Presunti medici propagandavano i lockdown su Twitter: erano account falsi.

Adesso che molte magagne del social stanno spuntando come funghi, ecco un’altra grana, rivelata dal San Francisco Standard.

Joshua Gutterman Tranen, che si auto-descrive come autore omosessuale e attivista della comunità LGBTQ+, sembra aver scoperto che diversi account Twitter di medici ultra ortodossi del Covid erano falsi.

Come si legge, si trattava di account di specialisti super cauti nei riguardi di pandemia, mascherine, contatti tra persone, morti da virus.

Erano anche gli account di persone plausibilmente titolate che mettevano in guardia dalle terribili conseguenze di un allentamento delle restrizioni.

A proposito della Cina si leggevano nei loro post cose improponibili del tipo:

Non capisco come ci si possa ribellare al lockdown imposto dal governo cinese. Se lo avessimo avuto noi, avremmo sconfitto la pandemia.

Almeno due di loro piangevano un proprio familiare perso per il virus a cadenza regolare, come se il destino si accanisse sempre sulle stesse famiglie.

Davvero troppo per passare inosservati. E in realtà per lungo tempo gli account sono rimasti tranquillamente al loro posto, raccogliendo il supporto di utenti che piangevano con loro le perdite dei propri cari.

Tuttavia c’è stata una coincidenza che ha permesso di scoprire che quegli account (che pubblicavano ma non rispondevano mai ai commenti) erano del tutto falsi.

Tutti si dichiaravano membri della comunità LGBTQ+, la stessa di cui faceva e fa parte lo scrittore Gutterman Tranen.

Incuriosito dai profili e dal loro grande seguito, l’uomo si è accorto che aveva diversi follower in comune con i presunti medici.

All’inizio ho pensato che facessero parte della comunità accademica LGBTQ+. Incuriosito, ho cercato su Google i loro nomi e mi sono reso conto che in realtà le foto erano false ed erano contenute dell’archivio di foto di libero accesso dei motori di ricerca.

Dopo ulteriori ed accurate ricerche, Gutterman Tranen non trova alcuna traccia in rete delle carriere accademiche di nessuno di questi presunti medici.

Si converrà che essere medico e non avere un curriculum pubblico, o perlomeno essere parte di una istituzione sanitaria sia pubblica che privata, sia alquanto strano.

I presunti medici si presentavano come i simboli perfetti dei sanitari ultra “liberal”, a favore di restrizioni e durissimi con coloro che di catene non ne volevano sapere.

Uno di loro, Robert Honeyman, aveva dichiarato addirittura di aver contratto il virus del vaiolo delle scimmie, un virus che, presto dimenticato dai media, ha riscontrato ben poca risonanza sia in Usa che in Europa.

Honeyman, invece, così scriveva lo scorso luglio:

Non credete a quello che si dice sui media, è una malattia terribile che mi ha costretto a letto.

Un altro dei presunti medici, il dottor Gerold Fischer, che figurava come account aperto nel 2019, si dichiarava “orgoglioso mascherinomane”. Dichiarava anche di soffrire di long Covid, ovvero di pesanti e persistenti postumi del virus.

“Capitava”, racconta Gutterman Tranen, “di trovare anche post in cui gli account incriminati interagivano tra di loro, ma mai una singola volta che interagissero con gli altri utenti”.

Non è chiaro chi abbia gestito né chi abbia creato questi account. Ma questa non è la sola domanda che appare lecita a questo punto. Ci si dovrebbe anche chiedere perché questi account siano stati messi in piedi.

Lo scrittore sostiene che potrebbe essere anche una cosa fatta con buone intenzioni. Ovvero, ci potrebbe essere stato qualcuno che, volendo promuovere le restrizioni legate alla pandemia nella convinzione che ciò avrebbe salvato delle vite, avrebbe creato account falsi. Meglio se account di medici, perché comunque più autorevoli nel sentire comune.

Ma la ragione potrebbe risiedere da tutt’altra parte. Sembra infatti davvero non realistica l’ipotesi di Gutterman Tranen e lascia aperti molti interrogativi.

La creazione di account finti che spingono la propaganda global-corretta sembra più verosimilmente un’operazione fatta da chi di propaganda vive e sopravvive. Magari la politica, magari i social in accordo con Big Pharma. Non possiamo saperlo, ma sicuramente possiamo sospettarlo.

Purtroppo  anche lo scrittore è costretto ad ammettere:

Ormai siamo abituati al fatto che Internet e Twitter possano essere pieni di disinformazione, è un male ma è così.

Tuttavia, fa davvero sorridere che nell’era del riconoscimento facciale, dove si parla di Spid e identità digitale, ci si ritrovi ancora davanti a fenomeni come questo.

Ormai non basta rubare identità, se ne devono addirittura creare di inesistenti. E sono le più dure a morire.

MARTINA GIUNTOLI

 

 

 

 

 

 

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