Tranquillo, tu non conti niente. Sembra il messaggio registrato dal call center mondiale del neoliberismo: voi non contate niente. State calmi, mettetevi in fila e soprattutto evitate di protestare, o sarà peggio per voi. Un mantra: inutile agitarsi, ogni decisione è già stata presa. Al di sopra dei cittadini, dei governi, persino delle entità sovranazionali visibili. Lassù c’è un pilota automatico, lontano dagli occhi e dal cuore, che provvede a tutto.
Gli ultimi decenni assomigliano a una specie di imbuto, capace di inghiottire ogni residuo sussulto anche solo vagamente pre-politico. Basta dare un’occhiata ai sindacati, che il Primo Maggio fingono ancora di esistere: hanno regolarmente ingoiato in silenzio qualsiasi regressione, persino quella – capitale – imposta dal governo Monti: sulle pensioni e sull’agibilità finanziaria statale.
AUSTERITY E DIKTAT
Storica, l’introduzione dell’obbligo del pareggio di bilancio. Vale a dire: la disabilitazione dello Stato, la fine della possibilità di manovrare a favore delle fasce deboli e di operare investimenti in grado di creare futuro. Una caduta inesorabile. Prima l’addio a Bankitalia come prestatore di ultima istanza, con facoltà finanziaria virtualmente illimitata. Poi la tenaglia dell’euro: più tasse e meno lavoro. Risultato: crisi e recessione. Ovvia conseguenza dell’austerity. E infine, la guerra.
All’ultimo obbligo – detestare la Russia (non solo Putin, ma proprio il popolo russo: inclusi i suoi artisti, i suoi atleti) – si è arrivati per gradi, lungo il baratro dell’obbedienza cieca. Lo schema: quello introdotto con l’11 Settembre e perfezionato con l’Isis. Sfrutto la grande paura, in modo da ottenere una piena sottomissione, spacciata per nuova normalità. Quindi revoco alcune libertà fondamentali, senza che nessuno si ribelli. Parola d’ordine: sicurezza.
LA DITTATURA COVID
Da manuale, l’operazione Covid: imposta essenzialmente all’Occidente, nelle sue declinazioni peggiori. Il grande terrore – gonfiato dai media e dalla malasanità internazionale – ha letteralmente schiantato gli ultimi diritti. Un salto nel vuoto, a velocità vorticosa. Un colossale affare, anche. Ma soprattutto: l’azzeramento della cittadinanza. L’antico mantra, reso assordante: tu non conti niente.
Mettetevelo in testa, hanno ripetuto: noi faremo di voi qualsiasi cosa ci verrà in mente. Vi faremo strisciare come larve imbavagliate sotto il coprifuoco, vi inseguiremo coi droni sulla spiaggia. E se per caso vi capiterà davvero di ammalarvi seriamente, nessun medico di base dovrà azzardarsi a venirvi a curare a casa. Nel caso, dovrete aggravarvi: e quindi essere tassativamente ospedalizzati. Altrimenti, addio emergenza.
SOTTOMISSIONE PERENNE
Tu, paziente, non conti niente. Ancora prima: tu italiano, tu elettore, conti meno di zero. Lo ricordò con squisitezza teutonica il commissario europeo Günther Oettinger nel 2018, all’indomani del voto che aveva acceso l’illusione gialloverde, con l’euroscettico Paolo Savona in pole position per il ministero dell’economia. Bocciato da Mattarella, con parole soavi: il volere dei “mercati” viene prima di quello dei votanti.
Un paese in ginocchio: ai piedi dell’oscuro Conte, poi del magnifico Draghi. Memorabile, l’introduzione del ricatto: se non obbedisci, muori. Sottinteso: tu non conti niente, meno di sempre. Non conta niente la tua opinione, così come quella dei medici ribelli: che hanno scoperto cure normalissime per il Covid e avvertito che i sieri sperimentali, spacciati per vaccini, nella migliore delle ipotesi si sarebbero rivelati inutili.
LA GUERRA IN CASA
Alla guerra si arriva così, passo dopo passo: facendo scoppiare innanzitutto la guerra in casa. Trattando i cittadini come bestiame umano. E possibilmente mettendoli gli uni contro gli altri: spingendo cioè la maggioranza, impaurita e sottomessa, a isolare ed emarginare la minoranza riluttante. Milioni di persone, comunque: folli di rabbia nel veder calpestata la verità più elementare, tra notizie oscurate e vergognose menzogne presentate come Vangelo, a reti unificate, in un delirio concepito per ottenere una sorta di colossale ipnosi di massa.
C’è chi ha parlato addirittura di “speciazione”, di mutazione antropologica: di qua i “dormienti”, di là i “risvegliati”. Fine dell’umano, in versione civica e solidale? Sicuramente ci hanno provato, a Davos, i grand’architetti dell’Uomo-Dio. Ci stanno provando ancora: con la digitalizzazione universale, la religione climatica e l’auto elettrica. Ci provano con la disumanizzazione della medicina e il culto del microchip. Usano anche l’intelligenza artificiale accarezzata come strumento di dominio, anziché di progresso. E ci provano con la guerra, naturalmente.
MORTE ALLA RUSSIA
La più annunciata e prevedibile di tutte le guerre: separare la Russia dall’Europa occidentale. Per spezzare quel legame virtuoso, dunque pericoloso: tecnologia in cambio di energia a basso costo. Sottinteso: crescita bilaterale progressiva, con solo vantaggi reciproci. Troppo bello. E troppo rischioso: da quando il Cremlino ha smesso di farsi mettere i piedi in testa dai razziatori occidentali. Si è pure alleato con Pechino, dove l’ex presidente Wu Jintao – la longa manus di Wall Street – è stato buttato fuori, platealmente, dall’ultimo congresso del potere post-maoista.
Cosa sta succedendo, davvero? Qualcuno sta realmente tagliando i tentacoli del neoliberismo occidentale che si era impossessato della Federazione Russa, dopo aver letteralmente creato – per via massonica – la Cina neo-capitalista? Sta proprio subendo duri colpi, quel famoso pilota automatico? È per questo, che il resto del mondo fa la fila per mollare il dollaro e accodarsi ai Brics? È questa la ragione per cui l’élite che domina l’impero americano, messa alle strette, ha giocato la carta Nato della provocazione finale nel Donbass, spingendo i russi a varcare il Rubicone?
E ORA, IL REFERENDUM
Tutto ciò che sappiamo è che quanto ci viene raccontato è largamente falso. Per loro, tanto per cambiare, noi non contiamo niente. O meglio: vorrebbero tanto che continuassimo a non contare niente. E forse hanno davvero paura, che cominciamo a contare qualcosa. O almeno, a contarci: come succede alle elezioni. Ecco perché aprire le urne in piena estate. Con un grande obiettivo: sperare che a votare non andasse quasi nessuno. Missione compiuta, lo scorso settembre. Grazie anche ai tantissimi, provvidenziali appelli all’astensionismo.
“Io resto a casa”: la canzone non è cambiata. Che si tratti di Covid o di elezioni, il risultato è lo stesso: zitti e buoni. Sotto sotto, il messaggio è il medesimo. Identico, da decenni: tu non conti niente. Devi proprio sparire, diventare invisibile. Hai un’opinione diversa? Male. In ogni caso, non riuscirai a esporla: né sui giornali, né in televisione. Devi subire in silenzio, ancora e sempre. Al massimo, ti è concesso di sfilare per qualcosa di completamente innocuo: come avviene il 25 Aprile, tra i soliti rassicuranti cori.
La novità? Forse, qualcuno comincia a fiutare l’imbroglio. Come diceva quel tale: non puoi ingannare sempre tutti. Non puoi passarla liscia in eterno: prima o poi, le vittime se ne accorgono. Lo dimostrano i sondaggi: certificano che gli italiani non approvano le forniture militari all’Ucraina. Allarme rosso: l’attenzione va crescendo attorno al referendum, altamente simbolico, promosso da Enzo Pennetta. No alla guerra. Mezzo milione di firme, entro luglio. Tu che fai, resti a casa? Ancora? Certo, è un’opzione: non firmare. Per continuare, all’infinito, a non contare niente.
GIORGIO CATTANEO
(Sul sito “dovefirmare”, tutte le sedi in cui sottoscrivere la propria adesione al referendum “Ripudia la guerra”).