
Occidente, Russia, Cina: guardare al mondo attraverso lenti diverse
Sanzioni che avrebbero dovuto mettere con le spalle al muro l’economia Russa, Cremlino isolato, convergenza e compattezza del blocco occidentale: lo abbiamo sentito dire fin dal secondo giorno dell’operazione speciale in Ucraina, in una cronaca che continua a non volere togliere i paraocchi e smettere di vedere l’occidente come il perno dell’economia e delle relazioni internazionai.
Se il progressivo sbriciolamento dei governi più ferocemente atlantisti, come quello inglese prima e quello italiano dopo, hanno dimostrato quanto siano precari i governi che non rappresentano la volontà dei cittadini, anche gli scenari economici sono stati un disastro per l’Europa che, con la rivalutazione del rublo, e la crisi energetica si trova ad un passo dall’abisso.
La favola dell’ isolazionismo economico della Federazione si è ormai rivelata agli occhi di tutti, cosi come le inverosimili previsioni fatte dalla stella cadente Draghi, secondo le quali le sanzioni avrebbero annientato la Russia.
I BRICS hanno fatto capire chiaramente, come se non fossero già bastate le parole di Putin. quanto sia miope e ristretta la visione di un mondo concentrato sui mercati delle “democrazie” europee e anglosassoni.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian, in un tweet, ha riportato due mappe che raccontano la divergente percezione del mondo da parte dei media mainstream, rispetto alla realtà.
“Cosa significa ‘Comunità internazionale’?” ha scritto Zhao . Nella seconda mappa sono evidenziati solo i Paesi che costituiscono “‘La comunità internazionale’ secondo i media mainstream occidentali”: USA, Europa. Canada, l’Australia, il Giappone e la Corea del Sud.
Una comunità che lascerebbe fuori Paesi ricchissimi di risorse reali come Medio Oriente, Africa, Russia e Sud America: dire che quella occidentale sia un’interpretazione esclusivista e irreale sarebbe poco.
Ed è proprio l’insistenza nel riproporre questo scenario a rendere diabolico il piano di chi decide, o pretende di farlo, la politica finanziaria ed economica della parte del mondo che abitiamo, che ha deciso di distruggere il tessuto produttivo delocalizzando proprio in Cina o in Asia in generale, e si sostiene solo grazie alle risorse energetiche e naturali proprio di quei Paesi considerati di “secondo piano”.
La Cina “sfida i nostri interessi, valori e sicurezza”, recitano le linee guida all’Alleanza Atlantica: dichiarazioni che avevano già destato malumori a Pechino.
E mentre Russia, India, Cina, stringono alleanze, decidono le sorti delle borse e delle aziende europee, continua indisturbato il suicidio dell’ UE, con l’aiuto dei funzionari di Bruxelles.
ANTONIO ALBANESE