Si sapeva già da tempo che si sarebbe formato un asse Russia-Cina. Ben prima dello scoppio della guerra la cosa fu ufficializzata. Putin aveva già tessuto la sua tela diplomatico in maniera tale da non restare solo, e infatti solo non è rimasto.

Di fatto la Cina è l’asso calato da Putin per resistere alle sanzioni occidentali. Ma anche l’India è una carta strategica di primaria importanza per lo Zar e adesso è più chiaro quel patto militare firmato a dicembre con l’altro gigante asiatico. Quattro miliardi di persone e le due economie attualmente più vitali del pianeta appoggiano la Russia. Questo non può che impensierire gli Stati Uniti d’America.

Che purtroppo gettano la maschera e usano i loro metodi degni di Al Capone più che di una vera democrazia come dicono di essere: e cosa usano? Ovviamente la finanza.

Washington minaccia l’espulsione delle società cinesi da Wall Street. Le società menzionate sono Yum China Holdings, il proprietario dei ristoranti KFC, Taco Bell e Pizza Hut in Cina e altri quattro gruppi mandando al tappeto l’indice Hang Seng. Questo ha costretto Pechino a giocare d’ambiguità: il premier Li Keqiang ha cercato di evitare ogni domanda inerente una condanna della Russia. E oggi il consigliere della Sicurezza americano Jake Sullivan incontrerà a Roma il responsabile della politica estera del PCC Yang Jiechi. Cosa accadrà? Già la tensione è alle stelle. La replica cinese alle minacce Made in Usa è netta: disinformazione. Che fa eco con quell’ “isteria” di cui Putin accusa gli occidentali. Il fallimento dei colloqui è altamente probabile.

Ma anche l’India deve sostenere minacce in stile corleonese. Ripetiamo, qui vige un patto militare. E l’India è pronta a firmare un contratto per la consegna di cinque sistemi di difesa aerea russi S-400 del valore di 5,43 miliardi di dollari. Ma ecco che arriva la testa di cavallo nel letto di New Delhi.

Infatti un funzionario del Dipartimento di Stato americano ha detto che l’India “non sarà tra paesi che non saranno sottoposti alle sanzioni se non abbandonerà l’acquisto dei sistemi missilistici anti-aerei russi.” Ma l’India non ci pensa nemmeno.

“Ogni mossa da parte di Pechino o di altri Paesi per offrire un’ancora di salvezza alla Russia o aiutarla a evadere le sanzioni occidentali avrà conseguenze. Faremo in modo che né la Cina, né nessun altro, possano risarcire Mosca per queste perdite”, così Sullivan alla CNN subito prima di arrivare  a Roma. Non solo Cina e India quindi, ma anche chiunque altro si azzardi ad aiutare la Russia: ad esempio il Brasile, o il Pakistan, o altri Stati importanti di mezzo mondo. Vogliono sanzionare tutti?

“Le minacce sol son le armi dello imminacciato” scriveva Leonardo da Vinci. Le mosse di Washington sono mosse disperate. Mosse di chi ha già perso.

ANDREA SARTORI

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