Oltre al caro bollette esiste anche il caro Zelensky. A quanti servizi pubblici rinunciamo per via della guerra? Ora gli Stati Uniti sono in pressing sull’Italia affinché invii in Ucraina il sistema Samp-T per la difesa antiaerea. Completo di missili, il sistema costa 800 milioni di euro.
L’Italia ha solo cinque Samp-T, più uno di addestramento. Pare che siano tutti quanti necessari per la difesa nazionale. Quindi, se il dono sollecitato dagli Stati Uniti prenderà la via di Kiev, occorrerà comprare un Samp-T nuovo.
Gli 800 milioni del Samp-T che stanno come d’autunno sugli alberi le foglie si sommano ad un’enormità di spese legate alla guerra. Aiuti militari, aiuti umanitari, aiuti finanziari. Più la quota italiana degli aiuti Ue. Più gli stanziamenti statali per far fronte al caro energia: le bollette sono esplose in seguito alle sanzioni belliche contro la Russia.
Anche senza i Samp-T, siamo nell’ordine di almeno 77 miliardi. Sarebbero sufficienti per pagare per circa 35 anni tutti i 29 mila professionisti che mancano alla scalcinata sanità pubblica italiana. E non solo: sarebbero sufficienti perfino se infermieri, tecnici di laboratorio e simili ricevessero uno stipendio uguale a quello dei medici ospedalieri, cioè circa 74.500 euro lordi all’anno.
Il dato rende l’idea di ciò a cui stiamo rinunciando. Rende anche l’idea del deterioramento futuro al quale vanno incontro i servizi pubblici. Eppure, a leggere certi grandi media, sembra di sentire di nuovo Benito che, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, chiede “Volete burro o cannoni?”, e la folla in camicia nera: “Cannoni!”.
Il conto delle spese pubbliche legate alla guerra in Ucraina comincia con gli stanziamenti per far fronte al caro energia. L’ha fatto l’agenzia ADN Kronos. I soli decreti aiuti varati nel 2022 dai governi Draghi e Meloni comportano spese pari a 76 miliardi, trovati grazie a extra-gettito e risparmi su altre voci, ma soprattutto attingendo dal deficit. Si tratta di una cifra più che doppia rispetto ai circa 35 miliardi dell’ultima legge di bilancio. E la guerra è tutt’altro che finita, mentre il 2023 è appena iniziato.
Oltre a questo, ci sono gli aiuti diretti all’Ucraina. Secondo il sito Statista, che si occupa di finanze e mercati e che rende disponibili gratuitamente dati pubblici provenienti dalle istituzioni, l’Italia ha dato (o promesso) all’Ucraina circa 670 milioni di euro. Le voci maggiori sono gli aiuti economici (310 milioni) e gli aiuti militari, pari ad altri 320 milioni.
Bisognerebbe anche tener conto delle spese a favore dell’Ucraina sostenute dall’Unione europea, perché ricadono su tutti gli Stati membri, Italia compresa, come i costi di un ascensore condominiale.
Sempre secondo Statista, si tratta di circa 35 miliardi nel 2022: ossia una cifra all’incirca pari al bilancio dello stato italiano. Senza dimenticare gli altri 18 miliardi (uno e mezzo al mese) che l’Ue ha già deciso di dare all’Ucraina nel 2023.
GIULIA BURGAZZI