L’apparizione di Zelensky al Festival di Sanremo è il punto di arrivo di un processo graduale, che ha trasformato il palco dell’Ariston, luogo in teoria deputato all’arte, in un vero e proprio megafono politicizzato della propaganda di massa. Nel menù di quest’anno non c’è solo la retorica bellicista del presidente ucraino ma anche l’agenda gender o la “no-vax” pentita, redenta e per questo riammessa nel circuito sociale: Madame. Nel caso di Zelensky sembra tuttavia che si sia passato un limite. La disgustosa spettacolarizzazione della guerra in un contesto leggero sembra preludere a una volontà di preparare l’opinione pubblica all’ingresso dell’Italia nel conflitto: cosa cui la maggior parte degli italiani, anche quelli non risvegliati, sono e restano contrari. Per dire no a tutto questo, sabato 11 febbraio Democrazia Sovrana e Popolare (Dsp) scenderà pacificamente in piazza a Sanremo e sotto tutte le sedi Rai regionali. Ne parliamo con Antonello Cresti, vicesegretario di Ancora Italia Sovrana e Popolare, che di Dsp è parte.
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