Continua anche sotto il “governo dei migliori” lo shopping a prezzo di saldo del patrimonio industriale italiano. Dall’arrivo di Monti in poi buona parte della nostra struttura produttiva è passata in mani straniere e a fare la parte del leone negli acquisti sono state Francia e Germania.

Adesso tocca alla nostra compagnia di bandiera, Ita Airways, nata dalle ceneri dell’Alitalia.

I tedeschi di Lufthansa, insieme agli svizzeri di MSC, hanno manifestato al governo italiano, che attraverso il ministero del Tesoro controlla il 100% di Ita, l’interesse ad acquistare una quota di maggioranza della società italiana. I due gruppi chiedono però che il Tesoro mantenga una quota di minoranza della compagnia aerea e divenga quindi loro partner.

Non sono ancora noti i dettagli economici dell’offerta ma fonti governative lasciano trapelare che la cifra oscilla tra gli 1,2 e gli 1,4 miliardi di euro. Nel comunicato di Msc si parla di «interesse ad acquisire una quota di maggioranza» ma non è chiaro come questa quota dovrebbe essere ripartita tra Msc e Lufthansa.

Gli aspiranti acquirenti stranieri chiedono al governo un periodo di almeno 90 giorni in cui le trattative avverranno in esclusiva, senza che il vettore italiano possa contemporaneamente trattare con altri possibili investitori.

Mercoledì 12 gennaio, il presidente di Ita Alfredo Altavilla, nella sua audizione in Parlamento, ha detto che era ancora presto per parlare di alleanze e quote azionarie perché il piano industriale non è ancora completato ed ha spiegato che erano in corso tavoli paralleli con Lufthansa, Air France e Delta. A quanto pare però sono i tedeschi ad essere in pole position per l’acquisto.

E’ quindi probabile (anche se ancora non certo) che la nostra compagnia di bandiera entrerà presto nella “confederazione aerea tedesca”.  Lufthansa infatti ha già applicato con altre compagnie di bandiera fallite,  come la svizzera Swiss o la belga Sabena, il suo modello che prevede il  rilancio delle compagnie acquisite, alleggerite dai costi e dai debiti, con il loro marchio e la loro identità ma riducendo i costi, tramite l’utilizzo dell’infrastruttura di Lufthansa non solo per vendere i biglietti, ma anche per ottimizzare le spese operando attraverso un’unica centrale acquisti (si pensi tra l’altro ai pezzi di ricambio) e ottenendo sconti sostanziali.

Dopo anni di tentativi (già nel 2018 i negoziati con Lufthansa sembravano cosa fatta) i tedeschi sembrano ora sul punto di ottenere la nostra compagnia di bandiera, ma nel frattempo il governo Draghi ha provveduto a risanare la compagnia e ripulirla dai debiti attraverso la divisione in una bad company, la vecchia Alitalia, e una good company, appunto Ita, che è quella che i tedeschi vogliono acquistare.

D’altronde la disponibilità di “super Mario” a cedere a prezzi stracciati i nostri asset non è una novità, e viene in mente la famosa descrizione fatta da Cossiga in una trasmissione rai passata alla storia, in cui l’ex presidente della Repubblica descriveva Draghi come un vile affarista, liquidatore dell’industria pubblica e  affermava che, se fosse divenuto presidente del Consiglio, avrebbe svenduto il poco che rimane. Più che un’analisi una profezia.

ARNALDO VITANGELI

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