Probabilmente stanno arrivando in Italia le dosi Pfizer di Ursula von der Leyen. Ci costano più di un miliardo di euro, basterebbero per vaccinare un esercito e sono destinate alla pattumiera.

Mercoledì 15 febbraio 2023 il quotidiano La Stampa aggiorna i calcoli di quanto l’Italia dovrà inutilmente spendere per i sieri Covid. Nessuno più li vuole ma continuano ad affluire per effetto dei contratti firmati dalla Commissione europea. Bisogna pagarli anche se non servono.

Solo due settimane fa, La Stampa parlava di due miliardi di euro buttati dall’Italia per le eccessive dosi di anti-Covid: ma forse, si può aggiungere, la somma era più alta. Ora scrive che a fine anno bisognerà sborsare un ulteriore miliardo.

LE NUOVE DOSI IN ARRIVO DALLA UE

Il consistente ritocco all’insù della spesa a carico dei contribuenti italiani è dovuto al fatto che in questo 2023 arrivano altri 61,1 milioni di dosi Pfizer, a quanto scrive La Stampa.

Sono la quota-parte italiana, sempre secondo La Stampa, derivante da una “clausola capestro” dei contratti Ue. Essa sarebbe “spuntata a sorpresa” obbligando l’Unione europea ad acquistare nel 2023 da Pfizer altri 450 milioni di dosi.

Vanno distribuite in ragione della popolazione degli Stati Ue: all’Italia, prosegue l’articolo, spetta il 13,6% del totale. Ovvero appunto 61,1 milioni di dosi (più di una a testa, neonati compresi) da 19 euro l’una.

LA TRATTATIVA TRA VON DER LEYEN E PFIZER

La Stampa non lo scrive, ma i 450 milioni di dosi 2023 per l’Ue (e quindi i 61,1 milioni per l’Italia) calzano a pennello sul contratto Ue-Pfizer firmato nella primavera 2021, cioè quando di dosi ce n’erano già a bizzeffe. Le clausole di questo contratto sono ben note e non spuntano certo ora “a sorpresa”. Si tratta dell’accordo, nel quale è intervenuta personalmente la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (le dosi di Ursula dunque), che è finito nel mirino del difensore civico europeo.

In questo contratto con Pfizer, Ursula von der Leyen ha condotto personalmente e da sola l’importantissima fase preliminare dedicata a prezzo e numero di dosi. Giusto ieri, martedì 14 febbraio 2023, si è saputo che il New York Times ha fatto causa alla Commissione europea. Vuole i testi dei messaggi scambiati fra von der Leyen e Albert Bourla, l’amministratore delegato di Pfizer.

Com’è noto, la Commissione europea mantiene segrete le parti fondamentali dei contratti, fra cui numero di dosi e prezzo. Però esiste il comunicato stampa di Pfizer relativo al contratto Ue della primavera 2021: quello appunto (come poi si è appurato) nel quale è intervenuta von der Leyen.

LE NUOVE DOSI SONO QUELLE DI URSULA?

Stando al comunicato stampa di Pfizer, questo contratto prevede la consegna di 900 milioni di dosi (praticamente, due a testa per ogni europeo, anche se non è specificato) su base mensile a partire dal dicembre 2021 e fino a tutto il 2023. Prevede anche un’opzione per acquistare ulteriori 900 milioni di dosi. A quanto si sa, non è stata esercitata.

Visto che la consegna pattuita è su base mensile, le dosi certe in arrivo nell’Ue per il 2023 in seguito a questo contratto potrebbero ben essere la metà circa dei 900 milioni concordati su 25 mesi. Potrebbero cioè essere circa 450 milioni, fiala più fiala meno: il numero di cui parla La Stampa per quest’anno precisando che la quota italiana è di 61,1 milioni di dosi.

Si tratta di una supposizione, di una deduzione. Certezze non esistono, data la segretezza che copre gli aspetti fondamentali degli acquisti.

LA UE FORSE VUOLE CORREGGERE IL TIRO CON PFIZER

Ora sembra che la Commissione europea voglia correggere il tiro del contratto con Pfizer. Anche questo tentativo è avvolto nel segreto. Comunque l’agenzia di stampa Reuters riferiva a fine gennaio che l’Ue propone di differire al 2024 una parte delle consegne. Propone anche di ridurre il numero delle dosi, pagandole però di più. Pagandole quanto? Un punto di riferimento implicitamente suggerito da Reuters riguarda i prezzi in vigore negli Usa. Non più 19 euro, ma 110-130 dollari.

Fin qui la notizia. C’è un problema oggettivo. Colui che riceve una commessa – non importa se è l’idraulico o una casa farmaceutica – ha il diritto di pretenderne il pagamento. Non risultano, a quanto si sa, clausole che in questo caso forniscano scappatoie. Qualora la cifra da sborsare rimanesse invariata, la consegna al rallentatore di un numero inferiore di dosi non sposterebbe di una virgola i termini della questione.

GIULIA BURGAZZI