E Bruxelles sa di avere i giorni contati.

Per l’UE, le elezioni presidenziali francesi hanno significato più del semplice futuro della Francia. Questo è stato un vero e proprio referendum sul progetto federalista dell’UE. Bruxelles ha visto in Emmanuel Macron una rappresentazione dell’UE e in Marine Le Pen una vera e propria minaccia rappresentata dal populismo.

Ecco perché l’oligarchia dell’UE é intervenuta direttamente nella campagna elettorale francese. Pochi giorni prima del secondo turno di votazioni, il primo ministro portoghese António Costa, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno rilasciato una dichiarazione congiunta su Le Monde, chiedendo agli elettori di scegliere Macron per “difendere i comuni valori europei comuni”.

Il tono della loro dichiarazione era particolarmente accorato. Hanno affermato che i valori di Le Pen e del presidente russo Vladimir Putin sono praticamente uguali. Hanno anche affermato che “i populisti e l’estrema destra nei paesi della comunità hanno trasformato Putin in un modello ideologico e politico, facendo appello alle proprie affermazioni nazionaliste. Hanno in pratica copiato i suoi attacchi alle minoranze e alla diversità.”

Onestamente questo é stato uno stratagemma cinico, dato che la loro dichiarazione stava chiaramente affermando che un voto per l’avversario di Macron sarebbe stato equivalente a dare un voto direttamente a Putin. Dati i livelli di disperazione manifestati dai leader europei, non sorprende che l’UE abbia risposto alla vittoria di Macron con un sospiro di sollievo. “L’UE è felice per la vittoria di Macron“, ha titolato la BBC. «Possiamo contare sulla Francia per altri cinque anni», ha dichiarato Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo.

La dichiarazione di Michel è eloquente. Esprime la sensazione che l’UE stia vivendo con i giorni contati. Michel comprende chiaramente che la Francia, la seconda economia più grande dell’UE, rimane profondamente divisa sul futuro dell’UE e che Bruxelles potrebbe non essere in grado di poter “contare sulla Francia” ancora a lungo.

I federalisti dell’UE sanno qual è il loro problema. In poche parole, l’UE manca di legittimità. I suoi leader sono ben consapevoli che sempre meno europei si identificano con l’UE è sempre più con le proprie nazioni. E quindi vedono qualsiasi aspirazione ad una maggiore sovranità nazionale come si guarda ad una chiara minaccia per il futuro dell’UE.

In tutta risposta, Bruxelles sembra intenzionata a cercare di anestetizzare i cittadini dell’UE al naturale richiamo della propria nazione e della sovranità nazionale in generale. Come parte di questo, il Parlamento europeo ha approvato all’inizio di questo mese una risoluzione che impegna l’UE allo sviluppo di un “curriculum comune” progettato per incoraggiare i giovani ad accettare un'”identità europea comune”.

Il linguaggio utilizzato nella risoluzione è completamente impregnato della solita retorica antipopulista. Propone la cittadinanza dell’UE come un vero e proprio antidoto a tutto il resto, dalla “polarizzazione sociale e dalla scarsa fiducia istituzionale alla retrocessione democratica, all’erosione dello stato di diritto, al nazionalismo escludente e alla strumentalizzazione dell’euroscetticismo per scopi politici“. Promette inoltre di affrontare “l’ascesa dei movimenti estremisti, la recrudescenza del razzismo e della xenofobia in tutte le sue forme, l’autoritarismo e la disinformazione“.

Attraverso quello che viene negato nella risoluzione, si possono intravedere i veri obiettivi di tutti coloro che rifiutano questo programma di educazione alla cittadinanza europea, vale a dire, i sentimenti nazionali e l’ideale di sovranità nazionale.

Per contrastare i sentimenti nazionali, il Parlamento europeo si impegna inoltre a rendere sempre più importanti in Europa “il rispetto per la diversità delle culture e delle origini e il rifiuto di ogni tipo di discriminazione contro le donne, le persone LGBTQ o le minoranze“.

È un segno dei tempi il fatto che Bruxelles sia costretto ad ottenere legittimità per il progetto federalista dell’UE attraverso la promozione di valori ultra liberali.

L’idea di cittadinanza qui discussa ha poco a che fare con il suo significato classico. La cittadinanza dell’UE è una forma essenzialmente vuota di cittadinanza che offre diritti formali mentre nega ai cittadini il diritto di plasmare le istituzioni che li governano.

Lo scopo principale della cittadinanza dell’UE è solo quella di diluire l’identificazione delle persone con il proprio paese. Promuovendo la cittadinanza dell’UE attraverso il curriculum, l’UE sta cercando di distaccare i giovani dalla loro comunità nazionale e reindirizzare la loro fiducia verso le istituzioni dell’UE.

È improbabile che questo curriculum pro-UE possa aiutare Bruxelles a superare il suo deficit di legittimità. Allo stesso modo, l’oligarchia dell’UE non può trarre molto conforto dal risultato delle elezioni francesi. Macron potrebbe aver correttamente compreso il significato delle sue elezioni come un referendum sull’UE, ed i suoi sostenitori potrebbero anche aver sventolato la bandiera europea alle sue manifestazioni elettorali.

Ma i risultati mostrano che c’è poco entusiasmo per l’UE in Francia, e anche coloro che hanno votato per Macron sono tutt’altro che innamorati di lui. È stato visto semplicemente come il male minore, rispetto a Le Pen.

Una percentuale sempre crescente di persone in Francia e altrove ora considera Bruxelles un’entità altra da sé. Per loro, la cittadinanza ha un significato nel contesto della propria nazione, non dell’UE. E Né Macron né un “curriculum comune” potranno cambiare questo dato di fatto.

Di Frank Furedi, traduzione Martina Giuntoli

 

 

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