Che il conflitto ucraino russo sia destinato a imboccare un profilo diverso da quello adottato finora era nell’aria da tempo.

Le false flags, le continue provocazioni da parte dei leader occidentali, della Nato, ma, particolarmente, l’invio, dall’occidente, di armi sempre più sofisticate e rivolte all’attacco piuttosto che alla difesa, sono fattori che hanno convinto il Cremlino ad abbandonare l’ approccio morbido, che sembrava avere abbracciato all’inizio dell’ operazione speciale, ed aprire un fronte ben più simile a quello di una guerra vera, combattuta utilizzando la parte più letale dell’apparato bellico.

Non si parla di nucleare, no di certo, ma sembra che durante un incontro tra il vice primo ministro Yuri Borisov e il presidente Vladimir Putin, si sia parlato di  “sviluppo di tipi unici di armi da parte di specialisti e designer russi”. 

Già in possesso dei missili ipersonici contro i quali la Nato sembra imbarazzantemente indifesa, da qualche tempo si sono visti volare i Sukhoi Su-57, nuovi caccia di produzione russa, e i “droni kamikaze”,  piccoli aerei telecomandati che restano a lungo in volo, in attesa di individuare l’obiettivo.

Adesso “Il nuovo programma di armi mirerà a creare tipi di armi qualitativamente nuovi, compresi quelli non tradizionali, comprese armi a energia diretta, armi cinetiche, nonché sistemi di controllo dell’intelligenza artificiale e sistemi robotici “, ha affermato Borisov.

Si tratta di armi, in corso di sviluppo, che nel giro di pochi anni potranno ragionevolmente potenziare il già letale apparato bellico della Federazione, grazie al nuovo programma statale di riarmo, già approvato.

Questo annuncio tiene il paso a quello secondo il quale il nuovo programma di Putin sarebbe quello di prodursi i chip direttamente “in-house”, cioè in Russia, in modo da non dover condividerne l’architettura con nessuno.

La strada sembrerebbe lunga ma non così tanto se pensiamo che in un decennio scarso la Cina è riuscita, partendo praticamente da zero, a studiare e realizzare microchip che riescono a tener testa ai ben più blasonati prodotti occidentali.

Se pensiamo a quello che l’intelligenza artificiale già riesce a fare in ambito civile, nei nostri dispositivi tecnologici, nella domotica, e calcoliamo che la tecnologia di massa è, per asserto, almeno un decennio più arretrata rispetto alla ricerca in ambito militare, ci possiamo fare un’idea di quello che potenzialmente dovremo affrontare in caso di conflitto con un Paese come la Russia: conflitto verso il quale i vari Draghi, Di Maio, Mentana e gli altri soliti noti ci vogliono a tutti costi trascinare.

ANTONIO ALBANESE

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