Chissà cosa direbbe Orwell nel vedere il suo più grande capolavoro, 1984, in scena da ormai due anni su tutto il pianeta, con registi, attori, comparse e sceneggiature degne dei grandi del cinema e del teatro: potrebbe persino farci i complimenti per quanto oltre ci siamo saputi spingere. E noi italiani siamo stati e siamo davvero maestri.
Una notizia che forse è passata sotto traccia, ma che invece darebbe conto molto bene della narrativa che siamo costretti a subire ogni singolo giorno in tv e per radio, è contenuta nel decreto del 12 ottobre 2020. Secondo lo stesso decreto, il ministero dello sviluppo economico decise di dare incentivi alle tv e alle radio in maniera tale da poterle sostenere economicamente. Molti settori produttivi hanno ricevuto sostegni o ristori, sia diretti che indiretti, una misura che l’allora governo Conte mise in atto per cercare (non riuscendoci) di attutire l’impatto della pandemia sull’economia nazionale e sulle tasche degli italiani.
Il decreto inoltre stabilisce dei lauti compensi da elargire alle emittenti, secondo un criterio piuttosto singolare, ovvero a seconda del numero di messaggi relativi al covid e delle fasce orarie in cui questi vengono trasmessi. Le fasce orarie praticamente coprono tutta la giornata, comprese le ore notturne, e vanno di sei ore in sei ore. Mentre i messaggi minimi da passare al pubblico durante la giornata sono di 6 in uno spazio temporale di 6 ore, la notte il numero si abbassa a 2. Avranno contemplato che forse qualcuno vorrà anche dormire, ammettendo che vi riesca. In sostanza, il governo dice ti pago e ti sostengo se dici quel che voglio che si dica.
Il decreto sottolinea ovviamente l’estrema necessità di questa misura, poichè l’informazione consapevole del cittadino, vista l’insorgenza dell’emergenza da coronavirus, è fatta esclusivamente per il suo bene, per prevenire il contagio e per conoscere le regole che lo stato decide per lui. L’utente deve essere preparato ed educato nel miglior modo possibile sull’argomento covid 19, attraverso notizie che sono scelte dallo stato, che non devono quindi prevedere un contraddittorio e che vengono presentate come verità assoluta. Nell’allegato al decreto, incredibile ma è così, un vero e proprio tariffario per radio e tv sia commerciali che comunitarie che arriva fino a 750.000 euro di soldi pubblici stanziati per avere in cambio un minimo di 20 passaggi quotidiani.
In sostanza, la narrativa covid, i virologi da salotto, i conduttori che ci fanno le prediche da mattina a sera sul rispetto delle regole, sul vaccino da inocularsi, sulle feste da non fare, sulle mascherine da portare anche a letto, sono pagati da noi con i nostri soldi. Come nel peggiore degli incubi, siamo noi che inconsapevolmente ci finanziamo la propaganda che non vogliamo sentire.
Non solo. All’articolo 3 dello stesso decreto si parla dei cosiddetti criteri di verifica. Il ministero dello sviluppo economico, featuring il ministero della verità, visti i lauti compensi elargiti, si vuol assicurare che si esegua quanto pattuito e propone controlli a campione sui piani di messa in onda delle emittenti radio e tv. Il mancato rispetto del contratto ovviamente ha come conseguenza la revoca del contributo. Ecco che quindi, tutti, ma proprio tutti, obbediscono e pur di non perdere un centesimo, si adeguano al copione.
Se guardiamo alla faccenda da questo punto di vista, forse comprendiamo il perchè di certe scelte operate da alcune trasmissioni e il perchè di certe affermazioni apparentemente forti e senza senso. I soldi. Sempre la maledetta pecunia.
Ma se da un lato ci siamo pagati la propaganda che ci hanno inflitto, abbiamo oggi uno strumento incredibilmente potente per fermarla. Spegnere la tv e scegliere da soli come informarci.
E come si usa dire nei paesi anglosassoni, se sono io a pagare, sono io a scegliere.
MARTINA GIUNTOLI