Non paghi del fatto che la pietosa demagogia terzomondista del blacklivesmatter stia rimbambendo i protocolli sportivi e che fenomeni razzisti come il blackwashing (quote imposte di attori afro) e il color blind (ignorare ogni coerenza etnica fra personaggio storico e l’attore assegnatogli) stiano monopolizzando il palinsesto di colossi come Netflix e Disney (doppiaggio compreso), ora, i paladini dell’etnicamente corretto sono alla disperata ricerca di ancestri africani che possano nobilitare l’altrimenti insulsa storiografia italiana.
Un drappello di artisti, per lo più di origini straniere e impegnati su fronti immigrazionisti, rievoca in un cortometraggio la figura di Alessandro de’ Medici, un personaggio storico di dubbia fama politica e sbiadito retaggio dinastico. Per fugare fraintendimenti storici, ci siamo documentati sul suo conto presso un insigne docente fiorentino, il prof. Domenico Del Nero, il quale ci ha confermato quanto ambigue siano state le gesta del cosiddetto “Moro di Firenze” e soprattutto quanto opachi ne siano stati proprio quei natali che i giovanotti in questione invocherebbero invece a suffragio di santità, per una figura in odore di tirannia, frequentazioni torbide e morte violenta.
In particolare, il prof. Del Nero sostiene, in un suo articolato saggio, che la rivalutazione del duca deve partire da una accurata valutazione delle fonti storiche – soprattutto archivistiche – che almeno in parte sembrano giustificarla, ma non certo da considerazioni di carattere “etnico” di qualsiasi tipo.
“Il primo capo di stato nero dell’Europa Occidentale moderna era Afroitaliano. E questa è la sua storia”, leggiamo sulla pagina Facebook dedicata al progetto.
Già il concetto di “afroitaliano” applicato a un fiorentino del sedicesimo secolo è piuttosto raffazzonato; ma, soprattutto, di grazia, da quando in qua il colore della pelle di un qualsiasi personaggio storico (diremmo di qualsiasi individuo) può assurgere a caratteristica qualificante?
La verità è che trattasi dell’ennesimo maldestro tentativo in voga globalista di rintracciare nei personaggi storici europei improbabili discendenze etniche votate a legittimare fenomeni come l’immigrazione clandestina e a sobillare pretese, da parte dei residenti di origine straniera in Italia, di stravolgimenti costituzionali e socio-economici come lo ius soli.
Perché è di questo che stiamo parlando, leggendo quanto dichiarato alla stampa dagli stessi autori del progetto.
Peraltro dall’articolo si evince che la raccolta di fondi a supporto della produzione del cortometraggio, che solitamente viene effettuata prima di realizzare il girato per affrontarne i costi, stavolta è stata organizzata successivamente proprio al fine di implementarne la propaganda; segno che si tratta di ambiti cultural-politici che non hanno certo bisogno di elemosine.
Ora, anche volendo stare alla narrazione quasi agiografica degli autori de “Il Moro”, Alessandro de’ Medici sarebbe stato il figlio segreto di un papa lubrico, Clemente VII, e di una serva un po’ cosciallegra proveniente dall’Africa; dove sarebbe dunque il merito del protagonista? Grazie a quali gesta, a quale nobiltà d’animo, a quali meriti politici egli sarebbe assurto alle cronache storiografiche, tanto da meritare una simile apologetica?
Ebbene, il revisionismo storico, soprattutto su base etnicista, è sempre stato visto come il demonio dal politicamente corretto (e in certi casi anche dal codice penale); parole come ancestro vengono addirittura segnate in rosso da Google (provare per credere), pur di screditarne ogni “sehnsucht”. Tuttavia, se si tratta di fare demagogia globalista, come al solito, tutto è ammesso, anzi è incentivato e finanziato.
Chi davvero si sente italiano, dovrebbe dimostrare di amare questo Paese per come lo raccontano i manoscritti, per come lo dipingono gli affreschi, per come lo istoriano le sue statue e i suoi bassorilievi. Insomma, per come questo paese è. Ma se, al contrario, per sentirsene cittadini si necessita di scovarvi a tutti costi antenati illustri provenienti da altri continenti, forse si sta amando il Paese sbagliato.