Che il giornalismo italiano non sia, in questo triste momento, al suo apice, è cosa nota.
L’ennesima conferma arriva in questi giorni, quando è scoppiato lo scandalo delle e-mail inviate e ricevute dal Dottor Anthony Fauci nel periodo tra gennaio e giugno 2020, ora rese pubbliche dal Washington Post e da Buzz Feed News, a seguito di una richiesta del Freedom of Information Act.
Ben 866 pagine di e-mail inedite, ottenute dal Washington Post e oltre 2300 ottenute da Buzz Feed News che raccontano gli immani scambi di posta che il Dottore ha avuto nel corso dei primi sei mesi della pandemia da coronavirus.
Divenuto una vera e propria star e osannato dai media quale eroe indiscusso nella lotta alla malattia e quale sola speranza per vincere la battaglia contro il virus, non poteva ora essere messo a nudo dai nostri più venduti giornali e non potevano certo emergere alcuni suoi (probabili) conflitti di interesse, peraltro già messi in luce nel corso dei mesi da giornalisti che invece amano ancora mettersi al servizio della ricerca della verità e della collettività.
Le email che giornali come Corriere della Sera e La Repubblica, nonché le testate online quali Ansa e Adnkronos, scelgono di far conoscere al pubblico sono le più edulcorate, quelle in cui al Dottore vengono rivolti elogi e ringraziamenti per il suo lavoro costante e nelle quali gli si chiede addirittura di riposare e di non lasciarsi travolgere dal troppo stress, dato che il mondo ha assoluto bisogno della sua leadership.
Si regala al pubblico l’immagine altruista di Anthony Fauci e si racconta di come egli avesse contatti con i medici cinesi per rassicurarli che avrebbero sconfitto insieme il nemico invisibile.
Facendo eco alla CNN e seguendone la linea editoriale, regalano tuttavia al pubblico un’immagine incompleta ed evitano di portare alla luce i messaggi più compromettenti e di sviscerare le questioni più spinose, mancando di dare risposte a domande che sempre più persone si pongono.
Per non voler far torto alla rivista online Open e al lavoro indefesso di debunking che svolge con metodo e passione ogni giorno, appare opportuno citare anche un altro articolo firmato da David Puente che invece si occupa della spinosa questione delle mail incriminate.
Come rimarca l’ottimo documentarista Massimo Mazzucco, David Puente è il re dell’attuale debunking, tecnica che tutti dovrebbero conoscere, per imparare a difendersi e a non lasciarsi fuorviare da metodi ben consolidati ma che non hanno come obiettivo portare alla luce la verità. Mascherandosi dietro al fact-checking e alla ormai ben nota lotta contro le fake-news, Puente intitola lo scritto in maniera molto eloquente: Le mail di Fauci dimostrano che il virus è stato creato in laboratorio? No! Torna la teoria dell’HIV.
Nell’articolo mostra alcune mail inviate a Fauci nel corso dei sei mesi ma non accenna mai alle risposte del Dottore, premunendosi solo di spiegare ai lettori che «chiunque poteva inviare una mail all’indirizzo istituzionale di Fauci scrivendo qualsiasi cosa».
Eppure questa banalizzazione (e l’ignorare fatti appurati, tecnica tipica del debunking come è stato più volte spiegato da Mazzucco), non trova riscontro nello scambio di mail, che fanno emergere uno spaccato ben più grave e ben più compromettente, che si ha il dovere di far conoscere, nella sua interezza ai lettori.
Il New York Post e il Daily Telegraph ricostruiscono accuratamente la vicenda e pongono l’accento sulla mail del Dottor Kristian Andersen, inviata a Fauci il 31 Gennaio 2020, che sembrerebbe confermare uno studio indiano dell’Università di Nuova Delhi dal titolo «Strane somiglianze di inserti unici nel coronavirus-19 di proteine dell’HIV». Lo studio venne ritrattato, come anche le dichiarazioni del Dottor Andersen, il cui lavoro, pubblicato sulla rivista Nature durante la primavera scorsa, esclude la possibilità che il virus sia stato bio-ingegnerizzato.
A seguito di questa mail, il virologo scrisse a Hugh Auchincloss, suo vice al NIAID (National Institute of Allergic Infectious Desease), di cui lo stesso Fauci è direttore, per informarlo di un documento del 2015 in cui si parla di gain of function, tecnica divenuta tristemente famosa e portata all’attenzione del grande pubblico italiano a seguito della ri-pubblicazione nella scorsa primavera di un servizio di Leonardo del TG3. Questa tecnica prevede l’alterazione di alcune proteine strutturali dei virus, che ne diminuiscono le vulnerabilità per renderli più forti, pericolosi e infettivi per l’uomo. Lo scopo di queste manipolazioni, permetterebbe agli scienziati di meglio conoscere e prevenire i rischi pandemici.
Anche se non si direbbe!
In questa mail si parla anche della dottoressa Shi Zheng-Li, del laboratorio di Wuhan, nota come Bat-Woman, per i suoi lavori sui coronavirus dei pipistrelli, i cui studi per ottenere chimere virali adoperando inserti genomici del virus HIV sono noti dal 2008. La scienziata collaborò in quegli anni con Ralph Baric, professore della Carolina del Nord e brevettò col suo gruppo di ricerca un gamma coronavirus manipolato con quattro inserti genici ai fini di prevenire ad un vaccino, come ben spiega il medico e ricercatore italiano, prof. Joseph Tritto nel suo libro Cina Covid-19. La chimera che ha cambiato il mondo.
Ma è Fox News ad offrire lo spaccato più inquietante, con un articolo del giornalista Tyler Olson che riporta le parole del senatore repubblicano Rand Paul che ha dichiarato al Tom Rotten Morning Show (di mercoledì 2 giugno 2021) che il Dottore, oltre a essere a conoscenza dei gain of function del laboratorio di Wuhan, ne fosse un indiretto finanziatore. Il senatore cita infatti un’altra mail incriminata, con Peter Daszack, direttore dell’organizzazione Eco Health Alliance, che ricevette grosse sovvenzioni dal NIAID di Fauci e anche dal NIH (National Institute of Health, di cui il virologo fa parte) e che girò questi aiuti economici al laboratorio di Wuhan, proprio per studiare i coronavirus dei pipistrelli.
Fauci si è difeso, spiegando che i soldi dei contribuenti americani non sono stati utilizzati per i gain of function del laboratorio di Wuhan, ma non ne sembra convinto il New York Post che nemmeno troppo velatamente accusa il virologo proprio di questo.
Sempre il senatore Rand Paul, racconta che in una successiva mail Peter Daszack ringraziò Fauci per aver messo a tacere le fughe di notizie provenienti da Wuhan. E sempre il coraggioso senatore ricorda che Peter Daszack era membro di un team dell’OMS che condusse le indagini all’Istituto di Virologia di Wuhan all’inizio del 2021. Indagine stroncata dalla Casa Bianca per assoluta mancanza di trasparenza.
Anche il senatore repubblicano Tom Cotton ha dichiarato a Fox News che il Dottor Fauci dovrebbe ‘smetterla di giocare’ e rispondere alle domande sul suo ruolo nel finanziamento del laboratorio di Wuhan.
Appare superfluo citare i numerosi studi pubblicati nei quali si sostiene la teoria della bio-ingegnerizzazione del virus, dato che chi ha seguito accuratamente tutta la vicenda ne è certamente a conoscenza ed appare inutile ricordare le posizioni del premio Nobel Luc Montagnier, che pure venne ridicolizzato indecorosamente dai media per le sue dichiarazioni ed appare anche inutile riportare alla luce le accuse dell’ex Presidente americano Donald Trump, che alla teoria dell’origine naturale del virus non credette mai.
Appare però chiaro che la tempistica giochi sempre un ruolo fondamentale nei giochi di potere e negli asset geopolitici e sarebbe opportuno domandarsi come mai proprio ora siano venute alla luce queste inquietanti mail.
L’Occidente accusa la Cina, che a sua volta accusa gli americani e il laboratorio di Fort Detrick, nel Maryland, chiuso nell’estate del 2019 per problemi strutturali. E appare rilevante sottolineare che solo pochi giorni fa il Dottor Fauci, smentendo le sue pregresse posizioni, paventò la possibilità che il virus non fosse il risultato del salto di specie, ma una chimera virale.
Coincidenza che a seguito di queste dichiarazioni i grandi social media abbiano smesso di censurare qualsiasi video, articolo, studio o libro azzardasse l’ipotesi della fuga dal laboratorio? Censura che a ogni modo avrebbe dovuto portare ciascun cittadino a indignarsi e a chiedere a gran voce che si chiamasse questo atteggiamento con il suo vero nome: eversione.
Nell’attesa che vengano alla luce altri dettagli, appare di fondamentale rilevanza sottolineare che i cosiddetti complottisti forse non avevano tutti i torti.