Schiacciato da una lastra d’acciaio di oltre una tonnellata mentre svolgeva l’attività di alternanza scuola-lavoro.
Giuliano de Seta, 18 anni, è morto all’interno dell’azienda Bc Service di Noventa di Piave.
Cioè: invece di mettere in discussione l’abominio dell’alternanza scuola-lavoro, che si sostanzia in uno sfruttamento legalizzato, l’esecutivo di Giorgia Meloni pensa ad aggiustare la normativa in caso di infortuni.
L’alternanza è infatti obbligatoria per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori.
Come se non bastasse, il caso di Giuliano è soltanto la punta dell’iceberg. Nel 2022 hanno perso la vita in simili circostanze anche il sedicenne di Fermo, Giuseppe Lenoci, e il diciottenne di Udine Lorenzo Parelli. Si stima inoltre che il Pcto (questo l’attuale nome tecnico dell’alternanza scuola-lavoro) dal 2017 al 2021 abbia comportato 296.003 infortuni e 18 morti.
Introdotta con la legge 107 del 2015 meglio nota come La Buona Scuola (premier era allora Matteo Renzi), l’alternanza ufficialmente sarebbe nata per “consolidare le conoscenze acquisite a scuola attraverso l’esperienza pratica e orientare percorsi di studio e di lavoro futuri“.
Durante lo svolgimento di questa “moderna modalità didattica”, lo studente non percepisce retribuzione né rimborsi spese. Di fatto, l’alternanza si è sostanziata nella possibilità, da parte delle aziende del territorio, di approfittare di operai a costo zero e senza diritti.
Il tutto, in accordo con le scuole.
Talvolta i giovani si trovano coinvolti in attività neppure coerenti con i percorsi didattici. La pratica pare voler addestrare all’ideologia schiavista del mondo del capitale, più che formare e avviare al mondo del lavoro o rappresentare un radicamento nel tessuto sociale, economico e lavorativo.
Prima ci si adegua, meglio è. Prima si assorbe una mentalità preposta alla sottomissione e più i padroni ci guadagnano: bisogna abituarsi da subito a corse affannate che non lasciano tempo alla vita, a lavori sottopagati, precari e senza diritti.
Stiamo parlando di giovani feriti e morti durante l’orario scolastico. La politica resta accondiscendente, i sindacati silenti. La scuola, nuovo volto dei mercati, è incapace di imporsi.
Sono stati manganellati e tratti in arresto i ragazzi che nei mesi passati sono scesi in piazza per ricordare le vittime, rivendicando un cambiamento nelle modalità di svolgimento di questa attività. Messi ai domiciliari a maggio 2022, quattro studenti attivi durante le mobilitazioni torinesi sono stati parzialmente liberati dalle misure cautelari solo il 27 dicembre.
Coloro che insomma lottano per i propri diritti vengono manganellati, ammanettati e dimenticati da tutti: a cominciare da chi avrebbe dovuto proteggerli.
I giovani che imbrattano i monumenti, paralizzano il traffico e spruzzano vernice sui Palazzi istituzionali vengono invece lasciati liberi di operare pressoché indisturbati. Evidentemente perché sono funzionali all’Agenda climatica.
FIORANGELA ALTAMURA