Gli incubi di Biden: l’Arizona e il riconteggio dei voti

Le contestatissime elezioni presidenziali del 2020, che hanno portato alla Casa Bianca il democratico Biden, continuano ad essere al centro del dibattito pubblico negli Stati Uniti.

Domani, alle 13 ora locale, gli appaltatori incaricati della revisione dei risultati delle elezioni della contea di Maricopa presenteranno le loro conclusioni al Senato dell’Arizona.

La contea dell’Arizona di Maricopa  e il Senato statale a maggioranza repubblicana hanno raggiunto un accordo dopo una disputa durata mesi. Il governo locale di Maricopa si era sempre rifiutato di consegnare i registri delle apparecchiature di voto elettronico relativi alle elezioni del novembre 2020, ma alla fine il consiglio dei supervisori della contea ha accettato di fornire i materiali in questione.

Alla base della decisione di collaborare del consiglio della contea c’è la minaccia di perdere 676 milioni di dollari di entrate fiscali statali. Il procuratore generale dell’Arizona ha imposto  la data del 27 settembre come termine ultimo per soddisfare i requisiti delle citazioni in giudizio del Senato dello stato, pena la perdita delle entrate per la contea.

E’ l’ex deputato repubblicano dell’Arizona John Shadegg il supervisore del processo di controllo che ha avuto la responsabilità di nominare gli esperti per rivedere i registri e fornire le informazioni richieste.

Sotto la minaccia di perdere centinaia di milioni di dollari in compartecipazione alle entrate, oggi la contea di Maricopa si è accordata con il Senato dello Stato, in una vittoria per l’integrità elettorale e per i contribuenti dell’Arizona

ha dichiarato il presidente del Senato dello stato Karen Fann.

Sono proprio le operazioni di voto elettronico il centro della vicenda: la richiesta del senato era che la contea consegnasse i router e le password delle macchine per il voto, ma questo secondo gli amministratori della contea avrebbe costituito un pericolo per la sicurezza.

Il Senato dell’Arizona, a maggioranza repubblicana, avrebbe voluto consegnare i router e i codici alla società Cyber ​​Ninjas, con sede in Florida e il cui CEO Doug Logan è considerato vicino a Trump. Ma i dirigenti della Contea si sono opposti, volendo evitare a tutti i costi che analisti vicini all’ex presidente Trump potessero accedere ai sistemi di voto e monitorare ogni aspetto del processo elettorale.

Alla fine Shadegg e i suoi collaboratori avranno accesso ai router, ma solo per rispondere a eventuali domande del Senato, dunque non sarà possibile una verifica davvero accurata di come è andato il voto elettronico, senza il quale Trump sarebbe stato eletto presidente con un margine ampio di voti.

Il presidente del consiglio di amministrazione della contea di Maricopa, Jack Sellers, in una dichiarazione scritta ha sostenuto che

Una terza parte indipendente può confermare ciò che abbiamo sempre detto: l’attrezzatura elettorale non era collegata a Internet e non si è verificato alcun cambio di voto

Qualsiasi sia il verdetto di domani il presidente in carica, Joe Biden, appare ormai drammaticamente in crisi di consensi. Il disastro dell’Afghanistan e la contestata gestione dell’emergenza sanitaria hanno fatto crollare il consenso popolare per l’attuale inquilino della Casa Bianca e le polemiche sulla legittimità della sua elezione non si spengono.

Tutto questo in un’America sempre più polarizzate e divisa tra due fazioni che ormai si guardano come nemici, mentre sullo sfondo si profilano rischi di una vera e propria guerra civile.

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