Non temete, il titolo di questo articolo non è una suggestione suscitata dalla festa pagana di Halloween che si celebra ormai anche da noi, a beneficio dei bambini e persino di adulti attratti dalle sfumature oscure ed esoteriche di questo rito.
Né si tratta di figure cesellate sulla Porta dell’Inferno, di Auguste Rodin, che sarà esibita al pubblico, solo quello dotato di lasciapassare verde, dal 15 ottobre a Roma.
Le streghe cui mi riferisco, sono le donne libere che in ogni epoca hanno innescato processi di cambiamento, con un coraggio che è stato spesso punito e represso con la violenza più vigliacca, e che talvolta è mancato alla controparte maschile.
Oggi queste donne fanno tremare il castello di menzogne costruito attorno a una presunta pandemia ormai archiviata, e suscitano paura tra coloro ai quali la verità non farà sconti, quando saranno chiamati a rispondere dei crimini perpetrati contro l’umanità, che hanno mortificato.
Penso alla dott.ssa Nunzia Alessandra Schilirò, Vice Questore della Polizia di Roma, che si è distinta nella sua carriera per aver combattuto a difesa delle donne vittime di violenza, dei minori, contro il bullismo, e che ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.
Immagino lo stupore di questa donna libera che per aver difeso, da cittadina, la Costituzione sulla quale ha giurato, è ora sottoposta alla gogna e a numerosi procedimenti disciplinari da parte di chi fino a ieri la esaltava. Una donna sola sul palco di Piazza S. Giovanni a Roma, che ha parlato di diritti calpestati, e di Gandhi. Una donna pacifica, simbolo e manifestazione di un femminile capace di trasformare il mondo.
La genitrice – ne sono certa – di un potente effetto ‘domino’, di una reazione a catena di eventi benevoli, perché le sue affermazioni sono entrate nei cuori e nell’anima degli esseri umani pronti ad accoglierle come semi da custodire e far germogliare.
Ogni donna può diventare la madre ‘buona’ di un atto rivoluzionario. La vita è donata da colei che è capace di adoperare il proprio amore e la propria temerarietà per suscitare moti di libertà, e risvegli di coscienza.
Mi viene in mente un’altra donna libera, che ho molto amato: Mariangela Melato. Non si era lasciata sconfiggere dalla sofferenza, né da bambina (aveva avuto una grave patologia invalidante, e per questo aveva sviluppato una forte capacità introspettiva, come lei stessa raccontava), e neppure da adulta, per la malattia che poi l’ha piegata:
“Per quanto possano toglierti – spiegava – e nonostante ciò a cui dovrai rinunciare, se sei una donna libera, resti tale, anche nel giorno più buio.”
“Questo la gente sa di me: che sono una persona perbene, onesta, di cui ci si può fidare.”
Durante una conferenza con il suo pubblico, prima del debutto dello spettacolo teatrale che avrebbe portato in scena per alcune settimane a Milano, le chiesi se la singletudine ovvero la solitudine fosse il destino delle donne speciali (come lei). La mia domanda divenne il titolo dell’articolo che l’indomani uscì sul Corriere della Sera.
“Nella vita ho raggiunto i traguardi che mi ero prefissa, perchè sono molto determinata. Probabilmente se avessi davvero desiderato dei figli, e il matrimonio, li avrei ottenuti. In realtà mi sono sposata con il palcoscenico, con la mia arte, e ho scelto di essere libera.”
Questa fu la sua risposta, e anche la sua lezione magistrale. Sui desideri, gli obiettivi, e, soprattutto, la ‘libertà’.
REBECCA RAINERI