«La politica non può e non deve fermare le cure».

Così tuonava, in una piazza Duomo gremita di persone, il coraggioso e intraprendente avvocato Erich Grimaldi, fondatore del gruppo Facebook Terapia Domiciliare Covid-19 che ha riunito tutti i medici non piegatisi alle linee guida ministeriali, ovvero Tachipirina e vigile attesa, e hanno continuato a curare «in scienza e coscienza» i malati da Covid-19.

La seconda Conferenza Nazionale per le Terapie Domiciliari Covid-19 organizzata a Milano, dopo la prima a Roma l’8 maggio scorso, punta a una raccolta di firme da sottoporre al Ministro della Salute Roberto Speranza, a seguito della decisione del Consiglio di Stato di non revisionare i protocolli di cura domiciliare emanati dal Ministero. È bene ricordare che fu stesso Roberto Speranza a fare ricorso al Tar del Lazio contro la decisione presa in prima istanza che il 5 marzo scorso aveva dato il via libera all’utilizzo di profilassi di nuove cure domiciliari per la terapia farmacologica dei pazienti affetti da Covid-19. Nonostante l’8 aprile scorso il Senato si sia espresso pressoché all’unanimità a favore delle terapie domiciliari precoci che chiedevano al Governo la modifica delle linee guida.

Erich Grimaldi, giustamente, non ci sta! Organizza quindi in varie città d’Italia grandi eventi che consentano la raccolta delle firme. E dopo Roma e Milano (in una Piazza Duomo che contava circa 10000 persone), promette di organizzare lo stesso tipo di manifestazione a Napoli e Palermo.

Il gruppo nasce a seguito dell’intuizione dell’avvocato partenopeo di riunire medici, infermieri, moderatori (che gestiscono il contatto medico-paziente), pediatri e psicologi che si mettano gratuitamente a servizio della comunità, curando in telemedicina o, nei casi più problematici a casa, i malati da Covid-19. Basta un semplice post su Facebook (#TERAPIADOMICILIARECOVID19 in ogni regione) e un moderatore metterà in contatto il malato con i medici resisi disponibili, salvando migliaia di vite, senza aspettare il degenerare della malattia e l’ospedalizzazione.

Alcune persone guarite raccontano dal palco la loro esperienza. Qualcuno di loro si commuove, anche e soprattutto ricordando di non essere stato abbandonato e di aver percepito di poter contare sempre, giorno e notte, su qualcuno.

E tutti raccontano la stessa cosa: in pochi giorni, si può guarire.

Con altri riusciamo a parlare personalmente, ma sono reticenti perché sanno benissimo che le testate mainstream non hanno svolto un buon servizio per la comunità e temono che le loro parole vengano stravolte.

Hanno ragione!

È necessario riflettere attentamente su questo dato, che rende chiaro quanto tra cittadini e istituzioni si sia creato un invalicabile muro e quanto la fiducia si sia ormai affievolita cedendo alla disillusione.

Perché come sottolinea il Dottor Andrea Mangiagalli, medico di medicina generale di Pioltello:

«è impossibile che tutti i medici del gruppo abbiano avuto un’allucinazione collettiva».

E tutti utilizzano le stesse parole, di indiscutibile buonsenso, quando affermano di non aver inventato nulla e di aver semplicemente utilizzato farmaci già validati in precedenza dal Sistema Sanitario Nazionale, peraltro utilizzati da molte persone per tutta la vita. Ad esempio l’idrossiclorochina. Ne parla la Dottoressa Erminia Maria Ferrari, medico di medicina generale a Bergamo, che spiega che il tanto bistrattato medicinale abbia effetti collaterali in bassissime percentuali e nei rarissimi casi di persone che sono costrette a farne uso non una o due settimane, ma per tutta la vita.

Ricordano quanto sia fondamentale la tempestività e quanto questa consenta di non venire ospedalizzati, anche nei casi di persone con gravi patologie pregresse. Lo stesso avvocato Grimaldi racconta di avere una sorella disabile, salvata da morte certa grazie alle terapie domiciliari precoci. E urla a gran voce che se è stata salvata lei, possono essere aiutati tutti.

Come sono stati curati i genitori ultraottantenni di un signore che ci racconta di averli visti migliorare in quindici giorni, nonostante il tumore contro il quale combatte da tempo sua madre.

Così come è stato guarito un signore di mezza età, obeso, iperteso e asmatico, che sempre ai nostri microfoni narra la sua esperienza e il suo fortuito (e fortunatissimo) incontro con il gruppo a seguito di un servizio andato in onda a tarda notte alla trasmissione Fuori dal coro di Mario Giordano, grazie ai servizi di Angela Camuso, una delle poche giornaliste che si sono attivate per portare all’attenzione del grande pubblico l’operato di questi medici-eroi.

Quasi tutti ci raccontano la pessima esperienza con il medico di base, dal quale si sono sentiti rispondere di prendere la tachipirina e aspettare.

A tal proposito facciamo nostra la domanda del Dottor Mangiagalli: «Quale patologia acuta infettiva si cura invitando ad aspettare e vedere che cosa succede»?

Un’altra testimone ci racconta la difficoltà di reperire i medicinali, nonostante il foglio inviatale dalla Dottoressa del gruppo su whatsapp. Ci spiega infatti di essersi dovuta rivolgere ad un amico farmacista per poter avere la ricetta prescritta, dato che molti si sono rifiutati di consegnarglieli.

Assurdo che in una situazione di emergenza non si abbia come obiettivo prioritario cercare di curare le persone, evitando così ospedalizzazioni non necessarie, come ci racconta il coraggioso anestesista e rianimatore di Bari, Pierfrancesco Dimasi. Che rincara la dose, affermando che i protocolli dovrebbero essere validati a livello nazionale per proteggere la collettività e non a esclusiva tutela del Ministero della Salute.

Tuttavia Erich Grimaldi sa bene che mai nessuno al Ministero confesserà l’errore bocciando le linee guida precedenti e approvandone di nuove, ammettendo non solo di aver fallito durante la primavera scorsa, ma di aver perseverato ciecamente per tutta la seconda parte dell’anno 2020 e per i primi mesi del 2021. Anche perché moltissimi cittadini hanno perso i loro cari e sono pronti a sporgere denuncia.

Poiché, come sottolinea il Dottor Salvatore Totaro di Messina:

«La vigile attesa è la più crudele sosta che si possa fare»!

Accusati di essere stregoni, derisi e bersagliati da un certo degenerato giornalismo mainstream i medici non si arrendono e promettono che l’attività del gruppo continuerà, anche se non dovesse essere validato il loro protocollo a livello nazionale.

Tuttavia appare importante sottolineare un altro fattore che verosimilmente gioca un ruolo importante nella scellerata scelta di non curare. A parte il fatto che ammettere una cura contro il coronavirus, delegittimerebbe la procedura fast-track utilizzata per immettere sul mercato i vaccini contro la Covid-19. Si teme probabilmente che ammettere la possibilità di curare a casa i malati delegittimerebbe la campagna vaccinale e molti si sentirebbero più tranquilli sapendo che comunque la possibilità di guarire c’è. A prescindere dal siero. Ma come ricorda Max Rigano, giornalista tra gli organizzatori della manifestazione, le cure domiciliari precoci salvano la vita a prescindere dalle varianti.

Ma al grande pubblico del mainstream questo non viene raccontato.

Ora, poiché il refrain del momento si è concentrato proprio sulle varianti del virus e sul fatto che non si è a tutt’oggi a conoscenza di quanto la campagna vaccinale sarà in grado di proteggere da queste, perché non si cura a prescindere dall’iniezione?

I cui esiti in taluni casi sono stati funesti, soprattutto per persone giovani, come la diciottenne ricoverata in questi giorni in gravissime condizioni al San Martino di Genova a seguito della vaccinazione con Astrazeneca.

E come è possibile che cittadini che dovrebbero essere tutelati dallo Stato, che dovrebbe garantire la possibilità di fidarsi del Sistema Sanitario Nazionale, si salvino la vita solo perché, grazie a coincidenze fortuite, sono venuti a conoscenza dell’operato di Erich Grimaldi e del suo gruppo? A novant’anni si deve richiedere di conoscere i social network per salvarsi? A ben 15 mesi dall’arrivo del coronavirus in Italia?

Del resto cosa aspettarsi quando, anche di fronte all’evidenza di centinaia e centinaia di persone guarite, il rotocalco turbo-mondialista (come ben afferma il filosofo Diego Fusaro) Open, diretto da Enrico Mentana, consente l’uscita di un articolo di David Puente che titola: “Covid, la grande manifestazione a Milano del partito delle terapie domiciliari (e della cura che non c’è)”.

L’articolo del noto e indefesso debunker, rientra nella sezione fake-news e delegittima con il mefistofelico marchio del «falso» la manifestazione e le dichiarazioni dei medici e soprattutto dei pazienti guariti, molti dei quali affermano di essere stati letteralmente «presi per i capelli». Per Puente trattasi dunque di sola fortuna? Di sole coincidenze favorevoli?

Quando scrive «nonostante non ci siano evidenze scientifiche, il Comitato guidato dall’avvocato Erich Grimaldi chiede al Ministero della Salute di ascoltare le loro istanze», è consapevole della documentazione immane raccolta dall’organizzazione e del fatto che era stato avviato un tavolo con il Vice Ministro Pierpaolo Sileri che si era detto favorevole all’uso tempestivo e precoce delle terapie domiciliari? E che un protocollo di cura domiciliare precoce è stato redatto anche dal Professor Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri di Bergamo?

Quando Puente afferma che: «alcuni medici sostengono un protocollo dove risulta essere presente la tanto propagandata, quanto ritenuta inefficace dagli studi scientifici, idrossiclorochina» è consapevole del fatto che lo studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet è stato ritirato a seguito delle indagini del quotidiano The Guardian?

Puente chiude il tendenzioso articolo additando al pubblico ludibrio il medico e sindaco di Santa Lucia di Piave, Riccardo Szumski, tacciato di negazionismo e di essere no-vax. Peccato che Puente si dimentichi di raccontare che alla manifestazione era presente un comitato di sostegno al medico veneto, probabilmente il gruppo più numeroso e caloroso, che ha accolto il Dottore salito sul palco con una vera e propria standing-ovation.  Grati per le cure ricevute e per non essere stati abbandonati.

Ora, come è mai possibile che a un medico che ha curato e salvato tante vite venga affibbiata la patente di negazionista quando è lui stesso il primo a curare quel qualcosa di cui negherebbe l’esistenza?

Siamo forse in presenza del «dissociamento cognitivo» che cita spesso lo scrittore Roberto Quaglia?

O, molto più verosimilmente, siamo alla follia?

Chiude l’articolo affermando: «Si può curare la Covid-19 a casa? No, ma può essere gestita». E basta questo a dar piena ragione a Massimo Mazzucco che spiega come operi la mentalità dei debunkers: «Quieta non movere et mota quietare».

Si sa che sfidare le istituzioni, per qualunque causa, non sempre porta al plauso dei più. Le verità scomode danno fastidio e non consentono di abbattere con facilità i muri del preconcetto. Chi osa “metterci la faccia” viene spesso additato, etichettato, “mostrificato”, soprattutto in questo momento in cui il politicamente corretto è assurto a vero e proprio dogma.

Ma nella piena consapevolezza che la verità trova sempre la forza di venire alla luce, appare importante ora più che mai, raccontare le gesta di medici che si sono battuti per onorare il giuramento di Ippocrate e per portare all’attenzione di tutti le numerosissime testimonianze delle persone che sono state guarite e salvate.

E poiché solo la conoscenza permette all’uomo di evolversi davvero, è importante ora più che mai che l’Italia intera sappia che esiste un’associazione di volontari che lavora gratuitamente a favore della comunità e che difficilmente verrà messa a tacere.

Appare però triste sentire che molti hanno avuto più fortuna di altri perché sono stati assistiti nel modo giusto e non perché lo Stato si è preso cura di loro, come peraltro era stato promesso e come dovrebbe essere in una comunità civile.

E appare doveroso e amaro sottolineare come, in questo caso, la conoscenza salvi letteralmente la vita.

DIRETTA DELLA MANIFESTAZIONE:

https://www.facebook.com/medicinapiccoledosi/videos/984070765684910

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