Censura in Ucraina, ormai il bavaglio è ufficiale. La Verkhovna Rada, ossia il Parlamento, ha detto di sì lo scorso giovedì 13 dicembre 2022. Manca solo la firma di Zelensky alla legge che mette i media sotto il controllo dello Stato.
Il controllo dei media diventa così totale che lo critica con parole di fuoco perfino il portale Open Democracy. Quest’ultimo è espressione dei poteri forti statunitensi e della finanza globale: fra l’altro George Soros figura nell’elenco dei collaboratori di Open Democracy, che descrive la sua figura con parole lusinghiere.
Open Democracy ha parlato della legge sui media nel novembre scorso, quando era in avanzato stato di gestazione. Ha spiegato che essa subordina tutti i media, compresi quelli digitali, ad un organismo statale, il Consiglio nazionale per le trasmissioni radiofoniche e televisive. Quest’ultimo ottiene il potere di ammonire, multare e chiudere i media stessi.
Un bavaglio del genere, ha scritto Open Democracy, non esisteva neanche durante le presidenze di Kučma (1994-2005) e di Janukovič (2010-2014). Anche se Open Democracy non lo specifica, erano tutti e due politicamente vicini alla Russia. Janukovič, poi, fu destituito da Euromaidan: la svolta filo UE ed atlantista. Se la fa addirittura Open Democracy, l’affermazione che ai loro tempi in Ucraina c’era una maggiore libertà di stampa pesa più di un macigno.
Open Democracy ha linkato il testo, in ucraino, della legge che istituisce la censura: è la numero 2693. La settimana scorsa, i media, ucraini ma non solo, hanno salutato l’approvazione della legge 2693 con squilli di trombe e rulli di tamburi, sostenendo che si tratta di un passo in avanti nell’integrazione con l’Unione Europea. Quest’ultima, così solerte nel fare le pulci sulla democrazia ai governi sgraditi, tace.
Peraltro, l’Unione Europea ha taciuto quando l’Ucraina ha letteralmente liquidato i partiti di opposizione. Ha taciuto perfino di fronte alla gogna che l’Ucraina ha istituito. Si tratta dell’usanza, scomparsa nel resto d’Europa dal Medio Evo, di legare ai pali i sospetti ladri o i sospetti collaborazionisti russi per esporli a botte, ingiurie e sputi dei passanti.
È questo il nuovo che avanza in Europa, sono queste le “riforme” che l’Europa ci chiede?
GIULIA BURGAZZI
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