Per anni l’hanno menata con i giornalisti perseguitati in Russia, ma l’Occidente non si sta certo dimostrando migliore. E l’esempio più lampante ce l’abbiamo in casa ed è Toni Capuozzo. Il giornalista ed ex inviato di guerra è stato messo nel mirino per aver messo in discussione la versione ufficiale del massacro di Bucha. E’ stata anche richiesta la revoca del premio Ischia. “Ve lo rimando subito” ha subito scritto il giornalista sul suo profilo Facebook. Aggiungendo però “le mie non sono frasi pro-Putin. Pro ricerca della verità, piuttosto”.

Capuozzo non ha mai tenuto una linea definibile “putiniana” e ha sempre specificato che “La Russia è l’aggressore, l’Ucraina l’aggredito”. Ma detto questo cerca di mantenere una lucidità che lo porta a non volere una guerra basata su falsità. Ed ecco che Libero lo attacca praticamente in tempo reale dopo la pubblicazione di uno dei suoi post dubitativi.

Un giornalista dovrebbe andare alla ricerca della verità, non accontentare il padrone. Non dovrebbe nemmeno prendere una vera posizione, ma scavare, ed è quello che fa Capuozzo. Ma non possiamo non parlare anche di Carlo Freccero, che anche lui porta avanti i suoi dubbi, dubbi simili a quelli di Capuozzo. E si trova attaccato da un obbediente dei poteri di destra, Alessandro Sallusti, interpellato da un obbediente dei poteri di sinistra, Giovanni Floris. Manca il bipartisan Bruno Vespa e abbiamo fatto l’en plein. “Il Giornale”, creatura di Indro Montanelli fatta a pezzi dal suo editore che l’ha trasformata in un fogliaccio se la prende con tutti: Orsini, Freccero, Agamben e Mattei, rei di aver messo in dubbio sia la narrazione pandemica che quella bellicista.

Qui non si tratta più di un dibattito con lecite visioni divergenti su uno stesso evento, ma la criminalizzazione di chi mette in dubbio la propaganda del Draghistan. Questo copione lo abbiamo già visto con la pandemia. Inoltre persone come Orsini e Capuozzo hanno ben sottolineato il loro non essere dalla parte di Putin. Qual é la loro colpa? Vedere la situazione nella sua complessità, essere consapevoli del fatto che già in passato ci hanno spinto in guerre disastrose verso “dittatori” che certo non erano santi, ma che avevano avversari ben peggiori di loro (il caso di Saddam, Gheddafi e Assad contro Al Qaeda e Isis è emblematico) spesso per massacri mai avvenuti.

Ma non solo giornalisti italiani vengono presi di mira. Persino un ex ispettore delle Nazioni Unite è finito nel fuoco del nuovo maccartismo russofobo: si tratta dell’ispettore ONU Scott Ritter, che è anche un ex marine decorato. Ritter si è visto sospendere l’account Twitter per aver scritto la seguente frase: La polizia nazionale ucraina ha commesso numerosi crimini contro l’umanità a Bucha.. Biden, cercando di spostare la colpa di questi crimini sulla Russia, è reo di aiutare e favorire questi crimini. Congratulazioni, America, abbiamo un’altra criminale guerra presidenziale

Apriti cielo! Ritter è comunque un personaggio pericolosissimo per i neocon americani: è l’ispettore ONU che smascherò le bugie sulle armi di distruzione di Saddam e quasi certamente ha ragione anche ora.

In guerra la prima vittima è la verità, scriveva Eschilo due millenni e mezzo fa.

ANDREA SARTORI

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