
Complottismo, fake news e terrapiattismo, le parole magiche per suscitare sordità dogmatica
Nel quinto volume del nostro mensile “Visione. Un altro sguardo sul mondo”, dedicato alla censura, Roberto Quaglia ripercorre, non senza ironia, il trattamento che oggi è riservato a chi osi dissentire con la narrazione ufficiale. Bene ricordarlo per chi oggi “siede dalla parte sbagliata”.
«Lo scopo principale a cui tende la neolingua
è quello di restringere al massimo la sfera d’azione del pensiero.
Alla fine, renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile,
perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere».
George Orwell, 1984
Da quando è decollato il tormentone delle fake news viviamo indubbiamente in un’epoca oscura. Il piccolo dettaglio che si trascura è che questa epoca oscura ha visto l’alba con lo stesso sorgere della civiltà umana. Il conflittuale rapporto fra verità e menzogna è in effetti vecchio come il mondo. Se l’essere umano è il frutto di un progetto, vi è stato evidentemente un maldestro errore di progettazione, vista la diffusa propensione umana a credere preferenzialmente a una comoda menzogna rispetto a una scomoda verità.
Già Eraclito si era reso conto del problema oltre 2500 anni fa: «Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare». Aveva capito la necessità di scegliere fra la pillola rossa e la pillola blu di Matrix due millenni prima di Neo. Qualche secolo dopo, Epitteto si accorse che a peggiorare le cose ci si mettono anche giornalisti e debunker: «La verità trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici».
Facile da comprendere oggi in un’epoca zeppa di complici in ogni ganglio vitale della società. Complimenti a Epitteto che l’ha capito senza neppure dare uno sguardo al Corriere della Sera oppure a Open.
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