Ci chiamavano complottisti” potrebbe essere il titolo di un best seller in libreria in questo momento. Ma se fare domande equivale a chiamarsi complottista, beh, non siamo più soli: questa volta è proprio il mainstream a venirci dietro ed a porsi le stesse domande che facevamo e ci facevamo già molto tempo addietro.

A questo giro tocca a  Mario Giordano nella sua ultima puntata di “Fuori dal Coro” con un video choc trasmesso in prima serata, rimosso in seguito dalla piattaforma Mediaset e poi ricaricato, che offre uno eloquente spaccato ospedaliero sulle intubazioni ad oggi 17 febbraio. (Qui la versione integrale)

Fin dagli esordi della pandemia COVID nel marzo 2020, la questione dell’intubazione è rimasta al centro di animate polemiche specialmente per quei pazienti sottoposti ad una pratica che poi si è scoperta essere non solo inutile ma dannosa in caso di polmoniti atipiche.

A distanza di ben due anni, come se nulla fosse cambiato, nel servizio TV si vede come molti medici seguano ancora protocolli completamente fuori da quella che è l’esperienza derivante dalla pratica clinica.

A rimarcarlo con grande forza è Luciano Gattinoni che racconta di come la polmonite da COVID, quindi il trattamento di pazienti avanzati nell’infrazione, sia ancora categorizzata come polmonite tipica con trattamento routinario, quale la ventilazione assistita o forzata. “Non è possibile che dopo due anni la gente venga ancora precocemente e inutilmente intubata, come se tutti questi mesi non ci avessero insegnato niente”, continua Gattinoni.

E la cosa più grave, non è solo la pratica di per sè, che nelle polmoniti semplici risulta spesso di supporto, ma l’esito cui spesso la pratica porta nel caso del paziente COVID.

Si osserva chiaramente che nel problema vascolare del polmone la pressione sulla parete già rovinata da una circolazione sanguigna non ottimale provoca  il danno irreversibile del tessuto”, continua Gattinoni.

Questo si ascolta anche in diverse testimonianze dirette o indirette di persone che hanno “percepito una certa insistenza nel voler intubare i propri cari” quando si trovavano in ospedale.  Non è ormai raro sentire di  a pazienti che  hanno addirittura richiesto di farsi portare a casa e di non continuare la degenza che stavano percependo “inadatta”.

Ma se lecitamente possiamo pensare che la morti della prima ondata COVID siano in gran parte state proprio provocate dalle  intubazioni precoci sui pazienti, quindi da un approccio inconsapevolmente errato, perché dopo due anni, quando tutto questo è ormai chiaro e clinicamente evidente,  si continua a perpetrare l’errore? E ancora prima perché continuiamo a far arrivare il paziente COVID in ospedale?

Ci chiamavano complottisti”, si sa, ma viene inevitabilmente in mente un passaggio della Gazzetta Ufficiale di non molto tempo fa in cui si presentava un vero e proprio listino prezzi: 3mila euro di rimborso per un ricovero, che diventano addirittura 9mila in caso di terapia intensiva o subintensiva. E a ben ricordare le intubazioni sono ancora ai primi posti per rimborsi dello Stato. Sarà forse questo ciò che si nasconde dietro a tanta insistenza?

Ogni paziente ha un costo. Ormai lo abbiamo imparato sulla nostra pelle. Ma anche la verità lo ha. Qual è il suo posto nel listino prezzi?

MARTINA GIUNTOLI

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