Il Consiglio federale svizzero ha deciso mercoledì di estendere l’obbligo del certificato Covid per far fronte alla difficile situazione negli ospedali, che non accenna a migliorare.

La misura era già stata anticipata nei giorni scorsi e le reazioni non sono tardate: critica la posizione dei ristoratori e del mondo culturale, che vedono minacciate le presenze. A livello politico è l’UDC a guidare il fronte dei contrari, in nome della libertà di scelta.

Centinaia di persone si sono riunite a Berna sulla piazza della stazione per una manifestazione spontanea contro l’estensione del certificato Covid, che viene giudicata dai manifestanti come un obbligo indiretto di vaccinazione.

Da lunedì prossimo, 13 settembre, il “Certificato vaccinale” – l’omologo del nostro Green Pass che attesta l’avvenuta vaccinazione, la guarigione o l’esito negativo di un test Covid-19 – sarà obbligatorio all’interno dei ristoranti, delle strutture culturali e per il tempo libero e alle manifestazioni al chiuso. Faranno eccezione le manifestazioni religiose e le manifestazioni per la formazione dell’opinione politica con un massimo di 50 persone. Esclusi dall’obbligo anche i gruppi di auto-aiuto.

I datori di lavoro potranno inoltre inserire il suo impiego nelle misure di protezione. I Cantoni o le scuole universitarie potranno prescrivere l’obbligo del certificato per i corsi di livello bachelor e master. In questo caso saranno revocati l’obbligo della mascherina e la limitazione a due terzi della capienza. Per altre attività universitarie continueranno a valere le regole previste per le manifestazioni.

Il provvedimento è limitato al 24 gennaio.

Il Consiglio federale elvetico, preoccupato per la tenuta delle terapie intensive, ha messo in consultazione (la decisione finale è attesa per il 17 settembre) un giro di vite importante per i non vaccinati che varcheranno il confine svizzero.

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