Divampa di nuovo la guerra civile in Ucraina, che vede l’esercito regolare schierato contro le repubbliche separatiste e filorusse del Donbass. Divampa al punto che i ribelli filorussi iniziano oggi, venerdì 18 febbraio, ad evacuare verso la Russia i vecchi, le donne ed i bambini.
L’evacuazione costituisce l’anticamera della guerra vera fra l’Occidente e la Russia? Probabilmente no. Per fortuna.
L’evacuazione ha un aspetto positivo, fatto salvo il rispetto per il dolore dei profughi. Significa che i civili non potranno diventare inermi scudi umani in balìa dell’esercito ucraino e degli eventi. Significa di conseguenza che la Russia non dovrà intervenire per difenderli. In pratica, l’evacuazione disinnesca una potenziale fonte di guai immensi.
Portando via i civili dal Donbass, la Russia conferma l’intenzione di non volere la guerra. Mentre invece i media occidentali continuano a scrivere che nel Donbass la Russia cerca un pretesto per invadere l’Ucraina.
Dunque, salvo sorprese, il conflitto nel Donbass continuerà ad essere una guerra civile all’interno del territorio dell’Ucraina. Non tracimerà in una guerra dell’Ucraina e dell’Occidente contro la Russia. Per ora, le cronache parlano di bombardamenti ucraini sul Donbass, di strade deserte e del suono delle sirene che annunciano l’allarme aereo.
La guerra civile nel Donbass è iniziata nel 2013. E’ una conseguenza dei cosiddetti fatti di Euromaidan: il rovesciamento del regime di Kiev. L’Ucraina, che prima guardava alla Russia, cominciò a guardare agli USA e all’Unione Europea. Victoria Nuland, alto funzionario statunitense allora incaricata degli affari europei, a Kiev distribuiva biscotti ai manifestanti filo UE
In questo contesto è nata la ribellione delle province orientali ucraine – il Donbass, appunto – particolarmente legate alla Russia anche dal punto di vista della lingua. Sempre in questo contesto è maturata l’annessione da parte della Russia (previo referendum) della Crimea, ancor più vicina – non solo geograficamente – alla Russia stessa. Ucraina, Stati Uniti, UE eccetera continuano a considerare la Crimea come facente parte del territorio ucraino: e non della Russia.
Salvo qualche fiammata, la guerra civile nel Donbass è rimasta a lungo congelata in seguito agli accordi di Minsk del 2014 e 2015, raggiunti con la mediazione di Francia e Germania. Gli accordi prevedevano fra l’altro che l’Ucraina riconoscesse uno statuto speciale alle sue province ribelli: cosa mai avvenuta.
GIULIA BURGAZZI
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