Amazon, la multinazionale del pacchetto veloce, colpisce ancora e questa volta va alla radice della questione. Come fare per creare il dipendente perfetto? Non si può lasciare che si formi da solo nel mondo del lavoro per poi dover necessariamente perdere tempo per fargli disimparare quel che ha appreso. Se si agisce a scuola con corsi mirati, i dipendenti in erba vengono su alla perfezione. Ed ecco che Amazon propone e finanzia corsi di formazione direttamente nelle scuole della California.
D’altra parte nella zona di San Bernardino, Amazon è letteralmente ovunque: camioncini, cartelloni, pubblicità, non puoi vivere lì e non conoscere o utilizzare Amazon. Quindi per i ragazzi è naturale vedere simboli e loghi della azienda anche sui banchi di scuola.
La vicenda inizia nel 2019 quando Amazon fa un primo pagamento ad un liceo di San Bernardino pari a 50.000 Dollari con la casuale “donazione per rifacimento dei locali”. E le ristrutturazioni cominciano in pieno stile magazzino, scritte sui muri, frasi che riportano i diktat della grande azienda e uno schietto color giallo. In realtà alla mano di vernice si accosta poi un vero e proprio programma di corso di formazione e la responsabile dell’azienda, a domanda risponde che “in questo modo i ragazzi che escono da scuola sono già pronti per lavorare con noi”.
Si parla di programmi molto orientati al business e alla motivazione nel mondo del lavoro. Sessioni di brain-storming di gruppo in cui i ragazzi uniscono competenze e visioni del problema per apportare ognuno la propria parte di soluzione. E fin qui sembrerebbe tutto molto bello e patinato. Perfino troppo.
Tuttavia basta scavare poco per trovare l’inganno. Si legge nelle dispense fornite qua e là di personaggi del calibro di Maslow e di Taylor, figure di grande spessore nel mondo dell’economia, il primo per aver listato e approfondito il concetto di bisogno e soprattutto per aver differenziato quali sono i bisogni primari da quelli che sono secondari (ricordiamo che per Amazon i bisogni corporali dei dipendenti sono secondari), l’altro per aver aver cercato di aumentare la produttività nei comparti industriali del secolo scorso, prendendo il tempo agli operai alle catene di montaggio.
E se questo sono le vere premesse, figuriamoci cosa può seguire. In contemporanea agli studi, infatti, Amazon mette a disposizione la possibilità di fare un stage in una delle sue location per “mettere in pratica quanto appreso sui banchi e comprendere fino in fondo quanto i cambiamenti offerti da Amazon nel mondo del commercio hanno segnato un’epoca”, si legge letteralmente.
Al momento gli studenti coinvolti nel programma sono circa un centinaio e ottengono anche crediti extra sul loro curriculum come riconoscimento dovuto loro dall’azienda. I ragazzi sono felici, devono studiare meno per avere più crediti, si accorciano i tempi per arrivare alla maturità, si trovano con la possibilità di accedere velocemente al mondo del lavoro. Nel frattempo Amazon rende le aule di scuola le sue piantagioni di cotone dove far maturare nelle giovani menti la mission dell’azienda .
Insomma tutti felici? Non direi. Se la designata fine di questi ragazzi è quella di andare a lavorare per Amazon comunque vada, farebbero bene a guardarsi intorno. Ma soprattutto le scuole non dovrebbero mai accettare soldi dalle multinazionali per essere poi costrette a seguire ciò che viene loro imposto.
È triste che l’educazione pubblica non abbia i fondi per sopravvivere da sola senza bisogno di essere politicizzata. Inoltre se la prima idea di business che questi ragazzi incontreranno sarà quella tristemente nota della compagnia di Bezos, probabilmente, e non vi è pericolo di esagerare, meglio scappare finché si può.
MARTINA GIUNTOLI
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