E adesso, con il venticinquenne siciliano che si è dato fuoco ieri, lunedì 7 febbraio, i casi sono diventati tre. Tre persone che si danno fuoco in otto giorni sono davvero troppe.

Cioè, è di troppo ogni singolo gesto di disperazione, in quanto segno di enorme sofferenza personale e di fallimento collettivo: il benessere o il malessere individuale dipendono dalle relazioni con gli altri. Ma tre fatti così atroci e così ravvicinati pongono un enorme interrogativo. Come stanno gli italiani, dopo due anni di Covid e di restrizioni? La risposta, inequivocabilmente, è una sola: gli italiani stanno male. Molto male. Stanno così male che i più sofferenti si danno addirittura fuoco. Nessuno sembra preoccuparsene: il virus troneggia, unico e incontrastato, nei pensieri delle autorità sanitarie. Ed è questo, probabilmente, uno dei principali motivi dell’enorme malessere individuale e collettivo.

La cronaca, innanzitutto. Il venticinquenne siciliano si è cosparso di liquido infiammabile e si è dato fuoco nella sua casa a Capri Leone, frazione Rocca (Messina). L’agenzia Ansa scrive che era  soffriva di crisi depressive. Ustioni sul 70-75% del corpo. E’ grave. Di altro, si sa poco o niente. Così pure si sa poco del professore di Rende che ha aperto la tragica serie delle torce umane.

Qualche particolare in più sull’altro episodio, quello avvenuto ad Oderzo (Treviso). Un kebabbaro multato perché non aveva il green pass si è versato una bottiglietta di benzina sugli abiti e si è dato fuoco in strada. Soccorso, ricoverato; condizioni serie ma non gravi.

In quest’ultimo caso, è inequivocabile e netto il legame diretto con le regole Covid, che è stato chiamato in causa anche per spiegare il fatto di Rende. Nulla di tutto ciò per il venticinquenne di Capri Leone: nelle cronache, non si trovano accenni a Covid e green pass. Si parla solo della sua depressione: ma in realtà Covid e depressione viaggiano a braccetto.

Non siamo “progettati” per gestire l’isolamento derivato dai lockdown. Subito dopo quelle esperienze, gli esperti hanno segnalato ansia, panico,  insonnia; addirittura sintomi da stress post traumatico. Poi, anche senza lockdown vero e proprio, sono venute restrizioni e clima di paura che rendono le strade deserte mentre l’economia sempre più cola a picco. Il conseguente senso di precarietà ha quintuplicato i sintomi depressivi mentre il suicidio è diventato la seconda causa di morte fra i giovani. E i bambini, e gli adolescenti, poi!, che a quell’età l’assenza di relazioni sociali costituisce una ferita profonda.

Avremmo bisogno che la società tornasse ad essere sociale. Invece abbiamo soltanto un bombardamento 24/7 di notizie terrorizzanti sul Covid finanziate dal Governo. Non giovano né alla verità né alla socialità. Tantomeno giovano al tono dell’umore. E poi abbiamo i perenni discorsi d’odio sui no vax, il capro espiatorio che serve a non parlare del resto: una sanità che esiste solo più per vaccinare, le attività economiche che chiudono, i licenziamenti, la povertà che avanza perfino fra chi ha un lavoro. In questo quadro, il Governo ha eliminato il bonus psicologo dalla legge di bilancio. Almeno quello, no?, poteva essere almeno un segno di interessamento alle tante sofferenze umane. E invece niente. State male? Arrangiatevi.

L’Italia, infatti, sta male e non riesce più nemmeno ad arrangiarsi tanto bene. Fatto salvo l’estremo rispetto per i drammi dei singoli, questo ci stanno dicendo le tre torce umane.

GIULIA BURGAZZI

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