Si doveva arrivare a questo, prima o poi. Si doveva arrivare alle liste di proscrizione di sillana memoria. Il Corriere della Sera, organo governativo sin da quando c’era Lui, pubblica la lista dei “filorussi”. Ovviamente in lista troviamo il nostro Giorgio Bianchi, definito dal Copasir “noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filorusso” (in una dittatura chi cerca la verità è definito propagandista o “agente straniero” e questo accade, in maniera speculare, verso i critici di Putin in Russia). Ovviamente in lista il professor Alessandro Orsini il cui filoatlantismo non basta in quanto non è acritico, poi Manlio Dinucci promotore del comitato “No Guerra No NATO” perché oggi essere pacifisti è un crimine (e questo accade specularmente nella Russia putiniana, quindi anche qui non vediamo differenze), Laura Ruggeri che vive a Hong Kong e scrive su Strategic Culture Foundation, ritenuta dagli analisti «rivista online ricondotta al servizio di intelligence esterno russo Svr», il pubblicista Alberto Fazolo e il senatore Vito Petrocelli che si dichiara “non sorpreso da questo maccartismo dilagante”. Il sottoscritto probabilmente è ancora un pesce troppo piccolo per essere in elenco, ma dopo questo articolo chissà.

Un maccartismo all’amatriciana che non solo ha il compito di individuare presunti agenti stranieri, ma anche individuare critici del regime di Draghi probabilmente da silenziare. “il vero bersaglio delle imboscate via social è Draghi” scrivono scandalizzatissime le signore Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini, e sottolineano come uno dei “segnalati”, Claudio Giordanengo, che nel 2019 si candidò per la Lega al comune di Saluzzo, attacchi sui social Draghi, Speranza e Biden. Uno dei tre è un presidente americano e da che mondo e mondo i presidenti americani subiscono critiche feroci sui social. O ci siamo già dimenticati la campagna cui venne sottoposto Donald Trump? Per il resto in democrazia è normale criticare i leader, anche in Italia. Ricordo che leader che hanno marcato la storia italiana ben più del piccolo affarista quali Andreotti o Berlusconi sono stati attaccati ferocemente e se il primo non sporse mai mezza querela, quando il secondo emise il famigerato “editto bulgaro” si alzarono alti lai sulla deriva autoritaria. E l’editto bulgaro fu nulla a confronto di questo.

Di fatto una lista di presunti filo-putiniani è qualcosa di gravissimo in un Paese che si defini(va) democratico e che ora è stato ridotto a mero stato di polizia. Quando Putin stilò una “lista nera” di presunti “agenti stranieri” nemici di Mosca tra i quali Khodorkovsky e Garry Kasparov subito i nostri media hanno urlato alla dittatura. E il Copasir non sta facendo lo stesso? In questo il regime di Draghi è molto simile a quello di Putin tralasciando le grosse differenze che passano tra lo statista russo e il firmasoldi italiano.

La lista nera dei filorussi è come la lista nera dei no vax. La Russia e il vaccino sono solo il pretesto di un regime traballante come quello eurodraghiano che, in procinto di cadere, getta la maschera e mostra il suo vero, sinistro volto.

L’Italia atlantista sta assomigliando sempre più alla DDR, con delazioni, liste di proscrizioni e spie. E un dittatore che sta cercando di creare un culto della personalità senza averne nemmeno le physique du role, che quantomeno Putin possiede.

ANDREA SARTORI

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