Ursula von der Leyen non dovrà prendersi il disturbo di rispondere pubblicamente alle domande dell’Europarlamento sul suo ruolo personale e diretto nelle trattative segrete con Pfizer per il maxi contratto di vaccini Covid.

L’ha graziata giovedì 16 febbraio 2023 la Conferenza dei presidenti: il cuore e il motore dei lavori del Parlamento europeo, durante una riunione svoltasi – come d’abitudine – a porte chiuse.

Lo ha riferito per prima la testata Politico, specializzata in vicende dell’Unione europea.

I LOBBYSTI PFIZER POTRANNO ENTRARE ALL’EUROPARLAMENTO

Politico aggiunge un particolare. La Conferenza dei presidenti non ha accolto nemmeno la proposta di vietare ai lobbysti di Pfizer l’accesso al Parlamento europeo. La richiesta derivava dal fatto che l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, per due volte aveva rifiutato di rispondere alle domande del Parlamento europeo.

Vero che, se i lobbysti non possono entrare nella sede istituzionale, essi possono ugualmente incontrare i parlamentari in qualsiasi altro luogo: al bar, mettiamo. Ma i lobbysti di Pfizer non dovranno nemmeno prendersi il disturbo di andare al bar.

LA TRATTATIVA TRA VON DER LEYEN E PFIZER

Al maxi contratto per i vaccini Pfizer e al ruolo che vi ha avuto von der Leyen è legata la vicenda dei messaggi che ella ha scambiato con Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer. Ufficialmente sono evaporati. Il quotidiano New York Times – statunitense, non europeo – si è rivolto alla magistratura per ottenerli.

Sembra ora quella l’unica via attraverso la quale – forse! – si getterà un po’ di luce su una vicenda che tocca drammaticamente le tasche dei contribuenti. Il maxi contratto Pfizer nel quale von der Leyen è intervenuta è stato stipulato nella primavera 2021, quando l’approvvigionamento di anti Covid non costituiva più un problema. È il più consistente fra tutti quelli firmati dalla Commissione europea per conto degli Stati membri. Prevede la fornitura di 900 milioni dosi (i residenti nell’Ue sono meno di 450 milioni), più un’opzione per altri 900 milioni.

I SOLDI DEI CONTRIBUENTI

Prezzo pattuito a carico dei contribuenti? E chi lo sa, tutto segreto. Se è vero che, come scriveva il Financial Times,  ogni dose costa 19,5 euro, le 900 mila dosi certe valgono oltre 17 miliardi. I 900 milioni di dosi opzionali non risultano acquistati.

Questi 900 milioni di dosi di Pfizer costituiscono il grosso dei vaccini che vengono forniti agli Stati Ue in questo 2023. Non servono. Finiscono in pattumiera. Ma bisogna pagarli con soldi pubblici. Si calcola che nel corso dell’anno la sola Italia debba conseguentemente sborsare un miliardo. Un ulteriore miliardo: si aggiunge ai due miliardi (ma forse di più) precedentemente stimati per i vaccini di troppo che rappresentano la quota parte italiana dei sovrabbondanti acquisti Ue. Va poi inserito nella spesa pubblica, ovviamente, anche l’ignoto costo dei vaccini inoculati.

ARMI ALL’UCRAINA E VACCINI, STESSO METODO

Che istituzione curiosa, l’Unione europea. Pretende di dar lezioni di democrazia al mondo però non si riesce a sapere come e a quali condizioni la Commissione europea ha comprato i vaccini Covid con soldi pubblici. Non si riesce a sapere cosa si sono detti la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer. Il Parlamento europeo non ha neanche la possibilità di porre pubblicamente domande in proposito a von der Leyen.

Unica cosa nota: complessivamente tutti i contratti per i vaccini Covid, se si esercitano anche le opzioni di acquisto, valgono 71 miliardi e prevedono dieci dosi per ogni cittadino europeo. E a proposito della cosiddetta democrazia europea, si sa che il Parlamento europeo, il solo organo elettivo Ue, è anche il solo parlamento occidentale che vota ma che, da solo, non decide nulla.

E attenzione, perché adesso c’è la proposta di comprare armi all’Ucraina con lo stesso metodo usato per i vaccini Covid. Ossia, affidando l’impiego dei soldi pubblici alla Commissione Europea, al riparo dal processo elettorale (cit. Mario Monti) e dal controllo pubblico.

CHI HA “GRAZIATO” VON DER LEYEN

Sebbene composta da parlamentari europei, anche la Conferenza dei presidenti che ha graziato von der Leyen prende le sue decisioni al riparo dal processo elettorale. Cioè a porte chiuse e senza che si possa sapere come hanno votato i suoi componenti.

Siedono nella Conferenza la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e i presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo. C’è anche un rappresentante dei parlamentari non iscritti ai gruppi politici, che in questo momento sono 46 su 704: ma costui partecipa senza votare. Per gli altri che invece votano, non vige il principio, tipico delle cosiddette democrazie occidentali, di “una testa, un voto”. Si vota per millesimi, come nelle assemblee di condominio: ciascun voto ha un peso pari al numero dei parlamentari rappresentati.

Non è noto il motivo per il quale la Conferenza dei presidenti ha deciso che Ursula von der Leyen non dovrà scomodarsi a rispondere alle domande del Parlamento europeo.

La Conferenza ha stabilito di sollevare le “preoccupazioni” del Parlamento europeo a proposito di von der Leyen e Pfizer durante il prossimo incontro istituzionale con la stessa von der Leyen. Si tratta di un incontro a porte chiuse che avverrà in data imprecisata. Praticamente, il tema farà la fine di una bolla di sapone.

GIULIA BURGAZZI

 

 

 

 

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