Da quando la guerra in Ucraina ha catturato la scena internazionale la questione energetica è diventata un must talk, ogni giorno dichiarazioni come proiettili si incrociano sulle teste e nei portafogli degli italiani con precisione incredibile. “L’orso bruno vi farà rimanere tutti al freddo e al gelo”, dichiarano in coro i leader dell’Europa Atlantista, mentre i cittadini si interrogano seriamente se da domani si potranno sedere in auto e accendere il quadro, oppure quante volte ancora potranno accendere il riscaldamento in casa, o se dovranno fare a turno per utilizzare gli elettrodomestici.

Ma il tutto non ha avuto inizio hic et nunc. La storia è andata piuttosto diversamente da come la vogliono raccontare.

Rimarrete tutti al freddo e al buio“, ci avvisava l’Unione Europea, povera Cassandra inascoltata del mondo globalista.  Hanno cominciato con questo mantra due anni fa, quando di  problemi energetici non se ne ravvisava nemmeno il sentore.  In tutta onestà,  a inizio psicopandemia si facevano file chilometriche per accaparrarsi la scorta di carta igienica,  non per comprare plaids in stile scozzese da indossare sotto le coperte o carbonella per un falò di fortuna.

E proprio come accadde per la profezia sulla pandemia di Bill Gates, che anni prima dell’arrivo del Covid si presentò in un Ted Talk con la sfera di cristallo e un bel bidone rosso, nessuno infatti comprendeva all’epoca di cosa si stesse parlando esattamente. Ecco ora invece, anno domini 2022,  abbiamo capito che ogni volta che una crisi è annunciata, la crisi si avvererà, perché a costoro piace vincere facile: scommettono solo quando sanno di vincere.

Due anni fa, all’indomani del primo pesantissimo lockdown  quel che avevamo davanti agli occhi era esattamente l’opposto, problemi di stoccaggio del petrolio per la domanda in forte crollo, il prezzo della benzina a minimi storici, letteralmente nulla che facesse presagire quel che abbiamo sentito o visto poi.

Eppure in un regolamento approvato dalla Unione Europea del 2019, già si diceva che gli Stati Membri si sarebbero dovuti adoperare per individuare scenari di crisi energetica globale per valutare la loro preparazione ad affrontare l’emergenza conseguente. Un po’ come quando si svolse Event 201, nell’ottobre 2019,  qualche mese prima dell’avvento del Sars Cov 2. Coincidenze. Strane coincidenze.

A fine 2020, dopo quasi quasi un anno di vita “on the edge“, si cominciò con i blackout. Non ci venne detto  di prepararsi nel caso fossero avvenuti, ma per quando sarebbero avvenuti. Nel gennaio del 2021 ad esempio si è rischiato il blackout in tutta Europa oltre ad un’interruzione di energia  anche a livello industriale. “Un problema in Croazia”, si disse, “basta per tagliar fuori un intero continente.” E ancora  incidenti come questi saranno sempre più frequenti e (…) potranno avvenire anche in paesi con elevati standard di sicurezza della rete.(…)”, sentenziò con caduta di scure un monolitico Stefen Zach, della compagnia austriaca EVN AG.

E poi miracolosamente, ed arriviamo in tempi più recenti,  esce dal cappello il caro bollette.  Ma siamo ancora lontani dal conflitto, siamo ancora nel 2021. Eppure Draghi sa in anteprima che l’energia costerà molto di più, sa che i conti di luce e gas andranno alle stelle, e che questo causerà problemi agli italiani.

Avete lavorato molto in smart working, anche quello incide”, quella la scusa del momento. Una tra le tante.

Ci siamo tutti chiesti, all’epoca, come mai in piena pandemia i politici europei si fossero messi a pronosticare disastri energetici. Non riuscivamo a darci una risposta. Ora una risposta c’è: forse sapevano che sarebbe scoppiata una guerra, e che avrebbe coinvolto i nostri fornitori di gas. D’altronde, sembra che la Nato si preparasse da parecchio tempo ad attaccare la Russia. A noi invece nessuno ha detto niente: mascherine, lockdown, vaccini, blackout… e zitti.

MARTINA GIUNTOLI

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