Molti sono rimasti stupiti dall’ultima uscita a Davos del quasi centenario Henry Kissinger, considerato uan specie di simbolo stesso dell’élite, sulla situazione in Ucraina: il Grande Vecchio dice chiaramente che non si deve cercare la sconfitta di Moscae che “Kiev deve rinunciare a qualche territorio”.

Sulle parole dell’ex segretario di Stato americano si sono sparsi, e si spargeranno, i proverbiali fiumi d’inchiostro. Consapevolezza che gli USA stanno perdendo e allora si corre ai ripari? Pragmatismo? Segno di uno scontro tra élites? La realtà é più complessa, e va oltre gli steccati ideologici rigidi degli atlantisti duri e puri da una parte e dei putiniani altrettanto duri e puri dall’altra.

Innanzitutto va sgomberato il campo da un equivoco: anche in Russia esiste un’élite e sono quei “siloviki” rappresentati proprio da Putin. La geopolitica è uno scontro di élites. Tra queste élites ci possono essere odi interni e alleanze trasversali. Bene, ora andiamo a Kissinger.

I rapporti tra Kissinger e Putin sono, a sorpresa, più che cordiali. Si parla addirittura di “vecchi amici”. Nel 2016 Kissinger consigliò l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump di accettare la sovranità russa sulla Crimea e di sospendere le sanzioni..

Potrebbe anche stupire che il Grande Vecchio considerasse “non impossibilel’uscita degli USA dalla NATO. Kissinger non guardava nemmeno con sfavore a Trump. “Penso che Trump potrebbe essere una di quelle figure della storia che appare di volta in volta per segnare la fine di un’era e costringerla a rinunciare alle sue vecchie pretese. Ciò non significa necessariamente che lui lo sappia o che stia considerando una grande alternativa. Potrebbe essere solo un incidente”. Lucidissima la visione dell’ex segretario di Stato: Times are changing, come cantava Bob Dylan.

E anche sulla questione cinese Kissinger è molto chiaro: rischio catastrofe se Biden e Xi non si mettono d’accordo” Queste parole risalgono al 2020 ma tornano d’attualità dopo le sconsiderate (e smentite dai suoi collaboratori) parole di Biden su Taiwan.

La linea di Kissinger è sposata almeno da un leader europeo: Emmanuel Macron che ha detto chiaramente che la Russia non va umiliata.

Lo scontro all’interno dell’élite occidentale è tra “pragmatisti” e “idealisti”. I primi, rappresentati da Kissinger e Macron (e forse da un più indeciso Scholz) sono consapevoli del disastro che arriverebbe dal cercare di umiliare Mosca. I secondi, capeggiati da Biden, George Soros, Boris Johnson e Mario Draghi, invece sono per la guerra totale.

L’idealismo è sempre qualcosa di pericoloso: don Chisciotte alla fine si schiantò contro i mulini a vento, ed è quello che stanno facendo i Paesi ostili alla Russia. Si stanno schiantando. E’ un buon segno che l’approccio pragmatico abbia avuto voce, e una voce autorevole in grado di contrapporsi a quella di Georse Soros che sempre a Davos ha chiesto la guerra totale.

Henry Kissinger è tutt’altro che un santo (ma quale uomo di potere lo é?) ma almeno ha un cervello abbastanza lucido anche a 98 anni suonati per capire i segni dei tempi.

ANDREA SARTORI

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