La tecnologia di smartphone e dispositivi di simile utilizzo come ad esempio i tablet crea un’assuefazione paragonabile a quella delle droghe.
Studi sempre più numerosi lo confermano.
Se avessimo detto questo anni fa, saremmo stati considerati complottisti, ma oggi che invece conosciamo meglio il meccanismo attraverso cui questi apparecchi interagiscono con il cervello umano, non vi sono più dubbi.
I dispositivi elettronici influenzano la corteccia frontale del cervello ed innalzano i livelli di dopamina, proprio come ad esempio fa la cocaina.
Giusto per semplificare, facciamo un esempio.
Se un bambino gioca ad un video gioco su uno smartphone o su un tablet, oppure guarda i video preferiti, l’effetto che questo ha sul suo cervello è paragonabile a quello di una droga vera e propria.
Ecco passo dopo passo cosa avviene all’interno della sua testa.
Il bambino usa il dispositivo. Si sente bene, talora euforico, grazie agli aumentati livelli di neurotrasmettitori. Il suo cervello ed il suo corpo desiderano utilizzare quel dispositivo sempre più spesso e sempre più a lungo.
Inoltre, nei momenti di utilizzo del dispositivo, solitamente il soggetto ha grandi prestazioni. Se invece se ne allontana, può sviluppare grossi problemi di attenzione che inficiano la vita sociale e scolastica.
Meccanismi, questi, da sempre noti a tutti quegli specialisti che curano le dipendenze da alcool e droghe.
Ma davvero funziona così anche per i bambini? Si provi a vedere l’effetto che fa togliere un dispositivo dalle mani di chi vi è più assuefatto.
Non usare l’apparecchio, oppure esserne privato, ad esempio per una punizione, per un voto basso o per qualsiasi altro motivo, può scatenare momenti di rabbia paragonabili a crisi di astinenza.
Oggi gli psicologi vedono purtroppo pazienti sempre più giovani. I loro genitori si rivolgono a professionisti sperando che questi riescano a spezzare il circolo vizioso e la dipendenza che i figli hanno sviluppato.
Si pensi che in media i bambini tra gli otto e i 10 anni trascorrono circa otto ore davanti ad uno schermo, pur non dovendolo fare per lavoro.
Gli adolescenti arrivano a medie impressionanti invece di 11-12 ore. I più grandi sostituiscono la dipendenza dai giochi con quella dai social media.
E quello che è peggio è che l’esposizione ai dispositivi è sempre più precoce. Oggi bambini di tre anni maneggiano già il tablet o lo smartphone dei genitori.
Per una crescita sana specialmente i più piccolini avrebbero bisogno di vivere esperienze di vita reale, a contatto con gli altri, al fine di sviluppare interazioni sociali sane e profonde.
Questo non soltanto sarebbe indicatore di una sana crescita fisica ma anche e soprattutto mentale.
Tuttavia i dispositivi elettronici impediscono questa cosa e non è un caso che di solito i grandi manager e produttori di tecnologia tengano i propri figli quanto più lontani possibile dai telefonini.
E la cosa sembra non fermarsi qui. L’utilizzo eccessivo dei dispositivi elettronici può sviluppare nel bambino ben altro che problemi di attenzione.
Pigrizia mentale (in inglese lazy thinker), difficoltà nel costruire e mantenere rapporti con i coetanei, ansia, problemi di bioritmo e di sonno.
Ma chi si illude che il fenomeno dell’assuefazione colpisca solo i bambini, si sbaglia. Altri e altrettanto allarmanti studi infatti sottolineano come gli adulti dipendenti dal telefonino non riescano nel loro compito genitoriale.
I bambini vengono trascurati, crescono vedendo i genitori distanti e quello che è peggio, per emulazione, imparano ad utilizzare i dispositivi nello stesso modo.
Chissà oggi quanti, bambini o adulti, riuscirebbero per scommessa o per volontà a stare senza telefonino.
Sarebbe un esperimento interessante.
MARTINA GIUNTOLI