Notizia di fine giugno: il governo greco presieduto da Kyriakos Mitsotakis – discendente da una delle grandi dinastie politiche elleniche e formatosi nei templi accademici e finanziari del neoliberismo planetario –“incentiva” con un bonus di 150 euro, da spendersi in viaggi, musei, concerti (non in libri, a quanto pare), la vaccinazione “antiCOVID-19” dei giovani compresi tra i 18 e i 25 anni.

Il “prezioso” incentivo si presenta come una carta a consumo ed è denominato, all’inglese, “freedom pass”.

Se si ricorda che in questo 2021 si celebra il bicentenario dei moti che portarono alla liberazione della Grecia dal dominio turco, non può sfuggire l’implicazione politica e persino nazionalistica del pass sedicente “sanitario”.

Non entriamo in questa sede nella disputata questione relativa alla opportunità di un vaccino per un segmento di popolazione che, in Grecia come altrove, è a rischio pressoché nullo; osserviamo solo che se tutti i giovani greci interessati aderissero, e sono circa un milione, l’esborso per le casse di uno Stato, la Grecia, che ci viene descritto costantemente sull’orlo dell’abisso economico e finanziario sarebbe di circa 150 milioni di Euro, cui vanno aggiunti i costi diretti e indiretti delle inoculazioni. Tutto questo accade in un Paese dove  i tagli imposti alla sanità pubblica hanno prodotto un disastro per cui non solo i pazienti sono costretti a fornire di tasca propria agli ospedali i farmaci necessari alle loro cure, ma i tassi di mortalità infantile sono cresciuti a tal punto che si è parlato di una nuova “strage degli innocenti”.

Questa del “freedom pass” dovrebbe dunque risultare una misura incomprensibile, da “Stato libero di Bananas”, agli occhi di quegli organi di stampa e di informazione che a lungo hanno dileggiato in ogni modo le istituzioni e i comportamenti dei greci. Ma anziché ispirare approfondite analisi e ponderate riflessioni,

il “freedom pass” alla greca è presentato come una fra le molte voci del catalogo di misure, definite immancabilmente “creative”, con cui gli organismi pubblici propongono agevolazioni e “incentivi” a chi aderisce alla campagna vaccinale, specie in riferimento a giovani e adolescenti.

Bisogna peraltro riconoscere alla sventurata ma orgogliosa Grecia di giganteggiare in un panorama di nani. Vediamo qualche esempio.

Nella corsa al ribasso spicca il sindaco dem di New York, Bill de Blasio. Ai suoi concittadini vaccinati egli offre un hamburger con corredo di patatine fritte; ed è una contraddizione in termini che una misura presentata a tutela della salute venga accompagnata poi da junk food che di sano ha ben poco. Almeno più accorta in termini alimentari è la Regione Piemonte, che “incentiva” la vaccinazione degli adolescenti tra i 12 e 19 anni offrendo loro un cono gelato. Emozioni più sottili regala la Provincia di Belluno, che propone vaccinazioni sotto le stelle “allietate dalla lettura di passi della Divina Commedia” (testuale) in occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante. Da domandarsi come risuoneranno sotto le stelle certi passi dell’Inferno relativi agli ipocriti e ai traditori. Altre incentivazioni vaccinali venete ambivano invece a essere accompagnate da esibizioni di cantanti lirici: ma alcuni tra loro si sono onorevolmente rifiutati di prestare la loro arte a tali contesti.

Torniamo ai pragmatici Stati Uniti, meno sensibili alle lusinghe della cultura, benché distorte, come nei casi italiani e greci appena menzionati. Il presidente Biden, che impone l’obbligo vaccinale ai dipendenti federali, offre 100 dollari a mo’ di incentivo per ogni nuovo vaccinato. E’ probabile che, fra quanti offrono il braccio all’iniezione in queste circostanze, qualcuno sia convinto di avere fatto un affare, più o meno grande, e al contempo di avere adempito a quello che alte cariche istituzionali, riecheggiate più o meno bene a vari livelli della comunicazione, presentano come “dovere morale e civile”, se non come atto patriottico, da equiparare a una medaglia al valore. In questo modo portafoglio (o pancia) e coscienza finalmente cessano di contrapporsi e vanno a braccetto. O almeno, così si fa credere.

Degno di speciale attenzione, nel panorama delle incentivazioni, è un episodio italiano di inizio estate, quando intere “coorti” di diciottenni prossimi all’esame di maturità, dopo l’iniezione vaccinale, vennero gentilmente omaggiate dalla Regione Lazio di una copia della Costituzione della Repubblica Italiana, presentata come “vaccino per la libertà” (sic) e dono-premio per l’adempimento del loro dovere civico. Se qualcuno di quei giovani non si sarà accontentato di scattarsi un sorridente selfie mettendo in mostra l’aureo libretto ormai rimosso dalle aule ma reintrodotto negli hub, ma avrà anche provato a leggerlo, forse avrà notato più di un passo foriero di riflessioni in merito alle procedure e ai contesti in cui è stato elargito il dono.

Limitiamoci ai brani costituzionali sulla “pari dignità” e alla eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge, senza alcuna distinzione, nel “pieno sviluppo della persona umana” (art. 3), alla “libertà personale inviolabile” (art. 13), alla libertà di circolazione e soggiorno (art. 16), nonché alla libertà di ricerca e sviluppo scientifico e culturale (art. 9 e 33), senza che alcun trattamento sanitario possa essere imposto se non per legge (art. 32) e sempre e comunque nel rispetto della persona umana (ibidem). “Persona”, “persona umana”, un fondamento della Costituzione, tanto è vero che il termine e i suoi derivati compaiono oltre cinquanta volte in poco più di sessanta pagine, note incluse; è una “predica inutile”, se la persona può essere convinta, o meglio forzata, con un panino o con un gelato? Ma forse qualcuno reputa machiavellicamente che il fine giustifica i mezzi, e che la degradazione personale e istituzionale sia tollerabile, un male necessario in vista della sicura libertà dalla malattia.

Però la realtà dei fatti smentisce che il vaccino sia la sola via d’uscita dalla “pandemia”. Inoltre, a parte gli impressionanti dati europei sugli effetti avversi, basterebbero i recenti avvisi di Anthony Fauci o la cronaca delle nazioni-guida nella campagna vaccinale – Gran Bretagna e Israele – per sapere che al vaccino non si accompagna alcuna garanzia sanitaria, neanche a breve termine, sicché anche i vaccinati possono contagiarsi e contagiare.

E dunque perché mai “incentivare” una vaccinazione di massa di queste proporzioni, di cui mai nella storia si è visto l’eguale? Tragga le conseguenze chi legge, e contempli la possibilità che il vaccino, con quel che comporta, sia il mezzo per un fine che non è la salute.  

Ancora una nota per la nostra Costituzione, che nel diverso clima politico e sociale di qualche anno fa veniva celebrata come “intoccabile” e anche come “la più bella del mondo” da quelle stesse forze politiche e lato sensu culturali che oggi le fanno ripetuta violenza. Limitiamoci a ricordare che nella limpida prosa della Costituzione la parola “incentivo” non compare mai. Essa deriva dal latino incinere, “intonare”: designa il “suono che si intona con un canto”, il suono che dà il la, come quello del pifferaio magico nella famosa leggenda. Nel 1947, quando fu scritta la Costituzione, si aveva nitida conoscenza e viva memoria di certi pifferai che almeno tenevano il volto scoperto: dopo tre quarti di secolo, al tempo delle maschere che coprono i volti, “dovere morale e civile” dei cittadini è il discernimento nella babele delle voci.

PAOLO CESARETTI

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