Gli Stati Uniti e la Cina saranno probabilmente in guerra nel 2025. Un fosco vaticinio convergente viene da due personalità statunitensi di alto grado. Si tratta di un generale dell’esercito e del presidente della Commissione affari esteri della Camera dei rappresentanti.

IL PROMEMORIA DEL GENERALE MINIHAN

Il generale Mike Minihan ha inviato un promemoria ai suoi ufficiali sulla guerra con la Cina. Non era destinato ad essere reso pubblico. Tuttavia gli organi di stampa lo hanno ottenuto venerdì 27 gennaio 2023. Due giorni più tardi, il politico – che si chiama Michael McCaul – ha commentato il promemoria con i giornalisti.

Del resto, se gli Stati Uniti vogliono dominare il mondo devono fare i conti con la Cina ancor più che con la Russia. E le avvisaglie dello scontro sobbollono da un bel po’.

Mike Minihan è il capo dell’Air Mobility Command, ovvero il responsabile logistico dell’aeronautica militare statunitense. Ha sotto di sé 50 mila persone. Il promemoria invita i suoi ufficiali a prepararsi alla guerra con la Cina, in quanto – scrive il generale – “Spero di sbagliarmi, ma il mio istinto mi dice che si combatterà nel 2025”.

TRA STATI UNITI E CINA: TAIWAN

La convinzione si basa sul fatto che nel 2024 si svolgeranno le elezioni sia a Taiwan sia negli Stati Uniti. Le elezioni presidenziali, secondo lui, renderanno distratti gli americani. Di conseguenza, afferma, la Cina avrà la possibilità di muoversi su Taiwan.

La Cina, notoriamente, ritiene che Taiwan faccia parte del suo territorio nazionale. Gli Stati Uniti sono invece in rapporti sempre più stretti con l’isola. 

In questa prospettiva, il generale parla della necessità di istituire un team di manovra in grado di vincere nell’oceano Pacifico. Più a breve termine, raccomanda ai suoi uomini di esercitarsi nel mese di febbraio a sparare alla testa e di mettere in ordine i propri affari personali entro il mese di marzo.

LE PAROLE DI MCCAUL

Il generale Minihan non è l’unico a prevedere che Stati Uniti e Cina saranno in guerra presto. Michael McCaul, repubblicano, presidente della Commissione esteri della Camera dei rappresentanti, la pensa nello stesso modo.

Si è espresso durante un programma televisivo dell’emittente Fox News. Ha detto di sperare che il generale abbia torto, e di temere invece che invece egli abbia ragione.

Secondo lui, il desiderio cinese dell’unificazione con Taiwan potrebbe manifestarsi attraverso il tentativo di “influenzare” le elezioni nell’isola. Nel caso i risultati non fossero quelli sperati – ovvero: se non si insediasse un governo filo-cinese – la Cina prenderebbe in considerazione l’invasione militare.

GIULIA BURGAZZI

 

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