Mentre il cerchio della giustizia pare stringersi attorno a Hunter Biden, il suo team di legali inizia a sfaldarsi.

La commissione di inchiesta, guidata da James Comer e avviata dalla House of Representatives il giorno 11 gennaio 2023, sta infatti investigando tutta la famiglia del presidente, inclusi i figli Hunter e James.

Per quel che riguarda Hunter, le indagini riguardano soprattutto frode fiscale, riciclaggio di denaro e abuso di droghe.

IL TERREMOTO NEL TEAM LEGALE DI HUNTER BIDEN

Si è ritirato dall’incarico Joshua Levy, uno degli avvocati di Hunter Biden, che aveva il compito di ostacolare le indagini del Congresso sul suo cliente. Come riportato da diverse fonti, più volte Levy ha parlato del fatto che non condivideva più le strategie difensive utilizzate dai colleghi. I conflitti erano perlopiù nati con Abbe Lowell, le cui tattiche, secondo Levy, si sarebbero ritorte contro il cliente.

Nel mese di febbraio 2023 Lowell ha chiesto di aprire un’indagine su Rudy Giuliani e Tony Bobulinski, accusandoli di aver diffuso, copiato e manipolato contenuti personali appartenenti a Hunter Biden. Lowell si riferiva al computer portatile del figlio di Biden, il noto laptop dimenticato in un negozio per riparazioni del Delaware. Proprio per questa ragione anche il proprietario del negozio, John Paul Mac, era stato incluso nelle lettere con l’accusa di furto.

Come dar torto a Levy dunque? Quelle lettere in cui Giuliani, Bobulinski e Mac ricevevano precise accuse da parte di Lowell, facevano esplicita ammissione che il computer fosse davvero di Hunter e che i contenuti dell’hard disk appartenessero alla famiglia del presidente. Dopo l’articolo del New York Times la questione è nota anche al mainstream. Tuttavia per un team difensivo calcare la mano proprio proprio su quell’elemento pare quanto meno un autogol.

Pare inoltre che anche Chris Clark, lo storico difensore di Hunter Biden, abbia ridimensionato il proprio coinvolgimento nella difesa.

LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUI BIDEN

Al momento il comitato sta vagliando i rapporti commerciali interni e internazionali della famiglia Biden. La finalità è chiara. Scoprire se le ingenti transazioni finanziarie di cui Joe e Hunter Biden sono stati beneficiari siano avvenute a spese dei cittadini americani e se la sicurezza nazionale sia mai stata messa in pericolo.

Nelle parole del presidente del comitato James Comer: “Le prove ottenute dai repubblicani del comitato rivelano che Joe Biden ha mentito alla gente americana circa il suo coinvolgimento negli schemi di affari della sua famiglia. Il modello di business della famiglia Biden si basa sulla carriera politica di Joe Biden e sulle sue connessioni con Joe Biden come ‘presidente del consiglio’. I membri della famiglia Biden hanno venduto l’accesso per profitto in tutto il mondo a scapito degli interessi americani”.

Così ancora Comer: “Se il presidente Biden è compromesso da accordi con avversari stranieri che stanno influenzando il suo processo decisionale, questa è una minaccia per la sicurezza nazionale. Il popolo americano merita trasparenza e responsabilità per l’influenza della famiglia Biden. Con la nuova maggioranza repubblicana, i repubblicani del comitato di supervisione continueranno a fare pressione per ottenere risposte per informare le soluzioni legislative per prevenire questo abuso di potere”.

COME PROSEGUIRÀ L’INCHIESTA SU HUNTER BIDEN?

In realtà per i repubblicani le cose non stanno andando lisce come inizialmente sperato. In un’audizione del 2 marzo 2023, il senatore repubblicano Chuck Grassley ha chiesto al procuratore generale Merrick Garland se avesse intenzione di portare avanti l’inchiesta e procedere con le accuse. “Non pensa che il popolo americano meriti trasparenza e verità?”, ha chiesto Grassley.

Durante la stessa occasione, Grassley ha anche dichiarato che vi sono delle rivelazioni provenienti da diversi whistleblowers di cui sia l’Fbi che il dipartimento di Giustizia sono a conoscenza. “Il volume, la consistenza e la gravità delle accuse contenute in quelle dichiarazioni impongono al sistema di investigare seriamente Hunter Biden”, ha aggiunto Grassley.

Il procuratore generale Merrick Garland ha perlopiù evaso le domande e la puntualizzazioni di Grassley. Ha infatti dichiarato di aver autorizzato il procuratore del Delaware David Weiss a condurre le investigazioni. “Se volete sapere a che punto sono le investigazioni, dovete chiedere a Weiss”, ha infatti risposto Garland.

Grassley ha così concluso il suo intervento: “Vi dirò quello che penso. Se Weiss, il procuratore del Delaware, deve chiedere il permesso al procuratore generale scelto da Biden [ e cioè Garland] per confermare le accuse, capite bene che questa inchiesta è viziata da interferenze politiche.”

Persino il The Guardian aveva riportato qualche mese fa che diversi membri dell’Fbi concordano sul fatto che vi siano abbastanza prove per mandare in prigione il figlio del presidente. Se Weiss davvero debba o meno chiedere l’autorizzazione a Garland per formulare le sue accuse contro i Biden, non è dato sapere. Così come non sappiamo se i legali stiano abbandonando il caso perché magari hanno la sensazione che il loro ex assistito sia ormai divenuto indifendibile.

MARTINA GIUNTOLI

 

 

 

 

 

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