È notizia di qualche giorno fa, Jacinda Ardern, il primo ministro della Nuova Zelanda, ha fatto sapere di aver rimandato il matrimonio a causa dell’irruzione in terra Kiwi della variante  Omicron.

Per le sue folli politiche da“casi zero” questa versione del virus non è il massimo, anzi è proprio un incubo vista la velocità di trasmissione. Voler arginare la Omicron è come voler svuotare il mare con un secchiello. E infatti molti governi, come ad esempio quello inglese, hanno sfruttato proprio questa variante contagiosissima ma paucisintomatica per considerare terminate le restrizioni pandemiche.

Il primo ministro neozelandese invece ha riferito di voler tornare all’approccio che la nazione ha avuto nei confronti della variante Delta. E con appena 9 casi dichiarati la scorsa settimana, una famiglia di vacanzieri di ritorno da un matrimonio fuori dai confini, ha riattivato a pieno ritmo tutte le misure  anti COVID,  seppur con qualche interessante  ritocco qua e là. Spiccano su tutte le tempistiche delle quarantene che vengono imposte ai contatti con malati di Omicron: 14 giorni per contatti non stretti che arrivano però fino a 24 giorni per quelli più stretti. Una follia che non ha nulla di scientifico.

I matrimoni non sono tuttavia l’unico bersaglio della donna, che ha dichiarato di dover rimandare anche il suo previsto originariamente  per la settimana prossima. Anche le chiusure lo sono e, nonostante la Ardern si affretti a rassicurare la popolazione in conferenza stampa  , “non siamo affatto in lockdown, anzi teniamo tutto aperto”,  è altresì vero che il governo ha previsto  tre livelli di allarme per la gestione pandemica, e vista la contagiosità di Omicron anche se non sarà un lockdown dichiarato,  ogni singolo cittadino in Nuova Zelanda finirà per essere tracciato entro breve e quindi rimarrà in quarantena, chiudendo il paese.

Inoltre, in previsione di una rapida escalation di contatti, il governo ha anche deciso che tutta la supply chain  venga sottoposta a regolare testing per evitare che gli scaffali si svuotino. Grant Robertson ha affermato “Abbiamo visto cosa è accaduto nelle altre nazioni che non hanno organizzato bene il loro sistema di approvvigionamento  e non ci vogliamo ritrovare con i supermercati vuoti”.

Esperti sanitari dell’ Università di Otago,  tuttavia, in un loro articolo sul blog parlano di modificare la strategia di approccio in  una strategia di mitigazione piuttosto che di soppressione, ma si ha onestamente sentore dell’esatto contrario a leggere quanto da loro dichiarato .

Si parla infatti di incrementare il numero dei test, di utilizzare maschere FFP2, di continuare la campagna vaccinale, (si ricordi che la Nuova Zelanda ha un record del 92 % della popolazione che ha completato il ciclo con due dosi ed un 55% di soggetti che hanno anche fatto il booster). Infine si auspica un ritardo nella diffusione della variante Omicron per dar modo al maggior numero di bambini dai 5 agli 11 anni di fare il vaccino e rientrare nella fascia di popolazione protetta.

In sostanza pare proprio che la Ardern non ne voglia sapere di abbandonare la narrativa pandemica, anzi vuole  tornare in pieno alla sua ormai improponibile  “politica casi zero”. La roccaforte del tracciamento e della quarantena non si scosta di un millimetro dalle vecchie politiche.

La Ardern è così. Le costasse il matrimonio.

MARTINA GIUNTOLI

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