Dopo la grandiosa concessione generosamente elargitaci dal regime, ovvero il permesso di mangiare il popcorn al cinema (solo i tridosati e solo dal 10 marzo, sia chiaro, non vorrete mica abbassare la guardia), arrivano finalmente i provvedimenti per “salvare il turismo”.
Forse a Chigi è giunta un’eco degli alti lai levati dal comparto, dove chiudono aziende a raffica e dove i gestori sono costretti ad assistere impotenti alle folle di villeggianti che si assiepano in Irlanda o in Spagna. Così, si viene loro incontro: niente più tampone né quarantena per l’ingresso in Italia dall’estero, contenti? Ora per favore smettetela di lagnarvi però.
Ma sono impazziti? Cioè gli italiani cittadini di serie B e i turisti di serie A? Ma dove è finita la Costituzione? E c'è ancora qualcuno che la difenda? O ci devono venire a salvare dall'estero?
Ma qualche partito che ragioni c'è? https://t.co/X7HCTXekeP— Carla Vistarini (@charliecarla) February 22, 2022
Sui social si lamenta la grandissima ingiustizia che si sarebbe perpetrata ai danni dei cittadini italiani, considerati di “serie B” rispetto ai turisti. Cosa peraltro non vera: anche agli italiani in viaggio non vengono richiesti tamponi e quarantene per entrare in altri Paesi. Viceversa, una volta all’interno dei nostri confini, i turisti saranno sottoposti esattamente alle stesse vessazioni che dobbiamo subire noi. E infatti, è proprio per questo motivo che non verranno.
Un turista non tridosato (e all’estero ce ne sono parecchi) non potrà fare nulla: niente hotel, dormirà sotto i ponti; niente ristorante, panino del supermercato; e soprattutto niente musei, eventi, siti archeologici, impianti di risalita, piscine, treni, bus. Ma anche un turista vaccinato sa che dovrà sottoporsi a controlli continui, col rischio di multe e pubblica gogna se qualcosa dovesse andare storto. Con un documento emesso all’estero si sa che può succedere: in alcuni Paesi, tra cui gli Usa, hanno certificati di vaccinazione cartacei ad esempio. Per tacere dell’atmosfera ospedaliera che qui si respira per le strade, tra gente mascherinata e terrorizzata, mentre in Spagna ci si diverte in discoteca.
Quale pazzo sarebbe disposto a ritrovarsi in un incubo simile, durante le sue sospirate e costose vacanze? Venire in Italia è ormai come andare in Birmania o in Corea del Nord, una roba per avventurieri disposti a controlli polizieschi continui su regole demenziali e impossibili da ricordare.
Le associazioni del comparto sono pure costrette a ringraziare, ben sapendo che il permanere di questa situazione anche a Pasqua certificherà la loro morte. Ma se la sono voluta: i vari leaderini delle associazioni alberghiere e turistiche, spesso aspiranti a candidature politiche e vicini a questo o quel partito, si sono sempre affrettati ad allinearsi alle politiche governative chiedendo pass e obblighi vaccinali. Hanno brillato per menefreghismo nei confronti dei loro associati, un po’ come hanno fatto i sindacati dei lavoratori, e ora raccolgono quello che hanno seminato.
Nel frattempo, hotel, ristoranti e spiagge vanno all’asta. Saranno contente le multinazionali straniere: con l’aria che tira, potranno portarseli via per quattro bruscolini. Tutto torna, nevvero?
DEBORA BILLI
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