Le voci sulle possibili dimissioni di papa Francesco non si spengono. Non è solo l’evidente declino della salute del Papa, sempre più spesso in sedia a rotelle, a farlo pensare. Ma ci sono anche quei segnali che il giornalismo fatica a cogliere, data la mancanza di cultura del giornalista medio, ma che una persona colta riesce a comprendere.

La celebrazione dell’apertura della Porta Santa è il segnale più forte per chi sa leggere tra le righe. La Porta Santa è stata infatti aperta alla basilica di Santa Maria in Collemaggio dove riposa Celestino V, il Pontefice che nel 1294 rinunciò al Pontificato e che viene generalmente identificato col dannato che “fece per viltade il gran rifiuto” collocato da Dante nell’Antinferno tra gli ignavi.

L’omaggio al Pontefice eremita, Santo per la Chiesa e (forse) dannato secondo Dante, non è nuovo. Fu proprio Benedetto XVI a rendere omaggio a Celestino V lasciando il suo pallio sulla tomba del Papa del Gran Rifiuto poco prima di seguirne le orme.

Papa Francesco si è affettato a pronunciare un’omelia che smentisse l’intenzione di seguire le orme di Celestino V e Benedetto XVI ma ovviamente, visto il forte precedente, il dubbio permane.

E i rumors su un possibile addio di Bergoglio si moltiplicano. Dopo il concistoro dello scorso 27 agosto, già si parla di un altro ad ottobre. Al momento i cardinali elettori “bergogliani” sarebbero minoranza e il Papa avrebbe fretta di creare un numero di porporati sufficiente per far sì che dal Conclave esca un Pontefice di impostazione progressista. Secondo tali voci il Papa rinuncerà nel 2023.

Alcune indiscrezioni trapelate al ritorno dal Canada dicono che il Papa per ora non sarebbe intenzionato a lasciare, ma che comunque non chiude del tutto le porte alla rinuncia.

Cosa c’é di sicuro? Nulla. Su queste cose don Camillo è uguale a Peppone, la politica vaticana, come quella sovietica, è sempre stata particolarmente opaca e impenetrabile. Va detto che almeno per quanto riguarda Benedetto XVI già da mesi giravano rumors sulla rinuncia

“Dalla Croce non si scende” aveva detto Giovanni Paolo II respingendo con forza l’ipotesi di lasciare, nonostante fosse contemplata dal diritto canonico, a causa della malattia. Una Chiesa con tre Papi di certo avrebbe una perdita d’immagine notevole, soprattutto se nella mente di molti resta il ricordo di Karol Wojtyla. Il Papa sarebbe ridotto ad una semplice carica, perdendo ogni sacralità.

Sta a Bergoglio. Qualora seguisse le orme del Papa polacco resistendo nonostante la malattia riscatterebbe del tutto un pontificato controverso (già le sue posizioni sulla crisi ucraina hanno fatto recuperare terreno, ricordando il miglior Wojtyla), altrimenti saranno tempi ancora più cupi per la Chiesa.

ANDREA SARTORI

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