Un giovane su 10 utilizza psicofarmaci di cui non ha bisogno.
Semplicemente per il desiderio di sballarsi. Si fa sempre più uso ricreativo delle sostanze psicotrope, allo stesso modo con cui ci si prende una sbronza.
L’allarme è stato lanciato al congresso della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf), che è iniziato ieri e continuerà i suoi lavori fino al 27 gennaio 2023.
PSICOFARMACI TROPPO FACILI DA REPERIRE
Il dottor Claudio Mencacci, co-presidente della Sinpf nonché direttore emerito di Psichiatria all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, riferisce la pericolosissima tendenza che si va affermando tra la popolazione più giovane: “Quello che ci preoccupa è il trend di questa cosa. L’uso sconsiderato e senza prescrizione è cresciuto del 29% in appena 5 anni”.
Altra cosa altrettanto preoccupante è la facilità con cui i ragazzi sembrano reperire questi farmaci.
Spesso non hanno nemmeno bisogno di andare in farmacia. Li trovano negli armadietti in bagno oppure li acquistano illegalmente su internet.
Uno studio del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), dal nome European school survey project on alcohol and other drugs (Espad), fotografa una realtà di ragazzi che nel periodo post-pandemico fanno difficoltà a ritrovare i binari.
La facile reperibilità dei farmaci invita coloro che già hanno dipendenze da sostanze psicoattive ad aggiungere qualche molla ad un ingranaggio già pronto ad esplodere.
Ecco che il web, le strade, il passaparola, gli armadietti più riforniti divengono il nuovo, terrificante e incontrollato terreno di spaccio dei tempi moderni.
NON SOLO SBALLO
Ma non vi sono solo coloro che assumono psicofarmaci per sballarsi il sabato sera. C’è anche tutta una serie di soggetti definiti “consumatori per opportunità”.
C’è chi vuole migliorare le performance scolastiche, chi vuole aumentare l’autostima. Chi vuole “qualcosa per stare su mentre è a dieta” e chi vuole “le gocce per dormire”. Le donne, così come già avviene per altre sostanze, sono in numero maggiore degli uomini.
Il dottor Matteo Balestrieri, ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente Sinpf, sottolinea che “per molti soggetti queste sostanze, assunte senza seguire alcun piano terapeutico, sono come una coperta di Linus da cui è difficile separarsi. Il fenomeno è sempre più generalizzato tra i giovani, nemmeno i ragazzi italiani ne sono esenti, come dimostrano i dati dello studio Espad”.
E ancora: “Questa triste realtà rischia di vanificare anni di ricerca e di studi mirati alla diagnosi precoce e alla cura del disturbo mentale”, prosegue Balestrieri: “Gli psicofarmaci assunti all’interno di un piano terapeutico e sotto controllo medico spesso fanno la differenza laddove se ne presenti il bisogno”.
Emerge la necessità di interloquire con i più giovani e con il mondo che ruota intorno a loro: scuola, genitori, associazioni. La prima forma di contatto sono le campagne di sensibilizzazione al problema. Da questa necessità gli psichiatri propongono cinque punti per una sorta di vademecum volto a contrastare il fenomeno dello sballo da psicofarmaci.
I medici sottolineano inoltre quanto poco senso abbia e sia pericoloso il fai-da-te, riguardo a sostanze che potenzialmente hanno capacità terapeutica.
Per questa ragione, consigliano di non lasciare questi farmaci incustoditi negli armadietti e, in caso di disturbi o dubbi, di rivolgersi sempre a professionisti.
UNO STRASCICO DELLA PSICOPANDEMIA?
Ci troviamo di fronte all’ennesimo “regalino” degli ultimi anni. I giovani sono l’emblema di una società che è stata colpita nella mente e nel corpo dalla crisi.
Resta la speranza che si desideri comprendere l’origine del problema, più che mettere semplicemente un lucchetto agli armadietti. Così come le campagne di sensibilizzazione senza poi un’analisi critica del tessuto sociale lasciano il tempo che trovano.
Perché, se è vero che il trend è dei precedenti cinque anni, ad esempio negli Stati Uniti i numeri sono schizzati alle stelle proprio negli ultimi tre.
Bisognerebbe chiedersi perché molti genitori hanno cominciato ad assumere psicofarmaci durante o in seguito alle folli restrizioni pandemiche.
Allo stesso modo forse sarebbe il caso di chiedersi se davvero i giovani sono passati indenni, come qualcuno vorrebbe far credere, tra le maglie infernali di tamponi e green pass.
Per chi ha sempre creduto che la pandemia abbia colpito più la mente che il corpo, questa è solo una triste conferma di quanto sarà difficile rimettere insieme i cocci di una società malata.
MARTINA GIUNTOLI