Un nuovo attore si ritaglia uno spazio nel tentare una mediazione diplomatica con la Russia: si tratta di Israele. Il primo ministro Naftali Bennett si reca a Mosca durante lo shabbat per tentare la mediazione. Per l’ennesima volta poi ci prova il presidente francese Emmanuel Macron, che ottiene pure la possibilità per le aziende d’Oltralpe di restare su suolo russo. E poi è il turno del presidente turco Erdogan.
L’Italia non c’é.
Mario Draghi, che si dimostra ancora una volta un politico mediocre nonostante i peana dei Vespa e dei vari giornalisti compiacenti, l’ha detto subito: nessun dialogo con Mosca. Un dialogo che invece altri non hanno interrotto: non l’ha interrotto la Francia, potenza occidentale. Non l’ha interrotto Israele, storico alleato degli Stati Uniti. Non l’ha interrotto la Turchia, che è pur sempre nella NATO. Questi Paesi hanno fatto leva sulla loro possibilità di fare da ponte: la Francia ha rapporti storici sia con gli USA che con la Russia. Israele ha una fortissima presenza russa e mantiene rapporti privilegiati sia con Washington che con Mosca. La Turchia, ex nemico storico della Russia, ora tiene abilmente il piede in due scarpe. Queste nazioni si stanno ritagliando un ruolo strategico e geopolitico.
Un ruolo che poteva essere quello dell’Italia, da sempre ponte tra Russia e America. Con il Paese degli Zar l’Italia intrattiene rapporti strettissimi sin dai tempi di Ivan III il Grande che si prese architetti italiani per costruire il Cremlino: rapporti che non si interruppero nemmeno durante la Guerra Fredda, a tal punto che Fanfani fu un mediatore fondamentale tra Krusciov e Kennedy durante la crisi di Cuba.
L’Italia ha una tradizione diplomatica eccezionale, da Lorenzo il Magnifico “ago della bilancia italiana” passando per il Grande Tessitore Cavour per arrivare al Divo Giulio Andreotti che riusciva ad essere atlantista e contemporaneamente fare affari con Gheddafi e Unione Sovietica. Oggi abbiamo Giggino Di Maio che dà dell’animale a Vladimir Putin senza nemmeno rendersi conto del ruolo che ricopre.
Se vuoi davvero la pace devi portare i litiganti ad un tavolo e devi parlare con entrambi. Se chiudi i canali del dialogo e addirittura mandi armi o lasci che vengano arruolati mercenari o dipingi Putin come un nuovo Hitler non otterrai mai la pace. Non solo: scontrandoti apertamente con una potenza nucleare tu esponi i tuoi stessi cittadini ad un pericolo mortale anche in virtù della grande presenza di basi americane sul tuo territorio.
E diventi irrilevante. Si ripete lo stesso copione visto con la Libia dove l’Italia si è lasciata soffiare il suo ruolo politico privilegiato dalla Francia. Comunque vada a finire la storia, domani al tavolo delle trattative si siederanno Macron, Bennett ed Erdogan (assieme ovviamente a Xi Jinping e Biden), non Draghi. Se poi Macron ha ottenuto la permanenza delle aziende francesi su territorio russo, ci ha impartito una notevole lezione di real politik mentre nostre storiche aziende che collaboravano con la Russia falliranno.
ANDREA SARTORI
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