Gli Stati Uniti hanno preparato per anni la guerra in Ucraina. Ora stanno effettuando una preparazione analoga in Asia, in vista del conflitto con la Cina per Taiwan.

Questo il succo di un’intervista al Financial Times nella quale il generale statunitense James Bierman, comandante dei Marines di stanza in Giappone, usa un linguaggio quanto mai franco e diretto.

Anche se il generale non lo dice, tutto questo significa che la guerra fra Stati Uniti e Cina è ormai dietro l’angolo. La Cina non ha certo bisogno di leggere il Financial Times per conoscere le mosse degli Usa e verosimilmente anch’essa sta preparandosi da un pezzo.

Quale ruolo ha, nel quadro del conflitto incombente con la Cina, la guerra che l’Occidente sta conducendo contro la Russia per interposta Ucraina? Gli Usa sperano forse di liquidare la Russia per poi passare alla Cina?

In questo caso, a Russia e Cina converrebbe unire le forze contro il nemico, che cerca di sconfiggerle separatamente. E dunque quante albe e quanti tramonti potremo contemplare, prima che lo scontro fra le tre grandi potenze nucleari divampi non solo nel Pacifico ma anche nella nostra cara, vecchia Europa…

Sono inquietanti gli scenari che l’intervista al generale Bierman spalanca. Il Financial Times non li esplora. Mette invece l’accento sulle crescenti sinergie militari fra gli Stati Uniti e gli alleati asiatici: soprattutto Giappone e Filippine.

Il generale Bierman descrive queste sinergie come analoghe a quelle che gli Stati Uniti hanno tessuto attorno all’Ucraina. In traduzione:

Bierman ha detto che gli Stati Uniti e i loro alleati in Asia, nella preparazione di scenari come un’invasione cinese di Taiwan, stanno riproducendo il lavoro preliminare che ha consentito ai Paesi occidentali di sostenere la resistenza dell’Ucraina contro la Russia

Egli fornisce ulteriori dettagli:

“Perché abbiamo ottenuto un tale successo in Ucraina? In gran parte è dovuto al fatto che, dopo l’aggressione russa nel 2014 e nel 2015, ci siamo preparati seriamente per il futuro conflitto: addestramento [militare] agli ucraini, pre-posizionamento dei rifornimenti, identificazione dei siti da cui avremmo potuto offrire appoggio e sostegno alle operazioni. Noi lo chiamiamo allestimento della scena. E stiamo allestendo la scena in Giappone, nelle Filippine e altrove”

Il generale è chiarissimo, anche se servirebbero alcune puntualizzazioni. Un “successo” in Ucraina? La Russia in realtà controlla una buona fetta dell’Ucraina orientale… Il “successo” può consistere tutt’al più nel fatto che l’Ucraina continua a combattere: è ormai sventrata, ma ripiena di soldi e di armi occidentali.

E poi, merita due parole anche la cosiddetta “aggressione russa”. Nel 2014 a Kiev c’è stata Euromaidan: il rovesciamento violento del regime e l’insediamento di un governo organico agli Usa e all’Unione Europea. Le due repubbliche filo-russe del Donbass si sono separate dall’Ucraina ed è iniziata la guerra civile. La Russia, previo referendum, ha annesso la Crimea.

Comunque, a fronte della sua straordinaria chiarezza, a un generale si possono perdonare queste – diciamo – imprecisioni. Si possono perdonare, perché grazie alle sue parole il mondo sa a cosa va incontro.

Possiamo cioè aspettarci che gli Stati Uniti spingano la Cina ad invadere Taiwan nello stesso modo in cui hanno spinto la Russia ad invadere l’Ucraina. Lo hanno fatto – era il dicembre 2021 – rifiutando in sostanza di garantire che l’Ucraina non sarebbe entrata nella Nato e costringendo la Russia a scegliere: o la guerra, o i missili occidentali ai suoi confini.

GIULIA BURGAZZI

 

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