C’era una volta il mondo, quello reale: con il mare, le terre emerse e il cielo, lassù. Le stagioni, le mezze stagioni. Erano i tempi di Newton: facile che una mela, una volta matura, si staccasse dall’albero e cadesse al suolo. Incredibile, ma vero: legge di gravità, la chiamavano.
Millenni prima, i cugini ancestrali – Neanderthal – disegnavano bisonti sulle pareti delle caverne. Oggi, i nuovi Neanderthal (che nelle caverne vorrebbero farci tornare) hanno un sogno pittorico: imbrattare di vernice anche la Cappella Sistina. Per salvare il pianeta, ovviamente.
DI CHI È LA COLPA?
E certo: oggi sta soffrendo terribilmente, il geoide errabondo. Per colpa di chi? Lo si è già scoperto, a tempo di record. No, il cattivone non è il megadirettore galattico, figurarsi. Il reo – processato per direttissima – è proprio il ragionier Ugo Fantozzi. Chi l’avrebbe mai detto?
Ieri era solo uno scansafatiche, il tipico italiano mangia-spaghetti, tutto chitarra e mandolino. Ora ha assunto un profilo addirittura criminale: quello del negazionista climatico. È un assioma: se si estinguono anche le balene, la responsabilità è tutta sua. Ancora a piede libero, si ostina a circolare con la sua archeologica Bianchina, anziché in monopattino.
NOI, GLI INCORREGGIBILI
Ecco spiegato il mistero: la colpa è di Fantozzi, calamitoso consumatore irresponsabile. Ieri votava partiti-spazzatura guidati da ladroni. Merito suo, se poi è esploso il debito pubblico. Non ha mai imparato: non ce l’ha fatta a diventare tedesco, olandese, svizzero. Ma ora, finalmente, è stato smascherato.
L’atroce negazionista climatico – nemico pubblico, Uomo Nero da denunciare, isolare e possibilmente internare in manicomio – è la vera causa di tutti i mali. Il reato commesso? Gravissimo: osa mettere in dubbio che sia il clima, a guastare la Terra. E che sia l’uomo a guastare il clima.
ACHTUNG, PARLA BONELLI
Così almeno ragiona un Carneade come l’oscuro Angelo Bonelli, la cui anagrafe politica conferma ufficialmente l’esistenza (nominale, almeno) di un’entità che si richiama ancora all’ambientalismo: il Sole che Ride, quello che trent’anni fa si occupava effettivamente di fenomeni autentici, non immaginari, davvero inquinanti.
Oggi invece il censore ha una preoccupazione immediata: far tacere chi osa contraddirlo. Vietare: verbo comodissimo, universale e senza tempo. Trogloditico, imperiale, pre-civile. Dunque, sempre di gran moda. Tu non sei d’accordo? Bene, io ti tolgo la parola. E se insisti, mal te ne incoglierà. Sì, esatto: ci sta proprio minacciando, il tizio.
BUGIE E DIVIETI
Che meraviglia, proibire. Vietato sospettare che il debito pubblico fosse un artificio, così come l’esplosione dello spread. Vietato dubitare della versione ufficiale. In una parola: vietato pensare. Il terrorismo islamico? Roba genuina, purtroppo. Le guerre imperiali americane? Provocate da loschi dittatori, contrari all’esportazione della democrazia. Le epidemie di paura? Naturali, anche quelle: inevitabili. L’Ucraina? Aggredita dal malvagio Putin, senza una sola ragione. Ergo: la teologia climatica è indiscutibile.
Sfugge, il nesso? Male. Perché in realtà non fa una grinza, il non-ragionamento: perfettamente coerente con la scienza politico-mediatica degli ultimi decenni. Una costante: criminalizzare il dissenso, dopo aver rintronato il pubblico con i consueti ferri del mestiere. Le frottole a reti unificate, il panico sapientemente coltivato. E il senso di colpa: voi, Fantozzi di tutto il mondo, dovete tremare. Dovete pentirvi, fare sacrifici, umiliarvi. In ginocchio sui ceci, crocifissi in sala mensa.
TEOLOGIA CLIMATICA
Dati alla mano, a smentire il dogma climatico provvedono 1.500 scienziati? Buffoni, come il loro complice impersonato da Paolo Villaggio. La nuova religione va imposta nel solito modo, alzando il volume. Ormai esiste un solo problema: quello. E chi non ci crede è un infame, un traditore, un essere indegno. Un negazionista.
Di fronte a tanto, viene da domandarsi se una situazione così patologica – più che la politica, l’informazione, la cultura – non debba investire direttamente la dimensione psicoterapeutica. Una bella perizia psichiatrica, innanzitutto, per i poveri ragazzi (raggirati, frodati) che credono di combinare qualcosa di buono – di eroico, magari – sfregiando monumenti e bloccando la tangenziale.
CERVELLI AZZERATI
L’aspetto più impressionante è il risultato ottenuto: l’azzeramento dei cervelli. Un’ottima notizia, per chi domina il mondo. Ne può trarre indicazioni lusinghiere: il trucco funziona a meraviglia. Racconti che gli asini volano, e loro ci credono. Non solo: si accaniscono contro i negazionisti, ancora convinti – i citrulli – che i quadrupedi svolazzino solo nelle fiabe.
Ha funzionato l’altro ieri, con l’austerity punitiva. Ha funzionato tre anni fa con l’ipnosi pandemica. Ha continuato a funzionare con la crisi ucraina. Come fare a meno, di un giocattolo così perfetto? Perché non usarlo anche per rendere autoritaria e dittatoriale persino la sciagurata bufala climatica?
DOGMA: VIETATO FIATARE
Sono abilissimi, nel giocare con le parole. Dicono che il negazionista è l’inqualificabile cretino che non riconosce l’esistenza del cambiamento climatico. Peccato che quel cretino, semplicemente, non esista: chi mai potrebbe negare la fluttuazione delle temperature, in un pianeta che – da quando esiste – vive continui sbalzi, addirittura drammatici?
A fare la differenza è il sottotitolo. Primo comandamento: il cambiamento attuale è il peggiore di sempre, il più rapido e pericoloso. Prove? Non servono, basta e avanza la fede. Secondo comandamento: la mutazione è indotta dall’emissione umana di anidride carbonica. Testi smentita da eminenti studiosi, tra cui svariati Premi Nobel. Ma evidentemente sono dei buontemponi, o dei vecchi rimbecilliti come Montagnier.
NESSUNA SOLUZIONE
E tra parentesi: quali sono le soluzioni in programma, per adattare la società al (reale) aumento periodico delle temperature? Quale strategia politica è stata messa sul tappeto, per contenere il rischio idrologeologico e per sostenere intanto l’agricoltura? La risposta – l’elettrico, il digitale, l’intelligenza artificiale – farebbe ridere, se non ci fosse da piangere.
Già, perché la situazione del pianeta è davvero spaventosa. Non per via del clima, ma a causa dell’altro problema, quello vero: l’inquinamento. L’avvelenamento. La cementificazione selvaggia, la deforestazione. L’industria pesante. I traffici e i trasporti in crescita esponenziale. La continua devastazione degli ecosistemi. Ecco il dramma: quello che la favola climatica sta letteralmente oscurando.
INQUINAMENTO: LA VERA TRAGEDIA
Il solo inquinamento atmosferico, ad esempio, deriva dalla diffusione di gas e polveri sottili. Principali fonti di intossicazione, nell’ordine: attività industriali, centrali energetiche, impianti di riscaldamento. Poi, naturalmente, c’è anche il traffico: civile, commerciale, industriale. Terrestre, aereo e navale.
Lo si può leggere tranquillamente su Wikipedia: i gas di scarico delle navi sono ritenuti altamente dannosi: dal 2010, più del 40% dell’inquinamento atmosferico sulla terraferma proviene dai natanti. Lo zolfo sprigionato nell’aria dà luogo alle piogge acide, che minacciano i raccolti e le foreste, oltre che la salute di tutti.
NAVI VELENOSE
Secondo Irene Bloombing, portavoce della coalizione ambientale europea “Mari a Rischio”, il carburante utilizzato dalle petroliere e dalle mega-portacontainer emette circa 50 volte più zolfo di un camion per ogni tonnellata di carico trasportato. E l’esplosione della Cina come “manifattura del mondo” non fa che ingigantire il problema.
Secondo varie fonti, una quota rilevante del riscaldamento globale di origine antropica sarebbe riconducibile proprio alle navi. I motori rilasciano diossido di zolfo, ossidi di azoto e polveri sottili, che vanno ad aggiungersi a monossido di carbonio, anidride carbonica e idrocarburi. Risultato: aria inquinata, caligine, piogge acide, eutrofizzazione dei mari ed estinzione progressiva dei pesci.
LA MORTE DAL CIELO
Nel libro “Ninety percent of everything”, la giornalista Rose George rivela che il 90% di ciò che compriamo arriva via mare. Eppure, del trasporto marittimo si parla pochissimo: siamo troppo distratti da cose più serie, come il terrorismo climatico. Così perdiamo di vista i numeri: ogni giorno, sui nostri oceani, sono in viaggio 20 milioni di container.
Se poi si alzano gli occhi al cielo – scrutando l’orizzonte ormai regolarmente velato dal rilascio persistente dei velivoli – si scopre che sono 26.000 gli aerei che decollano giornalmente. Impiegano carburante sporchissimo. Secondo il “Guardian”, un volo da Roma a Londra (andata e ritorno) emette 234 chili di anidride carbonica per passeggero: è più della media prodotta annualmente da un cittadino africano.
LE SCIE DEGLI AEREI
Il 30% di queste emissioni – spiegano gli scienziati – si dissolveranno nell’atmosfera solo in trent’anni. Il 50% rimarrà con noi per qualche secolo, mentre il 20% resterà in circolo per migliaia di anni, tra le altre cose contribuendo anche ad alterare il clima. Secondo l’Istituto di Studi Ambientali ed Energetici di Washington, il rilascio delle scie degli aerei ha un ruolo notevolissimo nell’aumento delle temperature globali.
In ogni caso – è piuttosto intuitivo – a saltare agli occhi non è l’eventuale micro-variazione climatica: il primo effetto è proprio l’avvelenamento. Lo confermava già nel 2007 una storica rilevazione dell’Oms, citata in Italia dall’Istituto Superiore di Sanità. Era il primo rapporto sull’impatto delle condizioni ambientali sulla salute, paese per paese. Principale fattore di rischio: proprio l’inquinamento.
L’OMS: DI INQUINAMENTO SI MUORE
Bonificando l’ecosistema – si legge nel report, riportato dall’Iss – in tutto il mondo si potrebbero evitare 13 milioni di morti ogni anno. In alcuni paesi, addirittura un terzo delle malattie potrebbero essere prevenute con miglioramenti ambientali. In 23 Stati, un decesso su dieci è dovuto al consumo di acqua non potabile. Prime vittime, i bambini fino a 5 anni: rappresentano il 74% dei morti per malattie diarroiche e infezioni alle vie respiratorie.
Questi sì, sono dati certi: nel continente europeo, secondo l’Oms, fino al 20% delle morti totali potrebbero essere evitate con interventi ambientali. Tra le aree più fragili, l’Est Europa. Le minacce: fattori ambientali tradizionali (la scarsa qualità dell’acqua) e aspetti più “recenti” (l’inquinamento atmosferico e chimico). Ancora non era nata, la teologia climatica: gli esperti si occupavano di problemi reali.
BAMBINI A RISCHIO
Vera e propria emergenza, la salute dei minori: «Anche in Europa sono i bambini i più esposti ai rischi ambientali: sotto i 19 anni, la percentuale delle morti dovute a cause ambientali sale al 34%». Neppure il Belpaese è al sicuro: «Per quanto riguarda l’Italia, i dati indicano che la percentuale del carico delle malattie attribuibili a cause ambientali è del 14%, per un totale di 91.000 morti all’anno, di cui 8.400 per inquinamento atmosferico».
Inquinamento, non alterazione climatica. Avverte uno studioso come Stefano Mancuso, autore di sbalorditive ricerche sull’intelligenza delle piante: sarebbe iniziata la sesta estinzione di massa, dopo le altre cinque che al pianeta è già toccato subire. Pessime notizie: ogni anno si estinguono specie animali e vegetali. Una progressione inesorabile, velocissima.
ESTINZIONE DI MASSA
Lo conferma uno studio realizzato da un gruppo di biologi delle Hawaii e di Parigi, pubblicato su “Biological Reviews”. È in atto un aumento drastico dei tassi di estinzione di molte specie viventi, assicura Robert Cowie, principale autore della ricerca: negli ultimi cinque secoli sarebbe scomparso almeno il 10% delle specie conosciute. «Si tratta di un numero enorme: significa che da 150.000 a 260.000 specie non esistono più».
Nel mondo non virtuale – quello di una volta – forse se ne sarebbe parlato in termini razionali e scientifici, non emotivi, alla ricerca di soluzioni possibili. La catastrofe avanza? Che sorpresa, davvero: chi avrebbe potuto prevederlo? Nel 1970, il Pil mondiale ammontava ad appena 3,4 trilioni di dollari. Nel giro di mezzo secolo è aumentato in modo esponenziale: oltre 85 trilioni nel 2020.
GLOBALIZZAZIONE E BUFALE
Un boom senza precedenti nella storia, la globalizzazione mercantile. Ovvio, quindi, l’immane avvelenamento mondiale? Ecco: basta non dirlo. Basta ripetere che la colpa è del clima, non dei miliardi di tonnellate di veleni. Altrimenti come farebbe, il megadirettore galattico, a tuffarsi nel suo nuovo business, facendolo sembrare addirittura nobile e virtuoso, in quanto green?
Lo sanno anche i sassi: sono le prime 20 multinazionali del pianeta a causare il 90% dell’intossicazione ambientale. Forse sarebbe il caso di spiegarlo anche ai nuovi Neanderthal, quelli che si divertono a colorare l’acqua delle nostre fontane. Probabilmente si informano proprio sui giornali del megadirettore. Magari quelli di John Elkann, che si è appena lanciato nell’affarone finanziario delle rinnovabili.
Sono i giornali come i suoi a ripetere, dal mattino al sera, che gli asini volano. Gli asini preferiti dai Neanderthal, i cavernicoli dell’ecologismo psichiatrico e politicamente corretto, dunque aggressivo e settario, animoso e ignorante, tendenzialmente totalitario. Ben venga, dunque, la punizione biblica. Sia messo al bando l’indegno colpevole. Ancora e sempre lui, l’incorreggibile Fantozzi: il laido, ottuso farabutto negazionista.
GIORGIO CATTANEO