Più la gente è vaccinata contro il Covid, più muore. Lo afferma Josh Stirling, ricercatore statunitense specializzato in analisi dati per le società di assicurazione. Ha parlato con la testata Epoch Times del notevole eccesso di mortalità non dovuta al Covid che si verifica in tutto l’Occidente.
Secondo la sua analisi, negli Stati Uniti ad ogni dose di anti-Covid la mortalità aggregata per tutte le cause aumenta del 7%. Per un cinquantenne che ha ricevuto cinque dosi, l’incremento – dice – è del 35%.
La quinta dose è autorizzata anche in Italia per gli anziani ricoverati in case di riposo o affetti da patologie.
La video-intervista di Stirling è riservata agli abbonati di Epoch Times. Tuttavia è possibile trovarne almeno uno spezzone su Rumble: quello in cui si parla della situazione negli Stati Uniti attraverso i dati dei Cdc, i centri di controllo della sanità pubblica statunitense. I dati dei Cdc, sostiene però Stirling, sono i meno utili. Infatti si limitano al numero dei morti e al numero dei vaccinati nei vari luoghi.
L’ANALISI DI STIRLING
I capisaldi della sua analisi sono numeri di altro genere. Si tratta dei dati su ricoveri, diagnosi, cure e morti ottenuti dagli ospedali tedeschi e soprattutto dei dati statistici della Gran Bretagna. Riguardano i morti per Covid e per cause diverse dal Covid suddivisi in base alle vaccinazioni anti-Covid ricevute. La Gran Bretagna ha pubblicato in luglio l’aggiornamento che arriva fino al maggio 2022. Il prossimo è atteso per la fine di questo mese di febbraio 2023.
Stirling è abituato a maneggiare dati e “far parlare” i numeri. Il suo profilo Linkedin vanta il titolo di migliore analista di dati assicurativi. Stirling è stato tale in passato, per lo meno, e tuttora è consulente assicurativo.
Le solide analisi di dati sono indispensabili ad ogni compagnia assicurativa. Costituiscono la base per qualsiasi valutazione relativa ai rischi derivanti dalle polizze.
Nell’intervista, Stirling sottolinea anche le sue frequentazioni di Wall Street e la sua abitudine ad analizzare dati di tipo finanziario per capire cosa sta accadendo sui mercati e cosa accadrà in futuro. Specifica inoltre che il legame con la vaccinazione anti-Covid gli sembra l’unica spiegazione dell’eccesso di mortalità, ma che altri elementi potrebbero venire alla luce, modificando il risultato.
LA MORTALITÀ AUMENTA DA FINE 2021
Il punto fondamentale, secondo lui, è il dato relativo alla mortalità per cause diverse dal Covid. È rimasta bassa mentre infuriavano le prime ondate del virus. L’ultimo quadrimestre del 2021 rappresenta il momento in cui lo scenario è cambiato. Si tratta del periodo che ha visto la diffusione a tappeto delle vaccinazioni Covid.
Per gli Stati Uniti, prosegue Stirling, non sono disponibili dati relativi alle condizioni vaccinali dei defunti. Esistono solo quelli, a livello locale, relativi a numero dei morti per tutte le cause e a numero delle vaccinazioni. Se l’anti-Covid contribuisse a ridurre la mortalità, egli argomenta, non si vedrebbe una relazione fra questi due numeri. Invece la si vede. Gira i dati come vuoi, dice in sostanza, guarda le età o guarda i luoghi geografici: il risultato non cambia. E cioè: la mortalità è più alta se le vaccinazioni anti-Covid sono più numerose. In particolare, nell’ultimo quadrimestre del 2022 la mortalità Usa è stata superiore del 12,4% rispetto al 2019: significa che in un anno muoiono 400.000 persone in più.
INVALIDITÀ E MALATTIE
Gli Stati uniti, aggiunge Stirling, raccolgono e diffondono dati sulle invalidità più dettagliati di quelli relativi ai decessi, e dunque meglio analizzabili. L’incremento delle invalidità è netto a partire dal marzo-aprile 2021. La data – si potrebbe aggiungere – della vaccinazione a tappeto fra fragili ed anziani. Negli ultimi due anni, egli specifica, gli invalidi statunitensi sono aumentati di 2-4 milioni: la cifra esatta dipende dal modo in cui si considerano i numeri
Josh Stirling fornisce anche qualche indicazione proveniente dagli ospedali tedeschi: non solo morti, ma malattie e prestazioni sanitarie. Ovariectomia in donne in età fertile, +67%. Interventi di chirurgia oculare, +150%. E poi aumento netto di cancro, embolie polmonari, problemi fetali.
Fin qui l’intervista. Stirling tratteggia una situazione drammatica. Tuttavia la mancanza di pubblico dibattito su una situazione del genere – peraltro ben nota – costituisce un dramma ancor più grave. Esperti di statistica, epidemiologi, medici: tutti in silenzio. Sembra che si preoccupino – e non da ieri – esclusivamente le società di assicurazione, toccate direttamente nel portafoglio.
GIULIA BURGAZZI