Belgrado annulla il gay pride e a molti in Occidente sta venendo voglia di bombardarla un’altra volta per questo motivo. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha chiaramente detto che la manifestazione è solo “rimandata” ad un periodo più favorevole. Le rinnovate tensioni col Kosovo e la crisi energetica fanno sì che il momento attuale sia carico di tensione. E Vucic ha fatto questo discorso nello stesso giorno in cui ha dato a Ana Brnabic, omosessuale dichiarata, l’incarico di formare il nuovo governo.
Nonostante la presenza di un Primo Ministro donna e omosessuale e le chiare parole del presidente serbo Vucic i partiti progressisti europei alzano la voce.
Ecco cosa dice Yuri Guaiana di +Europa “”L’annunciato divieto dell’EuroPride è ingiustificabile, considerando che la Corte costituzionale serba ha dichiarato incostituzionali i divieti dei Pride in Serbia nel 2011, 2012 e 2013. In qualità di Paese candidato all’adesione all’Unione Europea, la Serbia dovrebbe mostrare un maggiore rispetto per i valori europei e i diritti umani, come quello alla libertà di riunione e di associazione pacifica”.
A differenza del signor Draghi che di cose incostituzionali ne ha fatte mentre il garante dormiva, Vucic non ha fatto nulla di incostituzionale: non ha vietato il gay pride, l’ha solo rimandato. Eppure, anche Marilena Grassadonia, responsabile dei diritti di segreteria di Sinistra italiana è durissima “È Inaccettabile che nel 2022 il governo di un paese europeo annulli una manifestazione regolarmente autorizzata come l’Europride di Belgrado motivando la decisione con “pressioni da partiti di estrema destra e da rappresentanti della chiesa ortodossa. Se il presidente Vucic cede alle pressioni ricevute, vuol dire che la pensa come loro. È un atto gravissimo che spiana la strada al dilagare di intolleranza e omolesbobitransfobia”.
Vero, Vucic ha citato pure problemi con “estremisti”. Ci sono state proteste da parte di nazionalisti e ortodossi che certamente hanno influito. Ora il povero Vucic è stato messo in croce per questo. Quasi tutti gli articoli che ne parlano dicono “nonostante il Primo Ministro” alludendo all’omosessualità della Brnabic.
Ma la domanda sorge spontanea: per i diritti degli omosessuali è più importante che una lesbica dichiarata possa diventare Primo Ministro o una manifestazione di cattivo gusto?. Perché tali sono oramai queste manifestazioni che non hanno più nulla a che fare con l’ “allegria” di un certo mondo gay alla Village People, ma oramai sfociano solo nel cattivo gusto dichiarato.
Nel 2019 la giornalista Margherita Cavallaro si interrogava sul “Fatto Quotidiano” dicendo “C’é ancora bisogno del Gay Pride?” e concludeva che la risposta era sì, perché c’é ancora omofobia. Ma esporre, ad esempio, Madonne nude o rappresentazioni omosessuali della vita del Cristo (tutte cose che accadono regolarmente ai Pride), non diminuisce l’omofobia. Anzi, si ottiene l’effetto contrario. Non è più la simpatia dei Village People e di YMCA ma un’aperta voglia di offendere che, in alcuni casi, sfocia addirittura in vere e proprie minacce.
Ma la cosa ha ancora meno senso se si pensa, appunto, a Ana Brnabic. Se si arriva a considerare la presenza di un Primo Ministro lesbica in un Paese non certo “gay friendly” come la Serbia meno importante di quella che oramai altro non è che una carnevalata di cattivo gusto. L’ “orgoglio LGTB” avrebbe un senso in caso di persecuzione, come avviene in diversi Paesi arabi. Dove questa non c’é, l’essere LGTB è semplicemente un fatto privato, che tale deve restare.
I veri diritti da reclamare non sono certo la libertà di mostrare il sedere ai quattro venti.
ANDREA SARTORI
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