Finché parlano, non sparano, si diceva ai tempi della Guerra Fredda. Ma i colloqui fra Stati Uniti e Russia stanno già fallendo. Sono iniziati a Ginevra ieri, lunedì 10 gennaio. Dovrebbero definire un nuovo assetto dell’Europa. In pratica, un bis di Yalta: la conferenza che, alla fine della Seconda guerra mondiale, servì a Unione Sovietica e Stati Uniti per stabilire le rispettive sfere di influenza.
Il punto dolente è l’Ucraina. Putin ha avvertito molto chiaramente gli Stati Uniti. Non vuole che la NATO, l’alleanza militare a guida statunitense, si espanda ulteriormente nell’Europa Orientale: un missile raggiungerebbe Mosca troppo rapidamente per organizzare qualsiasi difesa.
Ai tempi dell’Unione Sovietica, il Patto di Varsavia arrivava fino a Praga e un cuscinetto di Paesi neutrali lo separava dalla NATO. Ora la NATO è in Estonia, che faceva parte dell’URSS.
Gli Stati Uniti sono sordi alla richiesta russa di non allargare ulteriormente la NATO vesto Est. E’ un orecchio dal quale non ci sentono neanche con un potentissimo Amplifon.
Finito il primo round dei colloqui, il vice segretario di Stato USA ha reso noto noto via Twitter che nessuna decisione sull’Ucraina sarà presa contro la volontà dell’Ucraina. L’Ucraina, notoriamente, desidera entrare nella NATO. Gli USA inoltre nei giorni scorsi hanno autorizzato ulteriori aiuti militari all’Ucraina per 200 milioni di dollari. La differenza fra crescenti aiuti militari e ingresso nella NATO è più o meno quella fra la zuppa e il pan bagnato.
Dal canto loro, gli USA vogliono che la Russia ritiri le truppe ammassate vicino al confine ucraino. La Russia risponde che, a casa sua, con le sue truppe fa quel che vuole e che non ha intenzione di invadere l’Ucraina.
Peraltro, i tempi di Euromaidan sono finiti da un pezzo. Euromaidan, nel 2013-14, rovesciò il regime ucraino. Da filorussa, Kiev diventò russofoba. Negli ultimi 18 mesi, invece, la Russia ha impedito il cambio di regime in due Paesi strategici ed amici. Nell’estate 2020 la Bielorussia, pochi giorni fa il Kazakistan.
I colloqui diretti USA-Russia a Ginevra hanno almeno il merito di far cadere un velo di ipocrisia. Solo l’ipocrisia vuole che gli Stati europei, e l’Unione Europea, siano autonomi. Sono invece vassalli degli Stati Uniti: un vassallo ormai inutile, nel caso dell’UE.
Casomai sentissimo il bisogno di rimanere fedeli agli USA, dovremmo quindi sapere che gli USA non manderanno nessuno a morire per “salvare” Varsavia, Bruxelles o Roma. Dovremmo agire di conseguenza, affinché in caso di fallimento definitivo di Yalta bis i missili non finiscano per volare sopra le nostre teste.
Ma nessuno parla di una svolta europea in politica estera verso una posizione non ostile alla Russia. Prepariamoci quindi: un elmetto potrebbe sempre servire.
GIULIA BURGAZZI