Dopo lo Sri Lanka, ecco un altro canarino nella miniera del mondo: solo che styavolta è in Europa. La Moldova, il Paese più povero del continente, è il primo a trovarsi sull’orlo dell’abisso che rischia di inghiottire via via anche altri.
La Moldova non ha soldi per pagare il gas, che è anche lì carissimo. Men che meno ha soldi per acquistare scorte invernali. Se non riesce a mettere insieme il denaro, le forniture verranno interrotte fra pochi giorni.
Il Governo ha promesso un “meccanismo trasparente” per consentire alla gente di avere accesso, in vista dell’inverno, almeno ad una modica quantità d legna da ardere: che significa in pratica razionare la legna. Ha inoltre semplificato le procedure per tagliare le foreste, che è un orrore ambientale. La gente fa code di ore per procurarsi un po’ di legname.
Sullo sfondo di tutto c’è un fatto. La Moldova ha deciso di guardare ad Ovest ed è candidata all’ingresso nell’Unione Europea, ma ha ereditato dal suo passato sovietico le infrastrutture energetiche che la collegano con l’Est, ovvero con la Russia. Cerca di farne a meno perché glie lo chiede l’Europa: e questo è il risultato.
La crisi del gas che colpisce la Moldova era iniziata prima della guerra e delle sanzioni UE alla Russia: già in dicembre non era in grado di pagare le bollette del colosso russo Gazprom e aveva per questo ricevuto aiuti dall’Unione Europea. Ora che i prezzi del gas sono enormemente aumentati, la situazione si è aggravata i conseguenza.
Il capo dell’opposizione consiglia invano di fregarsene delle prescrizioni di Bruxelles e di fare come l’Ungheria, che pur facendo parte dell’UE negozia con la Russia per avere più gas. Da quell’orecchio, il Governo moldavo non ci sente.
La situazione energetica della Moldova è complicata , e potenzialmente esplosiva, per via della Transnistria, l’autoproclamata repubblica filorussa che occupa la fettina di territorio moldavo ai confini con l’Ucraina. Vi stazionano truppe russe.
Moldova e Transnistria, dal punto di vista dell’energia, sono gemelli siamesi. La centrale di Cuciurgan che produce l’80% dell’energia elettrica moldava si trova in Transnistria e rifornisce appunto anche il resto della Moldova. Funziona bruciando gas: finché ce n’è.
Se e quando in Moldova non arriverà più gas russo, anche la Transnistria resterà al freddo e al buio. Solo che la Transnistria, al contrario della Moldova, non schifa certo il gas russo per far piacere a Bruxelles. E’ l’elemento che rischia di rendere incandescente la vicenda.
E se anche questo verrà disinnescato, c’è un altro particolare. Per gestire i problemi di soldi e di energia, la Moldova non potrà che continuare a tendere la mano verso Bruxelles nella speranza di ricevere denaro: non gratis, ovvio, ma in cambio di politiche sempre più neoliberiste. Lo Sri Lanka, l’altro canarino nella miniera, ha fatto la stessa cosa affidandosi alle istituzioni finanziarie globali.
Solo che i soldi UE eventualmente usati per dar fiato alla Moldova sarebbero anche soldi nostri. E spendere per salvare la Moldova equivarrebbe a fare altri passi verso l’abisso economico che ora la Moldova stessa ha di fronte.
GIULIA BURGAZZI