio e inutile cattiveria.

Trump ha parlato di Biden come di “un nemico dello Stato”, sottolineando come dal suo punto di vista l’amministrazione democratica di Philadelphia renda conto della profonda devastazione in cui versa attualmente la città:

“Il vergognoso raid che ha colpito casa mia é altro rispetto alla vera giustizia, che ha messo alla berlina gli Stati Uniti di fronte al mondo intero, perché il mondo intero stava guardand.(…)”, ha dichiarato Trump:“L’Fbi ed il Dipartimento di Giustizia sono diventati orribili mostri, mano armata dei dem più radicali, avvocati e media, che dicono loro cosa fare, (…) ma non ci silenzieranno(…). Se vogliamo dirla tutta, Joe Biden che ci accusa di essere una minaccia per lo stato della Pennsylvania è il vero nemico dello Stato, lui e chi lo controlla sono i veri nemici(…)”

Ma al di là dei botta e risposta tra i due, come sono messe le cose davvero per repubblicani e democratici?

I democratici, che hanno perso gran parte del loro consenso dopo due anni di disastrosa presidenza Biden, di colpi ne avrebbero già tentato almeno uno secondo gli ambienti trumpiani, con il summenzionato raid a Mar-a-Lago dello scorso 8 agosto, alla ricerca di non meglio precisati documenti, e con la speranza di poter mettere Trump dietro le sbarre o almeno di portarlo in un’aula di tribunale.

Sanno perfettamente che il tycoon newyorkese ha ancora enorme consenso popolare e in effetti non vi sarebbe modo migliore di blindare il Paese se non quello di fermare l’ex presidente.

La commissione per il 6 gennaio, dal canto suo, quella che secondo Nancy Pelosi e Chuck Shumer avrebbe dovuto mettere la parola fine all’era Trump, non sta producendo i risultati sperati.

Anzi, ogni qual volta spuntano nuovi testimoni, o quando escono nuovi filmati relativi al cosiddetto assalto a Capitol Hill, pare configurarsi una verità molto diversa da quella originariamente ricostruita nei racconti dei democratici. E anzi, secondo il Washington Examiner, è sempre più spesso proprio l’Fbi, ultimamente con ben 14 whistleblowers, a farsi avanti per rivedere la narrativa democratica.

Il panico dei candidati blu si fiuta dunque evidentemente nell’aria.

O i democratici organizzano un October Surprise degna di questo nome, o la strada per loro potrebbe essere in salita.

MARTINA GIUNTOLI

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